La giornata di ferragosto, è iniziata con salve di bombe e la
tradizionale parata della banda musicale per le vie del paese, che annunciava la
festa tanto attesa dai santostefanesi. Dopo la Messa Solenne, si è svolta la
processione con la statua della Madonna Maria SS. Assunta in Cielo che ha visto
la partecipazione, nonostante il caldo asfissiante, di tanta gente. In serata,
la commovente uscita della statua di San Rocco dalla chiesa di San Sebastiano,
un momento importante, il più atteso delle celebrazioni religiose. Ogni volta
che si assiste all’uscita del Santo Patrono, una grande commozione pervade i
fedeli: le sensazioni sono fortissime in tutti, particolarmente per gli anziani
del paese, per loro sembra come fosse la prima volta. In futuro, anche i giovani
di oggi, si spera possano avere tali emozioni. L’accensione dei fuochi
pirotecnici, che annunciava l’inizio della processione notturna, è stato
un’altro momento topico della festa, lo spettacolo che ne è scaturito mozzava il
fiato per quanto era bello, fantastici i giochi di colori e forme, che
tracciavano nell’oscurità del cielo, geometrie spettacolari. I fuochi sono
durati a lungo ed hanno suscitato l’ammirazione della gente. La lunga e
seguitissima processione è arrivata in Piazza tra i canti e gli osanna in onore
del Santo Patrono. Il nostro concittadino Don Giuseppe Leo, ha pronunciato un
sermone semplice ma dai contenuti profondi: "Credere in San Rocco è come credere
in Dio, bisogna conoscere la sua storia per apprezzarne a pieno i meriti.
L’esempio di un uomo vissuto settecento anni fa, tutti insieme facciamo in modo
che sia valido anche oggi, un uomo che ha rinunciato alla vita facile dopo aver
incontrato ed abbracciato spiritualmente Cristo. In quel frangente, la sua vita
è cambiata di colpo, ha rinunciato ad un’esistenza agiata per darsi
completamente al prossimo, ai bisognosi." L’insegnamento contenuto
dall’esperienza missionaria di San Rocco: praticare maggiormente il valore
cristiano della solidarietà, contro l’eccessivo individualismo dei nostri tempi.
La toccante predica è continuata con l’invito a partecipare numerosi alla messa
del 16, giorno di San Rocco Protettore del paese.
Alle ore sette del pomeriggio c’è stata la novità del
"preambolo" della terza Rievocazione Storica della Panarda: è passato il calesse
del Principe con la Principessa, sono andati a visionare come procedeva la
preparazione delle caldaie per la cottura dei ceci. Dopo la processione
notturna, lo spettacolo è iniziato con i famosi sbandieratori di Cori. Costoro
si sono resi protagonisti di acrobazie incredibili: il gesto del lancio delle
variopinte bandiere, eseguito con perfetto sincronismo ed accompagnato al ritmo
incessante dei tamburi, ha scatenato gli applausi della folla. Sembrava di
assistere all’anteprima di un Palio, tanto erano perfetti i vessilli. La terza
edizione della Rievocazione Storica, si è arricchita di nuove scene. Cento
figuranti in costume d’epoca – inizio 1600 – hanno sfilato fino in Piazza,
sfoggiando nuovi eleganti abiti. E’ passata la "barozza", antico carro, trainato
da due possenti cavalli, contenente sacchi di iuta, recipienti di legno per le
mercanzie e le derrate alimentari; con anche, la "campracanna": antico
contenitore usato per trasportare il granturco. Allo scoccare della mezzanotte,
il Principe, giunto sul calesse con al fianco la bella Principessa, ha acceso le
caldaie per la cottura dei ceci. La scenografia è stata, come sempre,
spettacolare. C’è stata una narrazione storica, appropriatamente documentata,
sulle origini dell’antica tradizione della Panarda. Suggestivo il gioco delle
luci che inquadravano i figuranti. Infine, la nottata si è conclusa con
l’accensione dei trentasei calderoni di rame, che per tutta la notte, sono stati
sorvegliati da sedici "servitori" in costume tradizionale, i quali, sotto la
guida dei "Maestri di Mensa", hanno fatto cuocere i cinque quintali di ceci.