24 OSSERVATORI
Alle prime luci dell’alba, come sempre prima di ogni spostamento, Johnnie
Wright appoggiato sul cofano della sua jeep stava esaminando la carta
stradale dell’area a sud di Frosinone.
Inquieto ne studiava i quadranti e l' ordinato sistema di strade, che si
trasformavano però inevitabilmente in un ignoto groviglio di direzioni
ogni volta che prendeva il volante. Cosa gli sarebbe capitato questa
volta, un sentiero fangoso ? Una polverosa mulattiera? Una interminabile
serie di buche ?
Accompagnato da questi dubbi caricate sul retro della Willys due taniche
di benzina il perplesso autiere di Seneca in Sud Carolina attese paziente
il Capitano Fred J. Howe. Il comandante del Primo Battaglione Osservatori
dell’Artiglieria da Campo Americana giunse puntuale come sempre alle ore
05.00 accompagnato da Richard Howlett e Robert Swain , insieme avrebbero
formato l’ormai abituale equipaggio della Jeep Leader . Guai a cambiare
quella formazione che ormai era considerata dall’intero Battaglione un
benefico talismano.
Quella mattina, il 30 maggio, dopo essere stati accampati per tre giorni a
Pastena, gli osservatori, percorse ventidue miglia, avrebbero raggiunto il
paese di Villa Santo Stefano. La loro destinazione era una zona appena
liberata reduce da pesanti combattimenti, la presenza del Battaglione era
necessaria per presidiare un paese dove gli unici americani erano quelli
del 756° carri.
Percorsi pochi chilometri Wright, sorridendo, pensò che questa volta la
strada che aveva scelto, la numero 727 , anche se bianca sembrava proprio
quella giusta e poi affrontandola a quell’ora gli avrebbe risparmiato un
sacco di polvere.
Il convoglio, prima del previsto, superato il bivio di Vallecorsa,
raggiunse Castro dei Volsci per poi, senza grossi ostacoli, indirizzarsi
tranquillo lungo il rettilineo della Route 727a che lo avrebbe portato
dritto fino a Villa Santo Stefano.
Giunto in paese il Capitano Howe formalizzò la sua presenza comunicando
agli ufficiali del locale comando francese l'arrivo del suo Battaglione.
Lui e i suoi ufficiali furono invitati a recarsi alla Casina mentre al
resto della truppa fu mostrato il largo viale di fronte al Cimitero dove
avrebbero potuto disporre l’accampamento allineando i quattro camion GMC
all’ombra degli alti cipressi.
L’arrivo degli americani, quelli veri, si rivelò subito un evento, il loro
passaggio aveva destato ancora stupore nonostante da giorni il paese e le
campagne brulicassero di mezzi e militari alleati. I bambini furono subito
i più interessati, nella loro pratica logica pensarono che altri soldati
avrebbero significato altre mense e quindi nuove razioni per le loro
piccole pance affamate. Infatti, appena montato il campo di fronte al
cancello del cimitero, il Sergente Maggiore Lawrence Presnell della
Compagnia "B" , matricola 02007839, ordinò al Cuoco E. B. Burnette di
approntare il camion cucina che quasi subito iniziò a diffondere nell’aria
un irresistibile profumo di zuppa che fece apparire dal nulla una frotta
di scalzi ragazzini.
Il campo americano, appena installato, era composto oltre che dalle enormi
tendi verdi poste ai lati dei camion e dal carrello della cucina già in
azione anche dalla Jeep infermeria del Dottor John Bostain Garrett. Gli
unici soldati armati, al momento, erano quelli di guardia al camion che
conteneva i preziosi strumenti per il rilevamento delle artiglierie
tedesche. L’automezzo era facilmente riconoscibile, sullo sportello del
guidatore era dipinta la bianca sagoma di un aereo, quello che il Sergente
meccanico David Herrell aveva abbattuto con la sua calibro cinquanta a
Paestum il 9 settembre 1943.
