MARCO MARTINO DI S. STEFANO |
MARCANTONIO II COLONNA, IL TRIONFATORE |
di
Carlo Cristofanilli
Tra
i personaggi che hanno illustrato nell’antichità il castello di S. Stefano
dobbiamo annoverare Marco Martino che troviamo al servizio della famiglia
Colonna sotto il principe Marcantonio II, il futuro trionfatore di
Lepanto, e di suo figlio Fabrizio.
Di Marco non conosciamo la sua data di nascita, non
essendoci pervenuto l’atto di battesimo; sappiamo, infatti, che l’obbligo
che imponeva ai parroci di registrare i battezzati, in appositi registri,
fu emanato dal Concilio di Trento (1545-1563).
Da alcuni atti notarili, conservati nell’Archivio di
Stato di Frosinone, che ho potuto visionare per mezzo del signor Ernesto
Petrilli, che precedentemente li aveva visti, conosciamo che la madre si
chiamava Vittoria ed abitava presso la Portella.
Ora tra gli scritti conservati nell’Archivio Colonna
( III TE, 2) abbiamo trovato il seguente privilegio dato, dal principe
Marcantonio II Colonna, al nostro Marco, che riportiamo:
"
Marcantonio Colonna Duca di
Tagliacozzo, Marchese della Tessa, Conte d’Albe, et di Manoppello,
signor di Carsuoli et della Valle di Roveto, Gran Contestabile del
Regno di Napoli et Cavaliere dell’Ordine del Tosone.
Per altro nostro privilegio
dato in Napoli sotto di primo di marzo 1562 concedemmo a ms. Marco
Martino, nostro antico e fedele servitore della nostra Terra di
Santo Stefano alcune immunità, et gratie, e li donammo alcuni
terreni et beni infrascritti per lui et suoi heredi et successori
che da lui leggittimamente nascessero, et vedendo tuttavia
continuati da lui molti grati servitij verso noi et Fabrizio nostro
figlio, mossi da questo et dalla affetione che in lui conoscemo
approvamo con la presente tutte le immunità, franchitie et gratie
come di sopra concesse, et volemo di più che detta donatione di beni
infrascritti si estenda ad heredi et successori suoi in perpetuo,
ancor che non fossero nati o nascessero di suo legitimo corpo, et di
nuovo per maggior sua cautela in vigor del presente privilegio, gli
donamo per donatione libera, pura et irrevocabile, qual si dice fra
li vivi, per se et suoi heredi et successori in perpetuo un luogo
chiamato lo frainale alla portella appresso la via publica da tre
lati e da piedi il fossato, et un pezzo di terra culta nel luogo
detto fornello appresso la via publica il monte et li beni delli
heredi di Ambrosio Tranosio, un’ altro pezzo di terra culta posta
nel luogo detto lo pozzo Maria Antonello appresso la via publica et
li beni di Giovanni di Benedetto et della venerabile chiesa di Santo
Stefano. Un altro luogo dello lo frainale posto nella contrada della
fontana delli cavalli appresso la via publica da due lati, et li
beni di Pietro di Jacobuccio et Pietro Paniccia. Un’ altro luogo
chiamato del medesimo nome posto nella contrada che si dice della saucia appresso le vie publiche et li beni di Nicola di Lione. Un’
altro pezzo di terra aratoria posta in luogo detto le piagge
appresso le vie publiche et li beni di Pietro di Tambuccio. Un altro
pezzo di terra aratoria in luogo detto la fontana delli sulcagnali
appresso il fossato da piedi, et detta fonte da capo, et in oltre
donamo al predetto ms. Marco un oliveto della corte nostra posto in
detta Terra di Santo Stefano, in luogo dove si dice alle case et
altri suoi confini, i quali volemo siano qui permessi a se e suoi
heredi et successori in perpetuo come di sopra, cedendoli tutte
nostre ragioni, et attioni che havemo sopra tutti detti beni sopra
donati, tal che li possa liberamente tenere, possedere, godere,
fruttare, vendere, impegnare, et alienare, et di essi disponere come
di cosa sua propria, tanto esso, come suoi heredi, et successori.
Rivocando ogni locatione, et affitto che da noi, et da nostri
ministri fusse dato di detti beni, et parte di essi a qualsivoglia
persona. Dandoli potestà di poter con autorità propria di nuovo
pigliarne il possesso, et reintegrarsene senz’altra facultà di
giudice o di altra licenza della corte nostra. Ordinamo però, et
espressamente comandamo a tutti gli officiali nostri di giustitia
maggiori, et minori, et alli ministri delle nostre entrate, et agli
huomini, et università di detta Terra nostra di Santo Sefano che
pacificamente gli facciano et lascino godere tutti li sopradetti
beni nel modo che noi gli donamo, et non sia da nessuno per
qualsivoglia tempo perturbato ne molestato esso, ne suoi heredi et
successori. anzi da ogni perturbante, et molestante persona
l’aiutino, difendino et favoriscano come noi medesimi, ne sia chi
faccia il contrario per quanto si ha cara la gratia nostra, et a
pena a nostro arbitrio riserbata. In fede di che habbiamo fatto fare
la presente carta di privilegio, che sarà sottoscritta di nostra
propria mano et sigillata col nostro solito sigillo.
Dato in Gaeta a di XII il
mese di marzo 1566". |
Ma quali furono i "grati servitij" che il fedele ed
antico servitore Marco aveva reso a Marcantonio II ed a suo figlio
Fabrizio, occorre allora considerare il periodo antecedente la concessione
e precisamente la Guerra di Campagna (1556- 1557) che vide i Colonna
guerreggiare contro la Chiesa, retta da Paolo IV, della famiglia Carafa,
nemico acerrimo dei Colonna.
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La Fontana
della "Saucia" (salice) nell'omonima contrada |
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Paolo IV aveva fatto imprigionare e scomunicare vari
membri della famiglia Colonna i cui feudi erano stati confiscati e
concessi ai nipoti del suddetto papa e nel 1555 Marcantonio aveva trovato
rifugio in Napoli.
Scoppiata la così detta Guerra di Campagna "Marcantonio
con fervore incredibile vi combatté e riuscì a costringere i nemici a
domandare accordi di pace, i quali nel suo castello di Cave a 14 di
settembre 1557 furono stipulati solennemente. Dopo quel fatto la fortuna
Colonnese cominciò a salire in grande prosperità" (da una Vita di
Marcantonio II il Trionfatore, conservata nell’Archivio Colonna).
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"Le Piagge" |
Marco Martino, in questi frangenti, si mostrò fedele
alla causa Colonna tanto che già nel 1562, quattro anni dopo la fine della
guerra, ebbe da Marcantonio II il primo privilegio emanato in Napoli.
Il secondo privilegio, sopra riportato, fu fatto nel
periodo di preparazione alla guerra contro i turchi e fu dato da
Marcantonio in Gaeta, dove era attestata parte della flotta pontificia.
Avrà Marco fatto parte degli uomini che al seguito di
Marcantonio si copriranno di onore a Lepanto? (1571), forse non lo sapremo
mai, di certo sappiamo che morì prima del 1592, come risulta da un atto
notarile del primo ottobre del medesimo anno, nel quale la madre Vittoria
viene detta "olim mater Marci Martini".
Marcantonio II Colonna morirà a Medina Coeli, il 1°
agosto del 1584, per avvelenamento, sembra, da parte di un marito geloso,
aveva 49 anni.
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