Largo Gorizia
1932 Franamento e crollo di case
II 28 marzo del 1932 si verificò a Villa S. Stefano un tremendo franamento del sottosuolo e conseguente crollo di case. Fortunatamente, come narra l'arciprete di allora, mons. Amasio Bonomi, il fatto non avvenne all'improvviso.
Difatti già da qualche mese prima gli abitanti del rione avevano avvertito dei tonfi paurosi, cui tuttavia non dettero gran peso. Senonché un giorno un somaro, carico di legna, mentre veniva condotto al forno, produsse una buca nel suolo, rimanendosi bloccato con le zampe posteriori. L'ilarità che ne conseguì portò il paese alla conoscenza del grave pericolo. Immediatamente l'Autorità locale segnalò la cosa al Prefetto di Frosinone. Giunsero sul posto gli ingegneri del Genio Civile, i quali, attraverso varie attrezzature, constatarono la grande estensione del franamento, ordinando lo sgombero di tutti gli abitanti del rione Gorbia. Da un momento all'altro si sarebbe potuto verificare il crollo dei fabbricati ivi esistenti.
Verso la metà di marzo s'intese un boato spaventoso. La prima casa era stata letteralmente inghiottita dalla voragine. Il 28 marzo seguì il crollo di tutte le altre case. Non vi furono tuttavia vittime umane per le precauzioni disposte dai tecnici dello stesso Genio Civile.
La stampa italiana si occupò della sciagura contribuendo a spingere i più generosi a compiere atti di pietà e di solidarietà verso i sinistrati tutti.
Il Santo Padre, Pio XI, inviò al vescovo diocesano, mons. Alessandro Fontana, la cospicua somma di lire diecimila da distribuirsi fra i colpiti dalla catastrofe che trovarono un primo rifugio in alloggi provvisori e di fortuna, infine lo Stato provvide a costruire nuove abitazioni che sorsero in una zona più alta, fuori dal centro storico, nei pressi della chiesetta di S. Sebastiano.
Don Luigi Falconi