Le violenze commesse nei giorni precedenti continuavano a far evitare
quasi da tutti il campo francese ad Amaseno e adesso, anche se erano
trascorsi tre giorni, gli Osservatori divennero per molti civili i veri
liberatori. Howe e i suoi ufficiali, come suggerito, si sistemarono nello
stesso edificio che ospitava gli ufficiali del II /1° Regiment Tirailleurs
Marocaine, la Compagnia Comando del I / 6° Regiment Tirailleurs Marocaine
e gli ufficiali Spahis .Sembrava strano, ma pochi giorni prima quelle
stesse stanze erano ancora abitata dagli ufficiali tedeschi, la loro
presenza non aveva arrecato danni al di là delle evidenti tracce di un
grande falò servito a distruggere importanti documenti che avrebbero
fornito agli alleati utili informazioni sull’ avversario. Al momento gli
unici vandali erano i cavalli berberi degli ufficiali Spahis che,lasciati
liberi, nel vicino prato ne stavano brucando avidamente l’erba.
A mezzogiorno il rancio fu quasi pronto come pronti erano i bambini che,
armati di scodella, fiduciosi attendevano in fila il loro turno. Howe lo
aveva immaginato, del resto era accaduto lo stesso anche nelle altre
località dove si erano fermati, per questo aveva disposto una quantità di
razioni maggiore del solito. Il tintinnio del triangolo suonato con il
mestolo dal cuoco Burnette annunciò la distribuzione delle razioni ed i
piccoli ospiti ricevettero, oltre alla fumante minestra di verdure, anche,
eccezionalmente, un pacchetto di caramelle col buco “Life Savers” . Alla
fine di quella giornata un tramonto arancio più sereno di tanti altri
salutò i soldati americani che, al fresco dei cipressi, commentavano
l’ultimo numero del loro giornaletto il “ Barracks Bag Express “ mentre
gli ufficiali poco più in là, alla Casina, sorseggiavano whisky insieme a
quelli francesi. I bambini, invece, forse i più felici, nelle loro case o
in quello che ne rimaneva leggevano le incomprensibili scritte
sull'involucro delle loro preziose caramelle dai cinque colori che
avrebbero conservato ancora a lungo prima di mangiare. Il giorno dopo, il
31 maggio, giunsero alla tenda del Comando di Battaglione Giacomo Palombo
e Sor Checco che per il loro passato da emigranti parlavano un discreto
inglese. Il Capitano Howe li ascoltò volentieri mostrando subito
disponibilità alle loro richieste che rappresentavano quelle della
popolazione.
Una preghiera fu rivolta anche al Dottor Bostain Garrett riguardo
l’ipotesi di un suo intervento a favore della salute della popolazione.
Gentile come sempre l’ufficiale medico fece capire, grazie soprattutto
all’ aiuto dell’interprete, il veterano Cosmo Lucania che insieme a
Presnell era stato tra i primi nel 1940 ad essere arruolato nel
Battaglione, che chiunque si fosse presentato alla sua Jeep avrebbe
ricevuto senza problemi adeguate cure mediche. Già dal primo pomeriggio
per nulla imprevisti in molti si presentarono al cordiale dottore, si
trattava principalmente di persone, bambini compresi, colpite dalle
schegge durante i cannoneggiamenti del 27 maggio.
I frammenti,spesso invisibili, si erano insinuati in profondità nelle
carni di questi poveretti provocando in alcuni casi anche pericolosi
principi di infezione. Schive ma bisognose di aiuto si presentarono anche
alcune giovani madri con i loro neonati che alla fine di un' accurata
visita pediatrica ricevettero per i piccoli pazienti anche una confezione
di latte in polvere. Quel mercoledì fu giorno di visite infatti giunse al
campo degli osservatori anche Alfonso Felici che dopo aver salutato
militarmente il Sergente Presnell fornì le sue generalità chiedendo di
essere aggregato all’unità con cui avrebbe raggiunto in seguito la sua
Compagnia nei pressi di Velletri. Verificata la sua identità il giovane fu
accompagnato da Howe che invece, a differenza del sottufficiale,nutrì
subito gravi sospetti su quell’ italiano, oltretutto di Villa Santo
Stefano, che parlando uno strano inglese indossava un uniforme e armi
americane.
