di Ernesto Petrilli Vi presento in questo articolo la lettera che un povero predicatore quaresimale, Padre Angelo, nel terzo anno della sua esperienza santostefanese invia alla Sacra Congregazione del Buon Governo al fine di evitare ai suoi successori tutti i guai e disagi di cui è stato vittima. Per due anni (1787 – 1788) egli è stato ospite della ricca famiglia dei Galante, ma nel 1789 viene ospitato nella stamberga del devoto, ma molto indigente, falegname Saverio Petrilli. Caro lettore non farti scoraggiare dalle asperità del linguaggio, armati di pazienza e tira dritto fino in fondo, parola mia: ti divertirai! "Io Padre Angelo predicatore quaresimale inviato a Santo Stefano per il terzo anno, nei primi due abitai nella casa di Francesco Galante, molto vicina alla Chiesa. In questo terzo anno mi trovo nella casa di Saverio Petrilli, faligname, che è attaccata alle muraglie castellane lontana assai dalla Chiesa, con la strada scosciesa doue si vede la campagna. Detta casa è molto ventolata e vi si muore di freddo imperocchè non si uede mai il sole. Come ancora vi è il forno publico che non si puol stare per il fumo e che le donne fan un gran fracasso che si puol nepure reposare e nepure studiare la predica e nepure si puol dire il Divino Officio. Come pure ui è la Bettola del vino in detta casa che tutta la Quaresima dimoravano in detta bettola li ubriaconi. Come ancora deuono sapere le Eccellenze Vostre come in detta abitazione vi è morta la sua moglie di mal sottile, cioè mal tisico (tbc) che andiete la medesima in chiesa altro che pelle e per non far publicità il medico gli fece abbruciare tutto il letto intiero, coperte e altre robbe di casa. Dunque sono a pregare le Eccellenze Vostre di ordinare al Governatore (Giuseppe Polidori) che faccia dispendare detta abitazione del faligname ed impedire ancora il sindaco officiale che non piglia nessuna offerta del faligname di detta sua abitazione acciò i miei fratelli successori acciò non uengano a morire per il detto mal sottile e ancora per la lontananza assai dalla Chiesa e ancora per gli tetti piovosi e la strada cattiua." Siamo certi che il povero Padre Angelo non abbia più messo piede a Santo Stefano in Campagna e che fino alla fine dei suoi giorni abbia sofferto di incubi al ricordo del terzo soggiorno santostefanese.
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