Si sono conclusi sabato 15 marzo 2008, ad Alatri, i "Cenacoli Di Storia Dell’arte". Nel congratularci con il presidente dell'Associazione Latium adiectum, Cinzia Mastroianni e nel dare appuntamento al prossimo anno, per la seconda edizione, presentiamo un "reportage" sul convegno alatrense.

"Haec igitur sensibus comprehendens non solum multa utilia cognoscebis, sed et tuam ornare sapientiam ex huiuscemodi rerum varietatibus praevalebis"

Così un anonimo autore del IV secolo d.C., spiegava che, una volta intese completamente tantissime storie interessanti, queste, non soltanto sarebbero servite per comprendere molte cose utili ma sarebbero servite, nelle loro diversità, ad illustrare la propria sapienza.

Più di Mille e settecento anni dopo, un simile pensiero si attaglia perfettamente allo spirito ed al risultato della 1^ Edizione dei "Cenacoli di storia dell’Arte", organizzata dall’Associazione Latium adiectum, e dal suo vulcanico e brillante presidente, la dott.ssa Cinzia Mastroianni, che dal novembre scorso ha accompagnato lungo un interessante ed indetto sentiero alla scoperta delle ricchezze artistiche ed archeologiche della Ciociaria (l’antico Latium adiectum, appunto), da Anagni, ad Atina, per concludersi sabato, 15 marzo2008, presso la Biblioteca Comunale di Alatri. L’ultimo intervento in programma, dal titolo "Draco ille magnus, serpens antiquus, qui vocatur diabolus et Satanas (Ap. 12,7-9). Sconfitta di demoni e culto di santi: le più antiche pitture medievali nelle chiese di San Silvestro e di San Michele Arcangelo ad Alatri", è stato trattato dalla dott.ssa Francesca Romana Moretti, ricercatrice presso il Dipartimento di Filologia e Storia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Cassino. Al tavolo dei relatori, anche il presidente Mastroianni e, a fare gli onori di casa, anche il sindaco di Alatri, Dott Costantino Magliocca, che si è detto fiero che la sua città abbia ospitato manifestazioni culturali di questo livello, e il dott. Giulio Rossi, assessore alla Cultura.

La dott.ssa Moretti, davanti ad un sala gremita di pubblico, tra cui il sindaco di Atina Natale Cerri, Marcello Bruni, presidente del Consiglio Comunale di Anagni nonché delegato alla cultura, noto soprattutto per le sue ricerche sui Cavalieri Templari, dott.ssa Alessandra Leo consigliere comunale con delega alla cultura del comune di Villa Santo Stefano, dott. Benedetto Volpe, responsabile dell’Ufficio Cultura della Provincia di Frosinone, dott. Antonio Agostani, Direttore della Biblioteca di Alatri, prof. Claudio Falcucci dell’Università "La Sapienza" di Roma, dott.ssa Alessandra Tanzilli del Museo "Media Valle del Liri" di Sora, dott. Chiavone, direttore dell’Ipermercato "Panorama", sponsor della manifestazione, dott. Dario Pietrafesa, direttore del Museo Archeologico di Frosinone, avv. Remo Costantini, ed ancora, la professoressa Mony Campolongo, dott.ssa Antonella Ruspandini di Ceccano e la dott.ssa Simona Conti, ha presentato in anteprima assoluta i primi risultati di uno studio ancora in corso, intrapreso nell’ambito del progetto di ricerca e redazione del "Corpus della pittura medievale nel Lazio meridionale: il territorio settentrionale e costiero".

In particolare l’analisi delle pitture delle antiche chiese alatrensi di San Silvestro e San Michele Arcangelo. Entrambe dedicate a due santi, iconograficamente ritratti in lotta contro mostruosi draghi, allegoria del male con la "Emme" maiuscola; il Demonio. Una volta conclusosi il convegno, i due siti sono stati visitati dagli intervenuti. Occasione imperdibile, visto che viene aperta raramente al pubblico, è stata la visita a San Michele.

La cui "cripta" affrescata, con pitture afferenti a due diverse fasi, che rappresentano il "Martirio di San Lorenzo" e una figura femminile orante aureolata (presumibilmente la Madonna) tra due santi, è stata identificata dagli esperti presenti, compreso l’archeologo Pietrafesa come una cisterna romana. Evidentemente dedicata successivamente al culto micaelico.

Nella chiesa del Santo a cui è dedicata la Prima notte dell’Anno, attestata almeno al 1220, è visibile un affresco raffigurante il "Miracolo di San Silvestro e il drago". L’episodio, alludente al ruolo del pontefice come difensore del popolo cristiano dalle insidie del demonio, è tratto dagli "Acta Silvestri". In cui si narra di come il Pontefice rese innocuo un dragone rintanatosi in una grotta sotto l’antico foro di Roma, da cui appestava gli abitanti del luogo. L’opera d’arte è forse di un manifesto ideologico? Visto che risale al momento storico, in cui più acceso ed esiziale si palesò lo scontro tra il Papato e l’Impero la cui Corona cingeva il capo degli Svevi? Ipotesi da non scartare. Ma la Mastroianni ha proposto anche una nuova chiave di lettura. Presentata con tutte le cautele del caso, ma da non scartate aprioristicamente (se si facesse così, la conoscenza non progredirebbe mai).