Per chiarire la situazione il capitano ricorse alla radio chiedendo un
contatto immediato con il Comando dell’Ottantottesima Divisione che
confermò invece le credenziali di Alfonso dissipando così ogni dubbio
nell’ufficiale superiore. Ma un episodio imprevisto offrì subito
l’occasione a Felici di rendersi utile al diffidente capitano. Giunse
infatti trafelato un ragazzetto che rivolgendosi direttamente ad Alfonso
con il fiato corto gli parlò di un tedesco, anzi forse due che volevano
arrendersi ma solamente a loro, agli americani. Alfonso, sull’attenti,
riportò più correttamente possibile il racconto del suo giovane compaesano
ad Howe che senza interpellare i francesi predispose una pattuglia armata
composta oltre che dal nuovo interprete anche da tre soldati di scorta
guidati da John W. Geisendorfer, matricola 32833151, che originario di
Berlino si era occupato da sempre dei "Jerries" entrati in contatto con l
'unità . La pattuglia preceduta da Alfonso si mosse subito, ma solo dopo
duecento metri,proprio sotto le Scuole, gli americani assistettero ad una
scena a dir poco curiosa. Un’anziana donna, Za Assunta la madre di Pietro
Titi, aveva per mano un enorme tedesco fasciato ad un fianco che tenendo
alzato con il braccio destro uno sgualcito fazzoletto bianco chiedeva la
resa.
Gli osservatori incuriositi raggiunsero la donna che ignorandoli
completamente si confidò solo con Alfonso riferendogli all'orecchio che il
soldato tedesco da lei "scortato" era stato ferito dai marocchini il 28
mattina mentre fuggiva con un Sidecar dal paese insieme ad un compagno
proseguito poi per Giuliano di Roma. Sanguinante lo spilungone strisciando
si era rifugiato a casa sua dove, curato, era rimasto nascosto per tre
giorni dentro un forno, ora voleva arrendersi ma non ai francesi, o
meglio, ai marocchini che temeva.
Nemmeno il tempo di rivolgersi al tedesco che un suo camerata pronunciando
in inglese la parola prigioniero scese attento a come si muoveva dalle
scale dell’edificio scolastico, anche lui intenzionato a consegnarsi agli
americani.
In un attimo quel breve tratto di strada in contrada Prece si animò della
presenza dei due tedeschi, di cui uno preso per mano da un’anziana donna,
di Alfonso, degli americani ed infine dei francesi che erano accorsi
insieme a due partigiani dell’ultima ora. I neo patrioti avevano avvisato
poco prima le autorità francesi della presenza del secondo tedesco che per
tutti quei giorni si era nascosto sotto i carciofi nell’orto di Za Cesira,
la cuoca della Scuola.
Per evitare ulteriori confusioni, in quella babele di lingue, il francese
più alto in grado pregò tutti i presenti di recarsi nella vicina cantina
sede momentanea del Comando locale. L’ufficiale chiese a John di
interrogare i prigionieri che riferirono di essere entrambi guastatori, il
loro compito era stato quello di distruggere i ponti rimasti ancora in
piedi tra loro e il nemico, ma, sorpresi dagli esploratori marocchini, uno
era stato ferito mentre l’altro, rimasto tagliato dai suoi compagni, era
stato costretto a nascondersi. Rammaricandosi Geisendorfer spiegò ai due
soldati che per il momento l’autorità vigente in paese era quella francese
e sebbene avesse preteso il massimo della considerazione nei loro
confronti era costretto, purtroppo, a consegnarli all’ufficiale.
Alfonso per rassicurare ulteriormente i due genieri gli confidò nel suo
tedesco che sorprese perfino Geisendorfer che altri loro compagni erano
stati catturati e presto si sarebbero ricongiunti a loro in una cantina in
piazza.
