COSTANTINO LEO |
"Sor Costantino" |
di
Ernesto Petrilli
Tra i
tanti personaggi che hanno dato lustro al nostro paese un posto
d’onore appartiene certamente al dottor Costantino Leo, più noto ai
santostefanesi come "Sor Costantino".
Felice
Renato Costantino Leo nasce a Santo Stefano in Campagna nell’ottobre
del 1870, pochi giorni dopo che i Bersaglieri di Lamarmora hanno
posto fine all’anacronistico Stato Pontificio.
I suoi
genitori sono Flaviano, possidente ed allevatore di cavalli, e Maria
Antonia Perlini, nipote di Don Baldassarre Perlini, parroco del
paese.
Rimasta
orfana, Maria Antonia, era andata a studiare nel Collegio delle
Suore a Ferentino, collegio che accoglieva la "meglio gioventù" dei
paesi del Basso Lazio. E proprio a Ferentino, Flaviano,
ventitreenne, aveva rivisto la giovanissima Maria Antonia
rimanendone folgorato. Pochi mesi dopo il matrimonio e, nel ’70, la
nascita di Costantino al quale seguirono Pompeo e Flavia.
Poco
prima della nascita di Flavia avviene, però, la tragedia: Flaviano,
a causa di una polmonite mal curata, muore lasciando la giovane
vedova e i tre figli.
Costantino trascorre l’infanzia in paese, che dal 1872 è diventato
Villa Santo Stefano, con i suoi amici più cari: Domenico Iorio e
Matteo Bonomo.
E proprio
con Domenico Iorio, poco più grande di lui, va a studiare nel
Seminario
di Ferentino che lascia, però, forse a causa di
una crisi spirituale. Si trasferisce, allora, a Roma dove consegue
la licenza liceale e successivamente si iscrive alla Facoltà di
Medicina della Sapienza, in Corso Rinascimento. Del periodo degli
studi universitari ricorderà sempre il clamore suscitato
dall’iscrizione della prima donna alla Facoltà di Medicina e la sua
partecipazione alle sassaiole contro le finestre di Palazzo Venezia,
allora sede dell’Ambasciata austriaca.
Conseguita la laurea presta servizio negli ospedali di Santo Spirito
e di San Gallicano e apre uno studio privato in via del Babuino,
dove riceve anche molti clienti stranieri, di passaggio a Roma,
inviatigli dalla Farmacia Roberts di piazza San Lorenzo in Lucina.
In pochi anni guadagna così tanto da potersi permettere di andare a
Parigi e conseguire una seconda laurea alla Sorbona.
I tre
anni trascorsi nella capitale francese sono tra i più felici della
sua vita, anche se è impegnato ad effettuare il praticantato presso
l’Ospedale di San Luigi. Va poi a Londra, dove viene assunto come
interno presso l’ospedale italiano della città, e vi soggiorna per
un anno, compiendo viaggi in Irlanda e nel Galles.
Tornato a
Roma, acquista dei terreni, che spera petroliferi, in Ecuador e,
dopo aver sposato la romana Marzia Rutili, vi si trasferisce.
Nel 1915,
alla notizia che l’Italia è entrata in guerra contro l’Austria,
vende tutto e torna in Patria, ma a Genova la moglie muore di parto
e la bambina le sopravvive solo di qualche giorno. La sua domestica,
Isabella Masi detta "Luisetta Sor Pompeo", riporta a Villa il
corpicino della neonata in una cassettina nascosta sotto lo scialle.
Il dottor Costantino, a quarantacinque anni, si arruola come
Capitano medico della Sanità e presta servizio negli ospedaletti da
campo vicini al fronte.
Dopo la
disfatta di Caporetto viene destinato all’Ospedale di Brindisi dove
opera fino alla conclusione del conflitto. Congedato dall’Esercito,
il 22 dicembre 1918, assiste, al Teatro Costanzi di Roma alla
rappresentazione del Don Carlos di Giuseppe Verdi. La passione per
l’opera lirica sarà una costante della sua vita. Ben presto, però,
prova grande amarezza a causa delle ingiurie che i socialisti,
avversi alla guerra, rivolgono ai soldati ancora in uniforme. Ciò,
unito alla delusione per quella che D’Annunzio ha definito "la
vittoria mutilata" lo porta a seguire il consiglio del fratello
Pompeo e, quindi aderisce al fascismo.
Il 15
ottobre 1925, nella chiesa romana di San Martino ai Monti,
Costantino sposa Elena Guido, figlia del sindaco di Ceprano. Il 10
aprile 1927 nasce Maria Antonietta e il 18 agosto del 1928 Flaviana.
Negli
anni ’30 lavora negli ospedali di San Gallicano e San Giacomo, e,
durante la Seconda Guerra Mondiale, nell’Ambulatorio Trionfale, dal
quale viene epurato dopo la caduta del fascismo.
Muore il
4 febbraio del 1948 nell’ospedale San Giacomo assistito dai
familiari e dal suo amico di sempre, il Cardinale Domenico Iorio.
Costantino Leo è stato un ottimo medico, molto apprezzato dai suoi
pazienti, soprattutto dai più umili che lui curava gratuitamente. Ha
amato la buona musica ed ha scritto numerose poesie, alcune delle
quali dedicate al suo paese natale che non ha mai dimenticato per
tutto il corso della sua vita.
Poesie:
Terra Volsca
(1922)
Nei Lepini, negli Ernici, nei piani
Che l'Amaseno, il Sacco o bagna il mare
Di Circe, stirpe di tenaci e sani
Uomini vive che non san piegare
II capo altero. Ancor dei più lontani
Padri nei campi vedesi il calzare,
Vivo è il pensiero che spronò i Romani
Al dominio del mondo, al navigare
Verso il Destino. Io son di questa terra
Che mi diè puro sangue ed il respiro
Della sua razza che forza disserra.
Salve, Volsca regione, o tu nel giro
Dei secoli alma parens di fierezza,
O patria mia di gloria e di bellezza.
A Sua Eminenza
II Cardinale Domenico Iorio
(Roma, 19.12,1935)
Ancor dall'alto clivo verdeggiante
Del Lepino Siserno
L'eco di un inno nel pensier si desta:
Quando tra le preghiere
E le sante emozioni di tua madre
II primo altar salivi.
Ed oggi torna il fremito dell'ala
Di poesia, di un canto
A sfiorarci la mente.
Della porpora sacra rivestito,
Tu sorridi benevolo agli osanna
Senza inarcar di ciglia,
E corrugar di fronte.
Calmo fu il sonno tuo nelle vigilie,
Né ti perturba il fasto;
Ché sull'animo tuo non fan tempesta
I venti turbinosi
Dell'umana vicenda.
Vigile e ritto sulla nave onusta,
Salpato hai l'ancora al cenno divino
Per nuovo cammino.
Ed or non più triario,
Ma Principe ti inoltri nella scia
Della Chiesa di Cristo,
L'animo aperto a tutte le battaglie
Della nuova Missione.
Io veggo già fiorire in te gagliarde
Nuove energie radiantisi lontane.,
E vibrare più rapido il volere
Nell'iride lucente.
Tu vincerai:
Perché il tuo spirito sempre più si innalza
Verso l'eterno Vero
Verso ideali che non han confine.
Iddio ti assista
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