La torre, la mola e il ponte di S. Stefano

 

di Carlo Cristofanilli

Nel territorio di S. Stefano, ai confini con il territorio di Pisterzo, il fiume Amaseno, fin dall’antichità, fu il luogo più adatto ad essere attraversato.

Ivi, nel medioevo, venne costruita, dai De Ceccano, una torre fortificata, a protezione di un ponte di legno e di un vicino mulino.

Un esempio di difesa, sebbene più appariscente, lo troviamo con il ponte, la torre e la mola di Sgurgola, presso il fiume Sacco e in altre località del Lazio meridionale.

Con l’avvento dei Colonna, tali manufatti ricaddero sotto il loro diretto dominio, che ne stabilirono il diritto di privativa.

La mola veniva affittata, per nove anni, a privati, mediante un concorso, susseguentemente veniva subaffittata ai mugnai, che per la maggior parte provenivano dal Regno, e in specie da Fontana Liri, i quali facevano il bello e il cattivo tempo sulla popolazione povera ed analfabeta.

 

 

I rifacimenti della mola, specialmente quello delle macine, provenienti da Pofi e trasportate da carri trainati da bufali, rappresentavano il problema più oneroso per il mantenimento e la funzionalità della stessa.

Già con i Colonna la torre aveva persa la primitiva funzione ed era ridotta a rudere.

Nel 1865 costoro fecero costruire un nuovo ponte in muratura e sistemarono tutti i muraglioni prospicienti la mola.

Nel 1883 l’Amministrazione Provinciale decise di far costruire la nuova strada che da Villa S. Stefano conducesse ad Amaseno.

Il principe Don Giovanni Andrea Colonna, che ancora era proprietario della mola, incaricò l’architetto romano, Odoardo Quojanni, di redigere un verbale sull’attuale situazione della stessa. L’importanza del documento m’induce a trascriverlo integralmente:

" La nuova strada tra S. Stefano ed Amaseno attraversa il fiume omonimo in prossimità della mola, e la principale espropriazione avvenuta nella proprietà Colonna è quella del ponte sul fiume stesso, fatto costruire dal Sig. Principe nell’anno 1865 in sostituzione di altro ponte poco tempo prima rovesciato da un’ alluvione.

Detto ponte, come vedesi dal tipo annesso a questa relazione, era solidamente costruito a quattro arcate con pilastri e muri e sperone all’imbocco, e pile allo sbocco, in pietra scalpellata, con selciato sul piano dell’estradosso, e serviva di facilitare l’accesso alla mola agli abitanti dei vicini comuni di Pisterzo, Prossedi.

Ora quel ponte è stato ridotto ed ampliato per la sezione della nuova strada, e mentre fu allora costruito pel solo uso della mola in continuazione di una strada mulattiera, ora invece è diventato parte, come si è detto, di una strada comunale.

Il sottoscritto ritiene che si debba invitare l’Amministrazione Provinciale a venire ad accordi per l’indennità da darsi all’Ecc.ma Casa proporzionatamente al valore del ponte preesistente ed ai vantaggi che per l’esistenza di esso ne ha avuto l’Amministrazione suddetta nella costruzione della strada.

 

 

Le stessa avvertenze debbono estendersi anche al ponticello che attraversa la forma di scarico ai carcerari avanti la mola stessa, e che ora fa parte della strada.

In tale circostanza il sottoscritto ha pure verificato che precisamente avanti la mola, il piano stradale trovasi più elevato dell’antico piano della mola, onde ne deriva che avendo lasciato il ciglio del riporto senza riparo alcuno, la terra facilmente frana verso la mola e la nuova strada si converte in una pozzanghera.

Ė necessario pertanto un muretto di sostruzione al riporto stradale avanti la mola.

Prima della costruzione della nuova strada, il terreno scosceso adiacente alla mola, aveva il suo scolo naturale verso il fiume.

 

 

Ora per il rialzamento del piano stradale le acque scorrono nello spazio enunciato attraverso la strada e la mola, invadono facilmente l’interno della mola stessa e si scaricano poi nella forma di Casa Colonna per tanto la costruzione di un chiavicotto attraverso la strada e altro qualunque manufatto che garantisca la mola dall’inconveniente enunciato.

Questi lavori da eseguirsi a tutela della mola Colonna sono a carico dell’Amministrazione Provinciale, come accessori alla costruzione della nuova strada suddetta e per i necessari raccordi col piano della mola.

Roma 30 aprile 1883

Od. Quojanni arch.".

Oggi la mola è ridotta a rudere, assieme ai resti della casa del mugnaio e della torre medievale, resti che andrebbero tutelati e conservati. Ben ha fatto la XXI Comunità Montana, con sede a Villa S. Stefano, con i recenti restauri della cascata prospiciente le forme della mola.

 

up. 08.02.13

www.villasantostefano.com

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