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La Fotografia in bianco & nero La carriera del giovane Ermanno come fotografo inizia negli anni '30 quando riceve dal padre Giacomo, emigrato in America, una macchina fotografica Kodak con riduttore 6 x 9 e 3 x 5 autarchicamente divenuta in Italia Marca Impero, strumento ottico allora estremamente sofisticato e raro da vedersi nella valle dell’Amaseno. I suoi primi scatti raffigurano la madre Loreta Olivieri e le sue due zie Rosa e Marietta, premurose custodi della Chiesa dello Spirito Santo la prima e di S. Maria Assunta la seconda. Incarichi questi che permisero al giovane nipote di poter cogliere immagini intense e significative nel silenzio di quei due luoghi sacri. Successivamente nel tempo la realtà che circonda il fotografo dilettante si allarga aprendosi ad un numero infinito di personaggi che popolavano allora il paese. Molti di questi saranno immortalati nel piccolo studio di posa e sviluppo, ingenuamente improvvisato in casa sua, dove realizzerà diversi ritratti per tessere e documenti, il servizio comprendeva anche il taglio di capelli spesso non troppo "preciso" come le foto realizzate. Eterno sperimentatore aveva progettato un particolare strumento d’ingrandimento, realizzato in seguito dal valente falegname Arcangelo Rossi in forma di cono. Tale marchingegno gli permetteva di ottenere in fase di sviluppo diversi formati smontando semplicemente l’obbiettivo della macchina e regolandone i livelli di posa sulla carta da sviluppo, gentile regalo del fotografo Casmati di Frosinone durante gli anni del Liceo nel capoluogo laziale, ma essendo questa assai limitata il modello più piccolo, il cosiddetto "cartolina" era il più usato. La passione di Ermanno per l’immagine non si fermava solo a quella statica ma anche alla dinamica intesa come "Cinematografo" che insieme agli amici Ilio Petrilli, Genesio Biasini ed Armando Zomparelli aveva creato nel "Palazzo Colonna" utilizzando una delle sale all’interno del fabbricato. La proiezione era resa possibile grazie ad un foro praticato nel muro attiguo alla sala dove era posto il proiettore, una scaletta ed un operatore impavido facevano il resto. I film erano presi in affitto alla San Paolo in Roma, successi enormi ottennero la proiezione delle pellicole "Biancaneve e i sette nani" e le "Bianche scogliere di Dover". L’estate le proiezioni si spostavano in un arena all’esterno del palazzo. Il suo genio aveva ideato con la complicità di un elettricista di Ceccano anche la classica scritta luminosa posta all’entrata del palazzo come nelle migliori sale della Capitale, era realizzata utilizzando il meccanismo di una semplice sveglia o meglio il movimento delle sue lancette che in tre diversi momenti attivavano altrettanti gruppi di lampadine montate su un pannello che permettevano in successione la scritta CI – NE – MA … CI - NE - MA … La piccola Impero accompagnerà Palombo anche in guerra dove giovane Sottotenente si distinse in terra di Russia indossando l’uniforme della Divisione Torino, la maggior parte delle foto scattate a quelle gelide temperature riposeranno a lungo in un buio angolo del tascapane protette dalle pareti della macchina fotografica e vedranno la luce, con un abile sviluppo, solamente a fine conflitto in patria. Nell’immediato dopoguerra il Sud America aprirà le braccia ad Ermanno, i soggetti e i luoghi cambieranno ma ancora una volta la fedele compagna sarà pronta a filtrare le nuove realtà catturando nello spazio di un fotogramma gli immensi spazi delle pampas o i freddi ghiacciai della Terra del Fuoco. Qui Palombo rimarrà numerosi anni dedicandosi alla fabbrica da lui creata e condotta sempre in maniera brillante, ma dopo un po’ la sua solita irrequietezza lo assalirà ed una proposta subito accettata, come funzionario dell’Agip, lo condurrà negli ultimi angoli del pianeta ancora a lui sconosciuti, ma tutti fedelmente interpretati dal diaframma del suo apparecchio. Oggi Ermanno vive a Roma in un elegante appartamento nel quartiere Prati insieme alla sua vera Compagna di sempre Maria, qui tra i scaffali della sua libreria in un ostinato ordine troviamo classificato tutto il suo enorme archivio fotografico che arriva fino ai giorni nostri con gli ultimi lavori in digitale e non si può non riflettere con una certa meraviglia di come nonostante la sua vita burrascosa ed intensa questo patrimonio si sia conservato intatto nel tempo e nei luoghi.
Lo lasciamo a parlare dei difetti e dei vantaggi delle ultimissime fotocamere, ma lo immaginiamo con la vecchia Impero a tracollo mentre traballante sulla pedana elevata da lui fatta con sedie impagliate e tavole marce interpreta a modo suo con scatti inediti la visita del Cardinale Domenico Iorio permettendoci così oggi di ammirarle ancora. Grazie Ermanno! di Marco Felici |
novembre 2007
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