Villa S. Stefano ricorda… LE CONE piccole cappelle poste sulle strade, all’ingresso del paese.
di Giovanni Bonomo e Pino Leo Il termine "Còna", abbreviazione di Icona, sta ad indicare, come estensione letteraria, un tabernacolo con l’immagine della Madonna. Alcune, tuttavia, venivano intitolate, anche, a santi (San Sebastiano, San Rocco, San Biagio ecc…) e sorgevano di solito all’ingresso del paese, a protezione dalle pestilenze. Il nostro paese, a tal fine, era ed è ben protetto, tanto che, su ogni strada di accesso, sorge una piccola cappella votiva. Sulla strada Provinciale Giuliano di Roma - Villa S. Stefano realizzata nel 1881, alle porte del paese, sul lato destro sorge una edicola nota come la "Còna di San Marco". La sua edificazione, pensiamo ragionevolmente, che sia avvenuta intorno al 1915 insieme alla palazzina adiacente.
La costruzione di questo tempietto, dedicato al Santo a cui la contrada era indicata nella toponomastica, fu voluta da Maria Iorio sorella del Cardinale, madre di "za Tresina", nonché nonna di Don Antonio Ermete Bonomo. Nell’aprile del 1920, a ricordo di una Missione, i Padri Passionisti, nei pressi della chiesuola, posero una grossa croce in ferro, sulla quale, ancora oggi, mani sconosciute depongono mazzetti di fiori freschi. La cappella è semplice, di forma quadrata, la copertura è a capanna, il suo interno ha una superficie di circa sei metri; l’entrata, protetta da un cancello di ferro battuto, è sovrastata da un piccolo foro contornato da mattoncini di terracotta, a mò di lucernario; sopra il piccolo altare, fa mostra di se, un quadro raffigurante San Marco. Questo luogo è, ancora oggi, punto di sosta e di preghiera per le persone, che, quotidianamente si recano a far visita al cimitero; fino a qualche decennio fa, il tre di maggio, giorno della Santa Croce, era uso recarsi in processione presso la còna, "a scaccià i’ diau’l’ ". Nel corso degli anni, la cappelletta ha subito diversi restauri.
Uscendo dal paese, verso Amaseno, a meno di mezzo miglio dalla piazza principale, sulla biforcazione tra la strada Provinciale e la Vicinale denominata "La Pezza" troviano la "Còna za Men’ca" detta anche " ‘A Cu’n’cèlla". Fu fatta costruire, nel 1923, da Domenica Reatini , moglie di Biagio Iorio. Questa presenta una struttura simile a quella di San Marco. " ‘A Cuonicèlla", sempre ben tenuta dalla famiglia Iorio, ha subito anch’essa diversi restauri; l’ultimo, negli anni settanta, fu curato da don Augusto Lombardi, (vedi "L a Voce di Villa" edizione straordinaria Natale 2003) . Esternamente, ai lati della porta sono costruite due croci in mattoncini rossi; L’interno della cappelletta, protetto da un cancello di ferro, è ben conservato e sopra l’altare è esposto un quadro raffigurante la beata Vergine Immacolata.