Interrompendo gli americani uno dei due partigiani rivolgendosi ancora ad
Alfonso esordi’ “ Alfo', dicce a chiss’ che semo stati nua a dicia ndu’
stev’n agguattat’ i tidisch’, chigl’ auto steva d’ntr’ n' furn’, chegliatr’
steva in cima agli ort’ d’ Za Cesira ievan’ tre iurn’ che steva alloco
attera …..” L’ufficiale di origine corsa che era rimasto in silenzio
sebbene con qualche difficoltà comprese cosa stava dicendo l’uomo e
rimproverandolo gli fece capire che come aveva tradito i due soldati
tedeschi, in opposte circostanze, lo avrebbe fatto sicuramente anche con
loro, i francesi. Motivo per cui senza perder altro tempo congedò i due
patrioti con due precisi calci nel sedere mentre ai prigionieri furono
offerti subito dei viveri. Nel tardo pomeriggio giunse l’ultima gradita
sorpresa di quella turbolenta giornata, la visita di Don Amasio che voleva
ringraziare personalmente gli americani delle premure verso i suoi
compaesani. L’arciprete fu accolto calorosamente da Howe che gli presentò
il loro cappellano, Padre John Beacon di West Point, Nebraska. I due
sacerdoti parlottando in latino decisero, di comune accordo, che il giorno
seguente sarebbe stata celebrata una messa presieduta per l’occasione
proprio dal cappellano militare.
Il suono gioioso delle campane accompagnò i primi fedeli verso la Chiesa
che mostrava ancora i segni del cannoneggiamento, alle dodici del primo
giugno Padre Beacon, indossando l’abito talare sopra la divisa
grigioverde, in un corretto latino iniziò a recitare la Santa Messa. Alla
funzione erano presenti oltre ai parrocchiani anche numerosi soldati
americani, due di loro addirittura si sostituirono eccezionalmente ai
chierichetti di Don Amasio assistendo il loro cappellano durante tutta la
cerimonia. Tra i convenuti oltre ad Howe c’era anche un’altro capitano
americano, un tal Vaught giunto in paese alcuni giorni prima scortato da
alcuni fanti su due Jeep.
Nel pomeriggio gli Osservatori organizzarono una partita di baseball che
attirò un nutrito gruppetto di mammocci che non capirono quasi nulla di
quello strano gioco ma rimasero comunque molto divertiti. La maggior parte
di loro rimase soprattutto impressionata dalle battute di un giovane
soldato dalla carnagione olivastra, Adrian Rodriguez Zabala, artigliere
della Seconda Batteria.
Il giovane talento, cubano di San Antonio de Los Banos, al suo rientro in
patria avrebbe giocato numerose stagioni con i New York Giants terminando
poi la sua gloriosa carriera nel ruolo di Pitcher nei Washington Senators.
Anche se fuori il tifo degli osservatori era particolarmente infuocato
all’interno del cimitero rassicurante regnava invece solo il silenzio, tra
le lapidi e i loro nomi familiari, Alfonso vagava in cerca di pace.
Anche il Sergente Maggiore Presnell come lui aveva avuto la stessa idea e
per poco quasi non si scontrarono mentre assorti riflettevano sulle
bianche croci allineate dei soldati tedeschi caduti solo pochi giorni
prima.
I due veterani si sedettero uno di fronte all’altro accanto alla croce di
Everitt e l’enorme sottufficiale, offrendo una sigaretta all’Italiano, gli
chiese di raccontargli la sua storia. Alfonso tra una boccata e l’altra
ripercorse tutti i momenti salienti della sua personale vicenda fino ad
arrivare a pochi giorni prima quando sulla frequenza dei 2470 kz del
canale di servizio francese il Capitano Blower, della sua Compagnia del
350° Battaglione presso l’Ottantottesima Divisione, era stato informato
della liberazione di Villa Santo Stefano.
La notizia giunse chiaramente anche ad Alfonso ma da Roccasecca dei Volsci
dove in quel momento si trovava non poté far altro che osservare con il
binocolo la finestra di casa sua. Quando i vividi gerani della madre
divennero un’unica indefinita macchia rossa, dopo essersi asciugate le
lacrime, Alfonso, facendosi forza, chiese al suo comandante il permesso di
poter raggiungere anche per breve tempo il suo paese. Blower spiegò al
soldato che, essendo ancora in prima linea, avrebbe dovuto per regolamento
inoltrare la richiesta al proprio superiore e la risposta anche se
positiva sarebbe giunta giorni dopo con la compagnia ormai lontana da quei
luoghi. Ma il giorno dopo, giunti a Sezze, l’irrequietezza di Alfonso
crebbe a tal punto che il Capitano decise di lasciarlo andare comunque e
addirittura con una Jeep guidata dall’amico Morris, che si era offerto di
accompagnarlo.
