Villa S. Stefano ricorda.. a cura di Giovanni Bonomo e Giuseppe Leo. Articolo inviato dal M.Ilo Maggiore C.C. Antonio Bonomo. I NOSTRI EROI Vincenzo Bonomo
Sulla stele del monumento ai Caduti, di Villa S. Stefano, caparbiamente edificato, sospiri dopo sospiri, dal compianto concittadino Genesio Biasini, è stato intagliato un triste rosario di nomi di uomini a noi familiari, che hanno immolato la loro vita e le loro speranze per difendere la nostra libertà e la nostra dignità. Uomini semplici, storie non dissimili tra loro, vite stroncate in un respiro più profondo mentre all'orizzonte tramontavano i pensieri, prima del silenzio senza tempo. Non ci sono "eroi" in quell'elenco in rigoroso ordine alfabetico; non si ricordano sensazionali imprese che durano lo spazio di una subblime follia per trasformarsi, poi, in perenni riferimenti storici; non c'è traccia di medaglie di nobile caratura. Dietro quei nomi c'è la dignità della nostra gente, la fierezza dei nostri padri e, forse, gli angosciosi interrogativi dei nostri ragazzi sulla moltitudine dei perché di una guerra scellerata che li aveva scaraventati tra le roventi dune dell'Africa settentrionale, negli afosi acquitrini delle indie inglesi, nelle tormentate vallate della Grecia, nel terrificante gelo delle praterie russe, o nelle desolanti contrade della nostra terra. Ma erano usi a "obbedir tacendo" e tacendo, hanno affrontato, per anni, per mesi, per interminabili minuti, sofferenze indicibili, privazioni di ogni sorta e poi la morte, irrigiditi in quelle divise sdrucide, con le mani rattrappite sulle fotografie delle mogli, dei figli, delle fidanzate, e i volti rivolti all'insù a scoprire il colore del vento. Questo è l'eroismo che sentiamo "nostro", perché è un eroismo intriso di dignitoso silenzio, di fierezza non ostentata, di quotidianità non bestemmiata, di vita non vissuta. Vite semplici eppur vite di grande dignità e di fiera umiltà, come quella, fra le tante, di Vincenzo Bonomo, nato a Villa S. Stefano nel 1905, giovane aitante e fascinoso che a 18 anni si arruola nell'arma dei Carabinieri. Viene prescelto per i servizi di rappresentanza a "Villa Savoia" di Roma, residenza dei Reali d'Italia. Ma siccome i regolamenti militari dell'epoca non consentivano di contrarre matrimonio, è costretto, a malincuore, a lasciare le file dell'Arma e a tornare al suo paese. Il distacco, però, è di breve durata. Nel 1939 viene richiamato alle armi con la qualifica di Carabiniere ausiliario, e inviato con il suo contingente militare, in Africa settentrionale e successivamente, nelle indie inglesi dove, a seguito di una furibonda battaglia, viene fatto prigioniero e costretto a restare in tale condizione per oltre sette anni. Anni non facili, scanditi da una sofferenza sempre crescente per la lontananza dai suoi cari, per le incerte vicende di un conflitto che volgeva inevitabilmente al peggio, per le disumani condizioni di vita e di sostentamento che prevedevano l'assunzione prolungata di cibi mal conservati e l'ingestione di acqua filtrata di mare. L'epilogo era fin troppo prevedibile: epatite virale. Nel 1946, finalmente , viene rimpatriato con una nave ospedaliera, ma il suo destino era già segnato, il suo tributo - e che tributo ! - alla Patria già interamente versato. Il suo dopoguerra lo trascorrerà tra le fredde mura dell'ospedale militare Celio di Roma, dove si spegnerà il 30 ottobre del 1951. Le suo spoglie vennero traslocate il 2 novembre nella sua adorata Villa S. Stefano con una toccante e significativa cerimonia organizzata dall'Arma del Carabinieri, con la presenza delle più alte cariche del prestigioso corpo. Un doveroso omaggio ad un caduto di guerra, come fu riconosciuto con apposito decreto ministeriale. Una storia semplice, una vita di grande dignità, un martire di guerra, un eroe non immortalato nei libri di storia, ma un vero eroe, come gli altri nostri Caduti scritti in ordine alfabetico nella stele del monumento del nostro paese. Vogliamo, dobbiamo onorare questi nostri eroi, perché un popolo che non ha la memoria storica del passato è destinato a non avere futuro. In epoca in cui alle ideologie succedono gli ideali e sull'equilibri del terrore va affermandosi sempre più un inarrestabile movimento per la sacralità della pace, questi nostri eroi hanno saputo indicarci, con il loro sacrificio, le coordinate etiche di una nuova frontiera incardinata in quella "cultura dei valori" che ha rappresentato, nel passato, un comune patrimonio e un comune terreno d'incontro della nostra tradizione e della nostra unità nazionale. |
da: "La Voce di Villa" - Notiziario a cura dell'Amministrazione Comunale di Villa Santo Stefano