La Valle dell’Amaseno Gli insediamenti medievali di Giuliano e S. Stefano insistono sulla Valle dell’Amaseno o Valle S. Michaelis, come frequentemente troviamo citata nelle carte medievali . Questa parte di valle ha avuto un’intensa frequentazione fin dalla preistoria, come ci testimoniano i ritrovamenti litici di Colle Formale, del Siserno e nella grande macchia di S. Lorenzo e S. Stefano.Frequentata dalle genti volsche che utilizzarono i passi di Vallefratta (Castro - S. Lorenzo) e della Palombara (Giuliano) per le loro transumanze verso la pianura pontina ed il mare fino al loro insediamento stabile, avvenuto fra il V e VI secolo a. C. Privernum e Fabrateria Vetus (Ceccano) furono i capisaldi volsci tra la valle dell’Amaseno e il mare.
Nel periodo romano questo territorio fu interessato ad un’intensa opera di colonizzazione, dopo l’alleanza con i volsci di Fabrateria Vetus (333 a.C.) e la conquista della volsca Privernum e la fondazione dell’omonima colonia. Ville rustiche sorsero nella valle, ricordiamo quella di Cesa rustica, in territorio di Giuliano e del Colle Formale in S. Stefano, per citare solo gli insediamenti più appariscenti. In epoca altomedievale sorsero numerose chiese plebane delle quali, per la maggior parte ci restano solo i riferimenti dati dalla toponomastica locale. E’ indubbio che la cristianizzazione della zona ebbe la maggior espansione per opera dei benedettini cassinesi ed infine, in epoca più recente, ad opera dei monaci cistercensi di Fossanova. L’invasione barbarica del IX secolo portò gli abitanti della valle a riunirsi sotto le falde del Siserno (Giuliano e S. Stefano) o sulle cime di alture più consone alla difesa (Monte Acuto, Cacume, Prossedi, Pisterzo e Roccasecca, Roccagorga, Maenza), mentre i privernati, abbandonando la colonia romana, si spostarono sul Colle Rosso. E’ questa l’epoca più probabile della nascita degli agglomerati urbani e del loro incastellamento dei paesi sopra menzionati, fatta eccezione per S. Lorenzo, unico agglomerato di pianura, che dovette avvenire un po’ più tardi.
Santo Stefano de Valle ( oggi Villa Santo Stefano) Il territorio di Santo Stefano fu frequentato dall’uomo fin dalla preistoria, occupato nel VI secolo dai Volsci, che si insediarono nella sottostante pianura attraversata dall’Amaseno e, dopo la caduta di questi, colonizzata dai romani che vi costruirono alcune ville rustiche, abbandonate a seguito della caduta dell’impero romano. L’origine del castrum di Sancto Stephano de Valle, quindi, non fu molto dissimile da quello di Giuliano. Il primitivo agglomerato urbano, formato da case scandalicie, sorse attorno alla torre dei de Ceccano, alle falde della parte meridionale del monte Siserno, attorno al IX-X secolo, e fu abitata da coloro che avevano lasciata la pianura per rifugiarsi in un posto più sicuro. Il castrum era posto lungo un’antica via di transumanza che dal versante di Ceccano e Castro, saliva a Punta la Lenza e a Campo Lupino, per poi ridiscendere verso la valle dell’Amaseno. Già in epoca romana la zona meridionale del Siserno fu interessata da insediamenti a carattere agricolo-pastorale, dei quali il più significativo dovette essere quello insediatosi nella zona detta Campo. Nel XII secolo il castrum entrò nelle contese tra i de Ceccano, le truppe imperiali e il papato. Il 15 marzo del 1125 le truppe di papa Onorio II, incendiarono il castrum di Santo Stefano e vari altri castelli soggetti ai ceccanesi. Dopo questo avvenimento i conti di Ceccano: Goffredo, Landolfo e Rainaldo, giurarono fedeltà al papa.
Nel 1165 avvenne la seconda distruzione di Santo Stefano, durante le lotte tra l’imperatore Federico I e papa Alessandro, da parte delle truppe di Gilberto e Riccardo di Gaja, i quali con un esercito del re di Sicilia erano penetrati nella Campagna e dopo aver occupato Veroli, Alatri e Ceccano, e tentato inutilmente di prendere il munitissimo castello di Arnara, avevano ripiegato verso Santo Stefano e Prossedi, incendiandoli entrambi. Probabilmente dopo questi avvenimenti i de Ceccano munirono di mura e torri il castrum di Santo Stefano e ne ricostruirono la rocca.
Il 31 gennaio 1425 Aldobrandino Conti vende S. Stefano, per tredicimila ducati d’oro, ai fratelli Antonio, Odoardo e Prospero Colonna, nipoti di papa Martino V. I Colonna ritennero, con alterne vicende, S. Stefano fino all’estinzione dei feudi. |
up. 08.02.13
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