Dopo alcune ore i due Blue Devils erano già sulla strada di casa,
sarebbero stati gli unici due soldati dell'Ottantottesima Divisione ad
attraversare il fiume Amaseno. Immaginando che Ponte Calabrese e quello
delle Mole fossero stati minati Alfonso indicò subito a Morris la strada
per i Porcini ma arrivati a Ponte Grande,nonostante la scorciatoia, furono
costretti a tornare lo stesso indietro. Senza demoralizzarsi i due soldati
infilarono allora la vecchia strada che portava a Ponte Panciacca da
dove,finalmente, raggiunsero il paese.
In piazza, gremita dai soldati francesi, si fermarono di fronte alla
cantina della Signora Emma dove Angelino Palombo riponeva la corriera, era
piena di prigionieri tedeschi ammassati sulla paglia stretti gli uni sugli
altri.
Il loro aspetto era trasandato, molti avevano barba e capelli lunghi
e,nonostante la primavera inoltrata, indossavano ancora le pesanti
uniformi invernali. Marcantonio Iorio fu il primo paesano a riconoscere
Alfonso nonostante la divisa alleata, abbracciandolo lo rassicurò, la
madre e il fratello Antonio stavano bene ed erano rientrati salvi in
paese. Dopo aver ringraziato il Caporale Jerome Morris a cui aveva
spiegato accuratamente la strada per poter far ritorno a Sezze Alfonso,
quasi correndo, si avviò verso casa. Dopo aver bussato inutilmente al
civico 29 di via San Pietro deluso stava quasi andando via quando udì
alcune voci provenire dall’interno della casa urlo' allora il nome della
madre e del fratello. Gli venne subito aperto e il figlio strinse la madre
in un lungo abbraccio.
Antonio con le lacrime agli occhi spiegò ad Alfonso che il paese era in
preda alla ferocia dei marocchini e stare all’aperto non era per niente
sicuro.
Seguendo il consiglio del fratello, Alfonso si chiuse la porta alle spalle
e dopo aver superato rapido le due brevi rampe di scale si sedette fiero
su una sedia spagliata della cucina di casa sua che anche se piena di
detriti e calcinacci per lui in quel momento era la più bella delle regge.
I riflessi di luce che filtravano dalla crepa sul tetto causata dai
cannoneggiamenti francesi mostrarono ad Antonio e a Filotea il reale
aspetto di Alfonso, un autentico soldato americano con bandoliera, garand,
bombe a mano ed elmetto.
Colta la meraviglia della madre e del fratello Alfonso raccontò loro che
dopo essersi lasciati alla Madonna dello Spirito Santo braccato dai
tedeschi aveva chiesto aiuto agli americani raggiunti in maniera
rocambolesca oltre le loro linee. Dopo alcune difficoltà, grazie alla
cittadinanza americana del padre e al suo passato di valoroso soldato
italiano, era stato arruolato come “Scout” nell' Ottantottesima Divisione.
A questo punto il racconto di Alfonso si interruppe, un assordante boato
partì improvviso tra le file della Batteria “B” , Zabala aveva realizzato
il punto decisivo. Presnell e i suoi uomini quella sera avrebbero
festeggiato la vittoria con il premio messo in palio dal Comando, una
cassa di wiskhy scozzese.
FIRST FIELD ARTILLERY OBSERVATION BATTALION
Nasce nel 1922 a Fort Bragg come First Observation Flash Battery della
Tredicesima Brigata di Artiglieria di Campagna. L'unità formata da due
batterie, la “A” e la “ B” oltre alla batteria Comando comprendeva anche
una Sezione Meteorologica e le peculiari Sezioni “Sound e Flash”. Durante
i settecentoquattro giorni passati tutti in combattimento furono allestite
dal Battaglione 89 “Sound bases”, 1169 “Sound locations”, 62” Flash bases”
e 372 “Flash locations” .