Scendendo dalla Portella, sotto il grande masso tufaceo, a ridosso delle mura castellane, iniziano due strade che immettono nei terreni più irrigui e fertili della vallata di Santo Stefano: la strada della Fontana di San Giovanni (oggi via del Santuario) e quella del Figoreto. Queste, erano le più percorse dai Santostefanesi perché permettevano l’accesso alla pianura, per la coltivazione dei campi, per la conduzione al pascolo e l’abbeveraggio del bestiame, nonché per l’approvvigionamento di acqua per uso domestico. All’inizio delle due strade, in un angolo di terreno di proprietà della famiglia Bravo, sorge una cappella intitolata alla Madonna delle Grazie. La confluenza delle vecchie strade, antico accesso al paese e, l’abbondanza dell’acqua ci fanno ritenere che questa sia di costruzione più antica delle precedenti. Anche questo simbolo di fede, è posto fuori le mura, come sentinella, a protezione dai malori e avversità; esposto a sud/ovest, è circondato da fontane "Sauce" e "Rentre" e, più a valle, da copiose sorgenti " Frainal’ ", " Quanal’ " e " Rivo ". Fu eretta dalla famiglia Bravo, proprietaria di terreni in quella zona. Il soffitto è a volta, pitturato di celeste, con stelle dorate sparse; sopra l’ampio altare, una vetrina custodisce lo strato di malta ove è affrescata l’effige della Madonna con il Bambino nel braccio sinistro. Il tutto è protetto, dall’esterno, da una larga inferriata. Ai piedi della Cappella, lungo la via del Figoreto, un fontanile, alimentato da acqua sorgiva, da sempre, disseta le piccole mandrie dei nostri pastori. Nel 1948, questo minuscolo tempio fu restaurato da Agesino Bravo. Chi passa, non può fare a meno di fermarsi, di posare un fiore, e invocare " Ave Maria, piena di Grazie…" . Ammirabile è la dedizione della signora Gennarina De Filippi, che giornalmente, cura l’altare ornandolo di freschi e profumati fiori di campo.
A completare la cintura "sanitaria" del nostro paese, sulla strada che conduce ai Macchioni, troviamo l’edicola delle "Anime Sante". E’ costituita da un frontone, di pietre murate "a vista", sul quale spicca l’immagine raffigurante la Madonna del Carmine con le Sante Anime avvolte dal fuoco del Purgatorio. Nella parte più alta della nicchia, risaltano le foto in porcellana di Alfredo e Filippo Leo. Il padre Gesualdo, muratore, la costruì nel 1918 a scioglimento del voto fatto, per il loro ritorno dalla prima guerra mondiale. L’Amministrazione Comunale, considerando l’importanza di queste "Còne", entrate, ormai nella tradizione e nel patrimonio culturale-religioso della comunità, ha ritenuto opportuno avviare un programma di restauro e salvaguardia. La denominazione "Varo la Còna" con il quale, oggi, si indica l’inizio della strada Porcini, ci fa ritenere che anche qui sorgesse una chiesuola, distrutta con il passare del tempo, le cui fondamenta, qualche anziano, ancora, ricorda.
Ben documentata da Arturo Jorio nel suo libro "VILLA S. STEFANO – Storia di un paese del basso Lazio attraverso i secoli" è la presenza di una chiesa nella contrada Santa Maria della Stella. Sui ruderi, ne fu edificata un’altra con la "..... presenza in essa di una bellissima statua lignea della Madonna con un manto turchino tutto trapunto di stelle d’oro che ancora si venera nella chiesa parrocchiale del paese sotto il nome di Madonna dell’Acqua…". L’attuale cappella, con la statua in gesso della Madonna della Stella, con molta probabilità sorge sullo stesso sito delle chiese precedenti. Nel 1992, un Comitato della contrada si fece carico, del restauro. Sempre oggetto di intensa devozione, viene festeggiata, ogni anno, al primo sabato di agosto. La "Còna" più antica di cui si ha testimonianza, è la Chiesa della Madonna della Spirito Santo.
Giacinto Popolla nel suo "RAGGUAGLIO della miracolosa immagine di MARIA SSMA detta DELLO SPIRITO SANTO" del 1821, così scriveva: " ...in una Valle situata a piè di due Colli boscati ricoperta di Siepi e Cespugli trovatasi le vestigie di una Cappelletta, che dal Popolo si chiamava "Cuona dello Spirito Santo"...... Nella facciata del consumato muro di detta Cappelletta in ver l’Oriente esposta; nella seconda Festa della S. PASQUA di RESURREZIONE dell’anno 1721 che fu alli 11 del mese di aprile; vi si dimostrò un’Immagine di Maria SSma con il bambino nel braccio sinistro pitta a fresco in un incavo di Pietre peperine che sembrava di recente dipinta….",
In contemporanea con: "La Voce di Villa" - Notiziario a cura dell'Amministrazione Comunale di Villa Santo Stefano - aprile 2006
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