Sabato 17 aprile 2010, si è svolta la prima giornata della "Settimana della Cultura", con tema "La Cultura della Pace". E’ intervenuto Samuel Modiano uno dei pochi sopravvissuti dai campi di sterminio Auschwitz-Birkenau, un italiano nato a Rodi nel 1930 che ha raccontato la sua drammatica storia e ha detto: "Sono sopravvissuto per voi, la morte non mi ha voluto affinché io potessi raccontarvi le atrocità subite perché non si ripetano mai più". Con l’Olocausto nei lager nazisti, dove morirono milioni di innocenti, è iniziato il ciclo di conferenze che vede Villa Santo Stefano protagonista per una cultura a favore dei cittadini e soprattutto dei giovani che possono trarre insegnamento da essa. Nel salone del Palazzo del Cardinale Domenico Iorio, gremito, sguardi attenti ed interessati seguivano con qualche luccicore il fluire lento e doloroso delle parole di Samuel Modiano che ripercorreva il ricordo della sua adolescenza e della sua vita. Gli alunni della V elementare e della scuola media di Villa Santo Stefano ascoltavano con rispetto le parole di quell’uomo alto e triste che, espulso dalla sua scuola a Rodi a causa delle leggi razziali promulgate dal Governo Italiano nel 1938, ancora oggi si chiedeva il perché di tale allontanamento. La risposta era semplice: espulso perché ebreo. Nel 1943, Sami, orfano della madre Diana, aveva 13 anni ed insieme ad altri 2.500 appartenenti alla comunità ebraica di Rodi, veniva rastrellato e prima via mare e poi con i treni della morte, veniva deportato in Germania nei campi di sterminio nazisti. E lì a Birkenau, dove arriva con il padre Giacobbe e la sorella Lucia di tre anni più grande di lui, che inizia la sua discesa verso l’inferno assistendo quotidianamente a torture e uccisioni di ragazzi e uomini come lui colpevoli di credere nel Dio di Israele. Sami marchiato con il numero B 7456 sul braccio racconta di come un nazista potesse, con il solo gesto di un dito o di uno sguardo, decidere della vita o della morte di un essere umano, delle privazioni, dell’annientamento della loro dignità. Sarà proprio in campo di concentramento che Samuel diventa un uomo dopo il suo "bar – mitzvah" (il momento in cui per la tradizione ebraica un giovane diventa adulto e può partecipare alle funzioni religiose), senza però nessun festeggiamento. Racconta dei giorni vissuti nel dolore e nella disperazione, nella consapevolezza di essere solo un morto che camminava senza alcuna possibilità di salvezza e della disperazione che spesso lo portava davanti ai fili spinati con la corrente ad alta tensione per togliersi la vita. Ma, dice: "La morte non mi voleva, qualcosa mi fermava ogni volta". Racconta dei suoi incontri con la sorella che vedeva oltre il filo, una sorella trasformata, magrissima, rasata, con il pigiama a righe. E poi dice: "una sera non la vidi e neppure quella successiva, e capii che anche lei morta". Mentre ricorda i suoi occhi sono pieni di lacrime ed anche i presenti sono visibilmente emozionati. Prosegue poi fino alla notte in cui, sentito l’arrivo dei russi, i tedeschi fanno evacuare il campo, costringendo tutti i presenti a raggiungere a piedi il campo di Auschwitz distante solo tre chilometri. Samuel cade tre volte stremato, ma due compagni lo rialzano trascinandolo fino al campo. Dice: "ora so che furono due angeli custodi, che non ho più rivisto, a salvarmi la vita, perché io potessi raccontare a tutti voi la mia storia e quella di migliaia di persone che, purtroppo, non ce l’hanno fatta, affinché nessuno dimentichi". Ricorda anche i suoi amici di prigionia: Piero Terracina, Settimio Limentani, Primo Levi e tanti altri che non ha rivisto più. Dopo la liberazione da parte dei russi dei campi, Samuel, a soli 14 anni si trova solo, la sua famiglia completamente distrutta, dopo un paio di anni riesce a tornare in Italia dove viene assistito da una comunità ad Ostia. A questa città rimane legato e dopo varie vicissitudini vi si stabilizza con sua moglie Selma, anche lei ebrea di Rodi, sopravvissuta perché nascosta durante i rastrellamenti. Al termine del racconto, alcuni ragazzi hanno voluto dedicargli dei brani musicali: Severino Reatini ha suonato alla tromba "il Silenzio", mentre Andreina Cipolla al flauto ha eseguito "la Barcarola". Samuel ha poi abbracciato i ragazzi raccomandando loro di studiare e di ritenersi fortunati di vivere in una società libera e civile. L’Assessore alla cultura Franca Colonia organizzatrice dell’evento insieme al Sindaco Giovanni Iorio, hanno ringraziato Samuel per la grande testimonianza portata alla comunità santostefanese, hanno ringraziato anche i cittadini, gli Amministratori di Ceccano, Priverno e Giuliano di Roma (con il Sindaco Aldo Antonetti presente anche lui alla manifestazione), i rappresentanti dei comitati e delle associazioni di Villa Santo Stefano e di Giuliano di Roma. Un ringraziamento particolare ai docenti presenti, ai ragazzi, in particolare alle professoresse Scarano e Vitale che li hanno seguiti nel viaggio iniziato con la "Giornata della Memoria" del 27 gennaio scorso concludendo insieme a loro un percorso altamente formativo. 1 maggio 2010
Il Giorno della Memoria, 27 gennaio 2010 Il programma della "Settimana della Cultura" dal 17 al 25 aprile 2010 |
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