ERMETE BONOMI

EROE DELLE DUE GUERRE MONDIALI

Ermete Bonomi, foto del 1915Se l’esistenza di un uomo deve essere giudicata dalle azioni svolte in vita, quella di Ermete Bonomi non può essere che esemplare, vogliamo ricordarlo non solo per la sua fulgida condotta ma anche e soprattutto per la sua naturale affabilità e cordialità che in chi lo conobbe lasciarono un segno indelebile.

Ermete Bonomi nasce a Villa Santo Stefano il 18 ottobre 1885 da Giuseppe e da Giuseppina Panfili amichevolmente conosciuta come "Gnora Peppina" premurosa madre di otto ammirevoli figli Amasio, Vittorio Pio, Berenice, Antonia, Geltrude, Ida e Filiberto, di quest’ultimo pochi sanno, in quanto giovanissimo ai primi del '900 emigrò negli Stati Uniti, ultimo a darne sue notizie fu il fratello Vittorio Pio che salpando da Napoli sul piroscafo Taormina lo raggiunse a New York il 22 Aprile 1914, sarà l’ultimo a vederlo, di lui non si seppe più nulla.

Ermete nel frattempo conseguiva il diploma di Ragioneria a Frosinone per poi iscriversi successivamente all’Università di Roma presso la facoltà di Giurisprudenza, nel 1909 si laurea e viene iscritto all’Albo degli Avvocati di Roma. La Prima Guerra Mondiale è alle porte e il giovane legale è richiamato alle Armi, la laurea appena conseguita gli permetterà di frequentare il corso ufficiali e la sua predisposizione per i numeri lo porterà all’arma di Artiglieria. Nel 1913 lo troviamo a Noto, in Sicilia presso la caserma del 48° Artiglieria, a causa degli imminenti eventi bellici il corso ufficiali è di breve durata, in soli nove mesi sarà promosso da soldato a sergente ed infine sottotenente. Nella ridente cittadina Ermete conoscerà la donna che dividerà con lui tutta la vita, è una bella ragazza siciliana intelligente e allegra esperta nel ricamo appreso e poi insegnato nel Convento delle Suore della chiesa di S. Corrado Eremita, il suo nome è Vincenza, ma tutti proprio tutti la chiameranno per sempre ‘Nzina. Il Barone Vincenzo Gallo, suo padre, professore nel locale Liceo Ginnasio Raeli, visto il loro sincero amore e con l’incombere della guerra fa si che nel 1914 i due giovani si possano sposare, non appena il tempo di trasferirsi nella loro nuova casa a via Felice Cavallotti 11 che il Sottotenente Bonomi è costretto a raggiungere Alessandria per una mansione presso l’ufficio di Corpo d’Armata. Con il grado di Tenente, il 17 Agosto 1915, lascia la città Piemontese proprio mentre riceve la più bella delle notizie, la nascita del suo primogenito Manlio, ma insieme alla gioia nascono nuove preoccupazioni per il giovane padre poiché l’inasprirsi del clima bellico condurrà il suo nuovo reggimento in zona di guerra. Promosso capitano a 31 anni gli viene affidata la 5^ Batteria del 25° Reggimento Artiglieria da Campagna denominato "Assietta", la sua è una batteria di cannoni da 305 con cui parteciperà ai più cruenti combattimenti di quella che sarà considerata la guerra più sanguinaria della storia dell’uomo ... Monte Tomba, Scirè, il Carso, Col di Lana, Monte GrappaErmete e i suoi uomini saranno all’altezza del loro compito dimostrando sempre un alto senso del dovere.

Il 7 agosto 1916 nei pressi di Gorizia poco prima della presa della città il Capitano Bonomi alla testa dei suoi uomini viene ferito, dopo essere stato trasportato nel vicino ospedale da campo nr. 80, gli viene assegnato un breve incarico a Bologna, lontano dal fronte, per lui la guerra è finita. Qui viene raggiunto finalmente dalla moglie ‘Nzina e dall’amato Manlio, nel 1920 tutti insieme ritorneranno a Noto, nello stesso anno la casa di via Cavallotti si arricchirà di un altro inquilino il piccolo Renato.

Nel frattempo, grazie al diploma di ragioniere, Ermete Bonomi inizia a collaborare con l’amministrazione del locale reclusorio, ma per lui c’è ancora tempo per un’altra immensa felicità, il 9 maggio 1924 la sua Vincenzina diviene mamma della tanto attesa Fiorenza. Nello stesso anno il neo papà parteciperà al concorso per direttori di stabilimenti penali riservato agli Ufficiali laureati della Riserva, risultato idoneo svolgerà il suo primo incarico proprio nel comprensorio di Via Garibaldi, dove tutti già lo avevano apprezzavano come valente ragioniere, vi rimarrà fino al 1927 dopo che fu incaricato di dirigere la casa penale di Augusta. L’anno seguente l’errante famiglia Bonomi lascerà la Sicilia per raggiungere il carcere militare di S. Maria Capua Vetere in Campania. La Signora ‘Nzina sempre gioviale non si preoccupava più di questi continui spostamenti in quanto confidava sempre nel vagone, riempito ogni volta fino all’inverosimile, che le Regie Ferrovie di volta in volta assegnavano al Direttore Bonomi. Il 1929 fu una data importante per la carriera dell’avvocato santostefanese, grazie alla brillante riuscita dei precedenti compiti gli fu affidato uno dei carceri più difficili di quegli anni, il reclusorio di Portolongone, famigerato carcere politico, non a caso un giornaletto stampato clandestinamente a Torino nello stabilimento "il Lingotto" della Fiat prendeva il nome dal reclusorio toscano proprio per evidenziare il carattere anarchico e antifascista degli operai che vi erano impiegati. Nella cella n.1 del Bagno Penale, era simbolicamente recluso l’anarchico Pietro Acciarino che aveva attentato alla vita di Re Umberto I nel 1874. L’equilibrio e le doti organizzative di Ermete Bonomi trasformarono radicalmente in pochi anni il carattere sovversivo del reclusorio, infatti il neo direttore volle assumere anche il ruolo di educatore, curando il catalogo dei libri della biblioteca e spesso svolgendo personalmente lezioni ai detenuti, inoltre il vecchio artigliere favorì l’apertura all’interno del carcere di laboratori di metallurgia ed ebanisteria.

Il Carcere di Noto

Reclusorio di Augusta

Il Porto di Pianosa

La perizia e le capacità raggiunte dai reclusi poterono essere ammirate anche da molti santostefanesi quando con un articolato trasporto furono consegnati dei raffinatissimi mobili in vicolo San Pietro a casa Bonomi provenienti dal reclusorio toscano. Nel suo primissimo periodo di direzione l’avvocato Bonomi accolse a Portolongone anche Antonio Gramsci che reduce del processo di Roma vi rimase per un breve periodo prima di essere trasferito definitivamente nel carcere di Turi. Nell’isola toscana dopo varie insistenze di Ermete giunse anche Don Amasio in quella che molti ricordano come l’unica vacanza dell’amato parroco di Villa Santo Stefano, la permanenza nella casa penale ebbe il suo culmine quando Don Amasio convinto dal fratello celebrò una commovente messa ai detenuti nella chiesetta dell’isola.

Sor Ermete amava trascorrere le vacanze con tutta la famiglia nel suo paese natale, dove Sor Checchino marito della sorella Gigetta amava scarrozzarlo con una vecchia Ford decappottabile importata anni addietro dagli Stati Uniti. Nel 1936 la famiglia Bonomi dopo aver riempito l’ormai abituale vagone ferroviario si trasferì in via S. Giorgio nr.36 in Lucca presso il locale carcere, in quella città Manlio si diplomerà come il padre in Ragioneria per divenire in seguito un affermato professionista in Genova.

La loro permanenza si protrarrà fino al 1937 quando il 1° capitano Ermete Bonomi fu di nuovo richiamato in servizio, questo episodio inatteso fu interpretato da tutti come il preludio a un nuovo conflitto, il 5° Reggimento di artiglieria contraerei autocampale "Pescara" e la sua caserma Dante Alighieri a Cesenatico vicino Forlì accolsero la famiglia fino al 1941 quando il maggiore Bonomi fu trasferito presso il Comando del Reggimento a Padova, da quel momento in poi il 5° Artiglieria fu mobilitato su vari gruppi e il suo Deposito favorì la costituzione di numerose unità impiegate sui fronti africano, russo, balcano. Il promosso tenente colonnello Bonomi venne invece incaricato della difesa aerea della città di Napoli e del suo porto, i cannoni del XIX raggruppamento artiglieria contraerei e i pezzi dell’incrociatore San Giorgio ancorato in rada vennero affidati sotto il suo comando per tentare di ostacolare le continue incursioni alleate sulla città partenopea, ma Sor Ermete il 27 Settembre 1943 suo malgrado entra nella Storia, il diniego dei napoletani alle condizioni dettate dal colonnello Scholl, comandante tedesco della piazza di Napoli, innescarono una serie di episodi che in brevissimo tempo daranno luogo alle famose e tragiche "4 Giornate di Napoli".