San Silvestro uccide il drago

 San Michele Arcangelo - XVII sec Chiesa di S Antonino a Pofi

La studiosa ha ipotizzato una relazione tra l’affresco ed il "Miracolo dell’Ostia Incarnata", verificatosi nella Città Ernica nel 1227. Come è noto, l’Ostia poi trasformatasi in carne, confermando così la realtà del dogma della "Transustanziazione", era stata trafugata da una ragazza, consigliata da una megera, per compiere un sacrilego rito superstizioso. Ebbene, quella che normalmente viene indicata come "superstizione", altri non è, generalmente, che il retaggio di antichissimi riti pagani. E San Silvestro e San Michele, non sono, come abbiamo già visto, i "Campioni" della lotta contro il Paganesimo ? (G.P.)

 

Cinzia Mastroianni, presidente di Latium adiectum (www.latiumadiectum.it), nel ringraziare tutti coloro che a vario titolo hanno reso possibile i "cenacoli", patrocinati dagli Assessorati alla Cultura della Regione Lazio, della Provincia di Frosinone e dell’APT, ha voluto sottolineare come il bilancio dell’iniziativa sia decisamente positivo. Rimarcando l’importanza che rivestono simili eventi culturali, da lei definiti "piccoli" (aggettivo che non ci vede concordi, proprio alla luce dei contenuti delle tematiche presentate. Basati sui più solidi ed accurati principi della ricerca storica ed artistica) per la diffusione della conoscenza del patrimonio culturale locale, senza la quale, parafrasando Cavalcaselle, non ci può essere tutela e conservazione. (G.P.)

 

San Giorgio e il drago XIV sec. San Zeno - Verona

San Giorgio di Paolo Uccello - Londra National Gallery

 

Il tema delle ricerche iconografiche, letterarie e legate ad antiche tradizioni sui Santi vincitori sui mostri, allegoria del Male, è decisamente interessante e caratterizzato da vastissimi orizzonti interdisciplinari. Interessati a questi argomenti e riproponendoci di ritornarci a breve, abbiamo scovato un articolo scritto da Giancarlo Pavat nel 1999 per una pubblicazione della provincia di Como. Auguriamo buona lettura a tutti i frequentatori del nostro sito.

MITI E RELIQUIE DI DRAGHI

LA COSTOLA DEL SANTUARIO DI SOMBRENO (BG)
 

All'interno di monasteri, chiese e santuari italiani dedicati a Santi celebri per aver sconfitto, cacciato, ucciso draghi, rettili o altre mostruosità, sono custodite moltissimi resti ossei giganteschi. Come, ad esempio, sull'Isola di San Giulio in mezzo la Lago d'Orta in Piemonte. Nonostante non tutte le ossa in argomento siano state analizzate e studiate con metodi scientifici, ritengo, in sintesi, che appartengano ad animali noti e che in molti casi non siano affatto fossili.

Resta il fatto, che mi sento di consigliare a tutti una sorta di caccia al tesoro, a spasso tra vari monumenti e siti del nostro Paese, alla ricerca di curiosità e "mirabilia". Serve ad ampliare la conoscenza della storia, dell’arte e della natura della penisola.

Molti di questi "reperti" sono piuttosto noti, alcuni fanno ormai parte in maniera indissolubile del folclore di molte regioni italiane, presenti in racconti, leggende, tradizioni, altri invece sono alquanto sconosciuti. In quest'ultima categoria rientra un gigantesco osso citato raramente in libri o riviste.

Il reperto si trova nel Santuario della Natività della Beata Vergine che sorge su un colle a Sombreno, frazione del comune di Paladina in provincia di Bergamo. La località si trova, curiosamente, a poca distanza (in linea d’aria sono una manciata di chilometri), appena oltre il fiume Brembo, dalla Chiesa di S. Giorgio ad Almenno S. Salvatore che custodisce un'altra enorme costola.

Entrambi le località erano un tempo bagnate dal mitico Lago Gerundo.

Arrivare al Santuario è facilissimo, niente luoghi inaccessibili alla "Indiana Jones". Appena arrivati a Sombreno, basta seguire i cartelli turistici e si sale, a piedi è una piacevole passeggiata, sul colle circondato da un parco.

Il Santuario, risalente al XVII secolo, non presenta particolari pregi artistici in compenso, appeso con una catena all’alto soffitto della navata, ecco la strana costola lunga circa 2 metri.

Secondo una tradizione locale sarebbe ciò che rimane di un drago (verrebbe da dire "il solito drago". Forse lo stesso di Almenno S. Salvatore ?) che infestava il Brembo e gli acquitrini collegati al Lago Gerundo. Il mostro era uso banchettare con gli armenti del circondario e non disdegnava anche qualche manicaretto a base di Homo Sapiens.

Questo finché un intrepido giovane del posto non riuscì ad ucciderlo, liberando la zona dalla sua mortifera presenza.

Nonostante una attenta ricerca effettuata sul posto, non si è stati in grado di scoprire da quando la costola è esposta nel Santuario. Sicuramente agli inizi del XIX secolo c’era già. Non risulta che siano mai stati fatti studi, tranne, pare, un interessamento, nella prima metà del ‘900, da parte di Padre Ernesto Caffi, noto naturalista al quale è stato dedicato il Museo Civico di Scienze Naturali di Bergamo.

Si ignora se e quali analisi abbia effettuato l’insigne studioso e a quali eventuali conclusioni sia pervenuto.

A vederlo, lassù, appeso alle trabeazioni lignee, leggermente annerito dal tempo e dl fumo delle candele, non si riesce a capire se si tratta di un fossile. Potrebbe essere un costola d’un cetaceo o di un mammut. Ma sono solo ipotesi.

Santuario di Sombreno con la costola appesa al soffitto

In attesa che si possa staccarlo dal soffitto e analizzarlo con calma nei laboratori di un Museo, non rimane che vederlo come una interessante curiosità e, perché no?, una bella leggenda ricca di allegorie.

(Giancarlo Pavat)

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up. 10 aprile 2008

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