A fine conflitto il Battaglione perderà novantotto uomini di cui tre in
Italia mentre quarantaquattro saranno i suoi uomini fatti prigionieri. Il
suo motto “Video et Audio” riassumeva la peculiarità di questo gruppo che
rappresentava gli occhi e le orecchie del’artiglieria americana. La
specialità del Battaglione era infatti l’ individuazione dell’artiglieria
tedesca grazie ai suoi sofisticati strumenti che ne calcolavano la precisa
distanza in base al bagliore e al suono delle esplosioni. Essenziale era
il compito della Sezione “Sound” della batteria “B” che grazie a cinque
microfoni installati nella “terra di nessuno” registrava i tempi di
intervallo dei cannoni nemici fornendo così la loro esatta posizione alla
Centrale Comando che trasmetteva le misurazioni alle artiglierie francesi
e americane.
Nel dicembre del 1942 il Battaglione Osservatori era giunto con la nave
“Samaria” ad Oran proveniente da Liverpool . Il 31 gennaio 1943 ,invece, a
Foundouk Maktar ebbe il suo battesimo con il fuoco, il successivo 14
febbraio al passo di Kasserine cinque suoi ufficiali e trentotto soldati
della Batteria “B” vennero presi prigionieri dai tedeschi. Il 27 marzo,
sempre in combattimento, i superstiti della Batteria “B” vennero raggiunti
da due nuovi ufficiali in rimpiazzo di quelli catturati, erano il Tenente
Parker e l’eccellente Tenente Tietze.
Finita la campagna d’Africa da Bizerte il Battaglione venne imbarcato
sulla nave “S.S. Lawton B. Evans” e il 10 luglio raggiungerà la Sicilia
dove entrerà in combattimento a Troina.
Proseguirà la campagna sull'isola operando a Randazzo, Vittoria e
Agrigento e poi successivamente con le sue tre batterie nei pressi di
Gela, Licata e Scoglitti. Il 20 settembre 1943 da Messina il Battaglione
salperà con il LST numero 325 per Termini Imerese e con la stessa
imbarcazione il 21 settembre 1943 dopo un difficile sbarco, raggiungerà
Salerno.
Entrerà di nuovo in combattimento a Paestum a fianco della
Quarantacinquesima Divisione di fanteria dove un suo camion sarà colpito
in pieno dall’aviazione tedesca, perderanno la vita i soldati Jesse A.
Bennett, matricola 14036118 e Henry J. Latta, matricola 34009613. Il
sergente David Herrell con una calibro 50 montata sul cassone del suo
camion vendicherà lo stesso giorno i compagni uccisi abbattendo un caccia
nemico. I suoi quattro camion GMC su cui erano caricate le sezioni “Flash”
, “Ranging”, “Sound” e ” Base” nonostante il fango, la pioggia e i
cannoneggiamenti tedeschi, riusciranno nell’inverno del 1943 a raggiungere
l’area del Volturno. Aggregati alla Trentaquattresima e poi alla
Quarantacinquesima Divisione gli Osservatori passeranno il Natale a
Venafro.
Nel gennaio del 1944 il Battaglione viene assegnato al Corpo di Spedizione
Francese per dirigere il tiro dei cannoni da 105 e 155 corto del 63°
Reggimento d’artiglieria. Con il C. E. F. combatteranno ad Acquafondata
dove cadrà in combattimento Farrel A. Dunn matricola 35468544,proseguendo
poi per Monnacasale e le Mainarde. Gli osservatori rimarranno con i
francesi fino all’11 maggio 1944 con la conclusiva battaglia per monte
Maio. Il 20 maggio, in riposo, raggiungeranno S. Giorgio, il 21 saranno
accampati ad Esperia e il 26 dello stesso mese dopo aver sostato a S.
Oliva proseguiranno per Pastena giungendo,infine, a Villa Santo Stefano il
30 maggio.
BATTERIA “COMANDO” E SEZIONE “METEO” :
Capitano Fred J. Howe
Tenente Rufus S. Plonk Jr
Tenente Parker
Sergente Joseph A Matthews
Sergente Joseph Pierce
Soldato James C. Connelly
Soldato William W. Goodwin
Soldato Wells R. Dickinson
Soldato Robert W. Hampton
Maggiore John Beacon Cappellano
Tenente John Bostain Garrett Medico
BATTERIA “A” E SEZIONE “FLASH” :
Tenente Kenneth L .Gardner
Sergente Maggiore Romy R. Germino
Sergente Samuel E. Jarrett
T5 Lennox E. Williams
Sergente Motorista C.J. