Da buon cattolico era rimasto a digiuno dalla mezzanotte. Non aveva mangiato né bevuto una goccia d’acqua. Sopportava bene il digiuno, ma gli mancava quel bicchiere di vino con il quale accompagnava sempre la sua colazione. Resistette, comunque, alla tentazione.
Andò alla messa delle 9 e, cristianamente, si confessò e fece la Comunione con tutta la contrizione di cui era capace. Il pensiero di quel vinello che gli rinfrescava la gola e gli rallegrava la vita lo accompagnò, però, per tutta la messa. Alla fine di questa, appena don Alvaro ebbe pronunciato l’ "ite missa est", Z’ Giotto sospirò “Deo gratias” e, uscito dalla chiesa, si diresse rapidamente alla cantina di Z’ Cencio. Ordinò un fiasco di vino e lo alzò con ambedue le mani per portarlo alla bocca e bere a garganella. Un attimo prima alzò gli occhi al cielo e, quasi a scusarsi con il Signore, mormorò: “Scanz’t’ Gesùcri’ c’ariua la piena” (Gesù spostati che sta arrivando la piena...)! |
8 giugno 2010
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