RISCHI AMBIENTALI:
ENERGIA PULITA DAI RESIDUI DELLE STALLE
Venti anni fa la scommessa: puntare sull’allevamento bufalino sfruttando i prati e le acque della Valle dell’Amaseno. Quella scommessa oggi è diventata un mercato fiorente, in continua espansione, che tiene in vita 250 aziende con 12 mila capi di bestiame. E proprio da quest’imprevedibile espansione nasce oggi la necessità di affrontare un’emergenza per anni sottovalutata: quella dello smaltimento delle acque reflue e dei residui delle stalle. "La nostra realtà economica – dice l’Assessore comunitario Floriano Di Girolamo – è oggi fortemente legata allo sviluppo degli allevamenti bufalini. Considerando che sul territorio operano 250 aziende, gran parte delle quali a conduzione familiare, è facile capire come tra allevamenti, produzione casearia e indotto, stiamo parlando di una realtà che offre lavoro a più di mille persone. E per un piccolo territorio come la Valle dell’Amaseno non è cosa da poco. La nostra attenzione verso questo settore è massima, ma sempre nel rispetto degli equilibri naturali. Ogni soluzione potrà essere accettata solo se rispetterà il nostro territorio e garantirà il futuro di chi ha meno possibilità, come i piccoli allevatori. Dobbiamo affrontare i problemi insieme a tutti gli allevatori." "E una soluzione – riprende Gabriele Lauretti – l’abbiamo individuata: una centrale a bio-gas, alimentata appunto dai residui delle stalle. Abbiamo chiesto delucidazioni all’Enea e all’Università di Ancona che, ad esempio, ci ha prospettato l’idea di sfruttare l’umificazione: in pratica verrebbe accelerata la maturazione del letame in modo che in 4-8 settimane sia trasformato in prodotto utile per la concimazione naturale di poderi e serre. Ma non è esclusa un’integrazione tra bio-gas e umificazione." "Ma proprio per conservare questo importante patrimonio zootecnico dobbiamo muoverci subito – interviene il Direttore dell’Associazione Provinciale Allevatori, Pietro Raimondi – La scelta del bio-gas, valutata assieme ad altre ipotesi, crediamo che sia la migliore, sia perché non inquina, sia perché consente di restituire energia sul territorio stesso. Un capo adulto, è stato calcolato, può fornire energia pari a 3 chilowatt al giorno. Al Nord (Piemonte, Trentino, Val d’Aosta) sono anni che queste centrali funzionano benissimo". "Indubbiamente è una soluzione in cui crediamo – osserva Roberto Palù, Direttore della Coldiretti – ne siamo convinti noi come la Cia e l’Unione Agricoltori. Il nostro obiettivo è quello di associare gli allevatori in modo che essi stessi, poi, partecipino anche alla gestione della centrale". |
Dal Notiziario della XXI^ Comunità Montana, Orizzonte Montano, anno III numero 1, Febbraio 2004