ITALO BIDDITTU A VILLA SANTO STEFANO

 

di Giancarlo Pavat

SIC MAIORES NOSTRI …

Non capita tutti i giorni di incontrare per le vie del centro storico di Villa Santo Stefano uno studioso di rilevanza mondiale come il paleontologo Italo Biddittu. Il famoso scopritore del cranio fossile di "Argil", ovvero l’ominide più antico (assieme a quello di Atapuerca in Spagna) mai rinvenuto in Europa. Vecchio di oltre 800.000 anni. Un età che facciamo difficoltà a percepire. Tanto per fare un esempio , a confronto di Argil, Giulio Cesare ed Alessandro Magno sono nostri contemporanei.

Italo Biddittu in via San Pietro

Pertanto ha destato curiosità vedere il professor Biddittu, nella mattinata di sabato 3 marzo 2007, osservare attentamente muri, portali, simboli sulle pietre, ma anche gli antichi materiali di costruzione del nostro paese. E le sorprese e scoperte, come ogni volta che Biddittu è in azione, non sono mancate.

Accompagnato dall’assessore Adriano Trapani e dal consigliere con delega alla cultura, Alessandra Leo, ed altri membri del comune come la signora Anna Antonetti, ha percorso le caratteristiche viuzze del borgo medievale, fotografando ogni elemento che pareva interessante e chiedendo lumi su questo o quell’aspetto del paese e della sua storia.

Certamente una ricerca che esula un po’ dal suo campo d’azione tradizionale, che è quello, appunto, della preistoria, ovvero del passato più remoto della Razza Umana, ma altrettanto affascinante per un uomo dalla vasta e versatile cultura e preparazione, come, appunto, il prof. Biddittu.

Comunque, non era la prima volta che il paleontologo veniva a Villa Santo Stefano. Visto che già due anni fa, aveva tenuto una serie di incontri culturali in paese nell’ambito della Settimana della Cultura. "Ma non avevo mai avuto modo di visitare il centro storico" ci ha spiegato il paleontologo "e posso dire che è stata una piacevole sorpresa. Piuttosto ben conservato, ricco di spunti interessanti e tenuto in ordine e pulito".

Si accennava all’inizio a sorprese e scoperte. Infatti, il suo fiuto di ricercatore non si è smentito nemmeno a Villa S. Stefano. Mentre visitava, assieme all’assessore Trapani, la chiesa incompiuta di San Pietro, ha individuato sull’intonaco un esemplare del misterioso simbolo del "Fiore della Vita". Su cui avremo presto modo di tornare.

La visita al paese e il misterioso "Fiore della Vita"

"E’ particolarmente interessante" ci ha spiegato il professore "notare la rupe tufacea su cui sorge l’abitato. In palese contrasto con il resto del Monte Siserno, caratterizzato da rocce calcaree. Sono particolarmente colpito dagli affioramenti di materiale di indubbia origine vulcanica che si notano tra le case. Nel corso dei secoli, i costruttori santostefanesi si sono serviti di blocchi di roccia lavica e lo si nota ancora oggi". Infatti, qua e là, lo sguardo cade su grossi elementi di colore scuro e nero. "E’ probabile che anche Villa Santo Stefano, decine di migliaia di anni fa, ci sia stata una bocca eruttiva, facente parte del fenomeno del cosiddetto vulcanismo ernico" ha spiegato il paleontologo "Nome dato nel XIX secolo in quanto le prime tracce di questa attività vulcanica vennero rintracciate sui Monti Ernici. Giuliano di Roma è un sito in cui è acclarata la presenza dei restio dell’attività delle profondità terrestri. Tra questa località e Villa, però, sembra esserci soluzione di continuità per quanto riguarda le rocce magmatiche. Certo strenne importante capire se, nel corso dei millenni, ci sia stata una erosione che ha portato in superficie lo strato calcareo molto più antico e cancellando quello vulcanico".

Biddittu ha voluto poi vedere i ruderi dell’antichissima chiesa di San Giovanni in Silvamatrice. Il primo e più antico luogo di culto cristiano dell’intera Valle dell’Amaseno. Costruita su un tempio pagano e, forse, su un luogo che i nostri progenitori ritenevano sacro e particolare anche per la presenza di fiumi che scorrono nelle profondità della terra, Nel ventre della Madre.

Sito artistico e storico, quello di San Giovanni, che, da qualche tempo, ha risvegliato l’interesse di studiosi e appassionati, dopo il ritrovamento di alcune croci a coda di rondine che indicherebbero una presenza nel Medio Evo dei cavalieri dell’Ordine di San Giovanni. A visitarla, lo scorso anno, numerosi ricercatori, di alcuni si è avuta notizia da articoli sui giornali ciociari, altri invece si sono mossi con riserbo e lontano dalle luci della ribalta.