L'Avviso e il retro del "Roma"

L’impeto popolare contro l’occupante tedesco si manifestò spontaneo, ma disorganizzato in quasi tutti i vicoli della città, per cui alcuni patrioti come il Professor Antonio Tarsia, i capitani Cibarelli e Orbitello o il Medico Stefano Fadda decisero di prendere le redini della rivolta popolare al fine soprattutto di salvaguardare la vita dei coraggiosi insorti. Ermete Bonomi stimato in maniera unanime da tutte le forze in campo diviene il responsabile del nucleo creatosi intorno al Parco CIS per il controllo del rione Materdei, l’esperto ufficiale pone il suo quartier generale in via Salvator Rosa e da lì coordina la difesa della città fornendo i pezzi d’artiglieria della caserma Bianchini poi duramente bombardata. Per i servigi svolti nei confronti della città durante quei terribili giorni che costeranno la vita di 562 napoletani, al colonnello Bonomi viene assegnato dal Governo Militare Alleato il comando del neo Ministero della Giustizia in tutta l’area meridionale del paese, in questo organismo ritroverà anche il cugino De Luca originario di Amaseno anch’egli colonnello e responsabile del personale del menzionato ministero. Nel 1945 incontrerà un suo conterraneo, il Generale Graziani, che recluso nel carcere militare di Procida sarà a lui affidato per tutto il dibattimento giuridico.

Nei primi mesi del 1947 assolto con brillante spirito organizzativo il precedente non semplice incarico viene chiesto all’alto ufficiale di creare nei locali dismessi dell’antica caserma di Cavalleria Borbonica a Portici la prima riformata Scuola per gli allievi agenti di custodia. L’incarico è delicato, ma l’esperienza maturata negli anni da questo distinto signore sia nel mondo carcerario che in quello militare fanno del Bonomi l’uomo ideale per la realizzazione di quella che diverrà una delle Scuole modello del rinato paese. Il suo impegno si concentrerà sull’istruzione e la preparazione militare delle giovani reclute tra cui molti santostefanesi a cui Bonomi chiederà sempre di più degli altri convinto più che mai delle loro innate potenzialità. Amante della musica, come il fratello Amasio, costituirà una banda di settanta elementi che diverrà il fiore all’occhiello della Scuola.

La Banda Musicale

L’anziano ufficiale curava personalmente la formazione musicale dell’orchestra e la domenica, dopo la messa, affacciato alla finestra del suo ufficio, con accanto l’inseparabile cagnolino Fuffi, assisteva severo alle prove nel piazzale della Scuola. Dentro le mura di Palazzo Valle la famiglia del Comandante intanto cresceva. Renato che tutti ricordano per la sua curiosa autovettura a tre ruote, chiamata dagli allievi della porta carraia "cerino" per le sue ridotte dimensioni, si era trasferito in Sardegna dove era divenuto un apprezzato insegnante di ruolo. Fiorenza invece si era appena laureata in medicina e svolgeva servizio come assistente pneumologa del professore Monaldi presso l’ospedale partenopeo "23 Marzo". Manlio, il primogenito, aveva intrapreso con successo la carriera di commercialista.

Sebbene il suo eccellente stato di servizio volgesse al termine fu chiesto al Colonnello Bonomi di prolungare la sua ferma di altri tre anni, così il vecchio soldato ubbidì ancora una volta, l’ultima. Si congederà nel 1953 a sessantotto anni con il titolo di Ispettore Generale degli Istituti di Prevenzione e di Pena.

Ermete Bonomi, Eroe delle Due Guerre Mondiali

Nel 1954 fu acquistato un elegante appartamento nell’esclusivo quartiere del Vomero che divenne subito troppo grande quando prematuramente scomparve il 18 Aprile 1959 la Signora Vincenzina che tanto Ermete aveva amato. Da quel momento, sebbene circondato da persone care, il triste ufficiale si sentirà sempre più solo fino a spengersi a Genova il 26 agosto 1973 a casa della sua Fiorenza attorniato dal genero anch’egli medico e dalle numerosi nipoti.

di Marco Felici con la collaborazione di Maria e Guido Iorio

da VillaNews

Ermete BonomiErmete Bonomi ...è doveroso ricordare le generazioni di italiani e di santostefanesi che hanno combattuto patriotticamente e con la massima abnegazione le due guerre mondiali... (6 ott. 2008)

 

6 ottobre 2008

www.villasantostefano.com

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