Vicende economiche e sociali del paese
Villa S. Stefano ha avuto e conserva tuttora la caratteristica di avere un'economia rurale e come tale gli abitanti hanno avuto sempre uno scarso reddito. I pochi signori avevano accentrato le terre e le davano a mezzadria o a colonia.
Nel 1829 Gabrielle Calindri, ingegnere di Perugia, così descrive il paese: « II territorio ha la giacitura in monte e colle, della superficiale quantità di rubbia romane 1130 che danno di prodotti maggiormente grano, ghianda, olio e pascolo per servire alla popolazione di 1061 individui abitanti un paese di cattivi fabbricati ».
Sui primi del novecento la vita era assai grama per i Santostefanesi. Nel censimento del 1901 Villa S. Stefano contava 1731 abitanti contro i 2668 di Giuliano di Roma e i 2844 di Amaseno.
Non esisteva alcuna attività industriale o artigianale.
Questa situazione di miseria della classe contadina ci viene ben documentata da una descrizione che il Sottoprefetto di Frosinone fa di Villa S. Stefano nel 1903:
«... il Consiglio Comunale con la deliberazione del 23 gennaio p.a. portò la tassa del bestiame da lire 2 a lire 2,50 e la tassa pascolo da lire 5 a lire 5,50 per capo. Per il focatico, la prima classe l'aumentò di lire 10 e le altre classi si ebbero un aumento dalle lire 3 alle lire 5. Causa dell'aumento fu un debito di lire 17.000 che ha il Comune. Per quest'aumento. . . si va notando in quel paese del malumore e si parla già di fare una dimostrazione ostile contro quella amministrazione comunale stessa ». (Rapporto 13 febbraio 1903).
Il Popolano, giornale democratico di Frosinone, il 16 settembre dello stesso anno così scrive:
«... nel comune di Villa S. Stefano si paga in tasse quasi il doppio di fronte agli altri comuni del Circondario; perché si ha un'aliquota di 46,50 per 100 sui fabbricati e di lire 30 sui terreni, mentre gli altri comuni, anche limitrofi, hanno un'aliquota dal 17 al 20 per 100. E quasi ciò non bastasse per i nostri valenti amministratori, è stato messo in pubblicazione il ruolo fuocatico sollevando un pandemonio. Infatti divulgatasi la voce che era stata aumentata la tassa, una vera processione di persone si avviava all'ufficio municipale per protestare e imprecare contro gli amministratori. Molte donne piangevano di rabbia, e ci vollero i carabinieri e le guardie per ristabilire l'ordine.
A loro discolpa i nostri furbacchiotti amministratori, dicono che tale aumento è necessario per le spese e per i debiti del Comune. Ma quali spese all'infuori del Medico (che accettò tré mesi or sono la condotta a lire 200 e poi fu portato a 225 perché nipote del Sindaco) e del maestro e maestra elementare?
Qui alla sera si cammina col tizzone acceso perché i lumi non si accendono, l'igiene non è per nulla osservata, la pulizia del paese si fa solo naturalmente e cioè quando piove, perché lo scopino è addetto alla casa del Sindaco; le strade carrozzabili sono in vari punti pressoché interrotte per la mancata manutenzione; in paese non si sa più che ora è poiché l'orologio è guasto. . . e così cammina la baracca. Intanto la Prefettura ci ha regalati due Commissari in una volta sola; uno per la Congregazione di Carità e l'altro per irregolarità amministrativa. E il Sindaco? che deve fare il poveretto se è medico condotto a Sonnino? »
Lastre fotografiche degli anni '20
Si può così ben immaginare perché molti abitanti di Villa furono costretti ad emigrare fuori dalla Patria. L'emigrazione, piaga sociale, caratteristica del sottosviluppo di una nazione, portò i Santostefanesi negli Stati Uniti d'America, in Argentina e altrove, a fare fortuna, con la speranza di poter un giorno assistere, ancora una volta, alle feste dell'Assunta e di S. Rocco.