Di fronte alla vetusta chiesa di San Giovanni in Silvamatrice, Biddittu non ha potuto astenersi dall’esprimere rammarico e tristezza per la fine dell’edificio sacro. In rovina sin dagli anni ’50. Un tempo splendidamente affrescato, come si può evincere dalle fotografie, scattate dal grande Arthur Iorio mezzo secolo fa. Fotografie che, ormai costituiscono una testimonianza unica ed irripetibile. Essendo scomparso per sempre il ciclo di pitture ed altre opere d’arte. Ma il poco che è sopravissuto, comprese l croci Giovanniti che hanno notevolmente centrato l’interesse di Biddittu, basta a far comprendere che cosa rappresentò quella chiesa nella in un determinato periodo storico della vallata. E certamente sarebbe il caso di tentare di salvaguardare almeno questo poco che è rimasto.

Il sindaco Enrica Iorio, orgoglioso della presenza in paese di un paleontologo dalla simile caratura internazionale, ha proposto a Italo Biddittu di ritornare presto a Villa S. Stefano per incontri e convegni culturali. E ci auguriamo tutti di rivederlo presto e di ascoltare i racconti delle sue ricerche e ritrovamenti, non solo, a quanto pare, delle Ere più lontane da noi.

 

CHI E’ ITALO BIDDITTU

Italo Biddittu oltre ad essere lo scopritore di "Argil", l'Uomo di Ceprano, il cui calco è conservato presso il Museo Preistorico di Pofi, è anche l'ideatore del Museo di Speleologia di Pastena, di Vulcanologia di Giuliano di Roma e, soprattutto, dell'Eco Museo "Argil". Quest'ultimo, veramente innovativo, raggruppa siti di importanza storica, archeologica e naturalistica, presenti nel territorio di alcuni comuni della Valle del Sacco (Pofi, Ceprano, Ripi, Falvaterra, Castro dei Volsci). In questo "Museo all'aria aperta" verrà inclusa l'area di Campogrande, ove nel 1994 venne rinvenuto il cranio di Ceprano, e dove, dopo aver ripreso gli scavi in collaborazione con la Soprintendenza e l'Istituto di Paleontologia, è emerso lo scheletro di un elefante preistorico.

Italo Biddittu visita i resti della chiesa di San Giovanni in Silvamatrice

Ma negli ultimi anni, Biddittu, instancabile, si è mosso anche su altri fronti di ricerca. Nella primavera del 2003, con l'ausilio degli speleosubacquei Andrea e Marco Del Monte che entrarono negli oscuri recessi della grotta sommersa di Capodacqua (Monti Ausoni), sono stati riportati alla luce dei reperti vascolari risalenti all'Età del Bronzo. La complessità della ricerca e l'oggettiva difficoltà del muoversi in ambienti ipogei completamente allagati come quelli della Risorgenza di Capodacqua testimoniano l'eccezionalità dei ritrovamenti. Aspetti confermati da successive immersioni compiute da Andrea Del Monte anche assieme ad uno dei più noti ed avventurosi speleosubacquei italiani di fama mondiale come Luigi Casati.

Nello stesso anno ha coordinato le ricerche nelle grotte del Monte Calvo che portarono alla scoperta, da parte degli speleologi Carè e Pavat, dei due crani fossili di stambecchi preistorici attualmente conservati presso il Museo di Pofi.

Due foto scattate dal Prof. Biddittu a Villa

Il 24 ottobre del 2005, l’Università di Cassino gli ha conferito la Laurea Honoris Causa in Lettere, durante un aulica cerimonia svoltasi in una sala gremita della Polo Didattico dell'Università a Frosinone. Tra la folla dei numerosi intervenuti, amici e collaboratori del professore, studenti, docenti, studiosi, c’era anche il consigliere con delega alla cultura santostefanese dottoressa Alessandra Leo, spiccava una presenza eccezionale, ad ennesima conferma dell'altissima stima che Biddittu gode presso la comunità scientifica nazionale ed internazionale. Quella del Prof. Aldo Giacomo Segre, accompagnato dalla moglie Prof.ssa Nardini Segre. Il Prof. Segre è una vera icona vivente della paleontologia e paletnologia italiana e padre della speleologia laziale.

Nella motivazione della Laurea, il Magnifico Rettore Paolo Vigo ha sottolineato come Italo Biddittu abbia "portato la provincia di Frosinone, e con essa il nostro Paese, in primo paino nelle ricerche sull'origine e l'evoluzione dell'Uomo nel continente europeo ed in quello asiatico" e come abbia contribuito in modo determinante "alla conoscenza delle popolazioni protostoriche e delle prime civiltà Italiche, impegnandosi, con riconoscimenti internazionali e contributi europei, nella musealizzazione e nella didattica, sia a livello scientifico che divulgativo, della Preistoria e della Protostoria".

Giancarlo Pavat

 

La glaciazione sulle Montagne del Basso Lazio 22sett.2006

 

up. 23 marzo 2007

www.villasantostefano.com

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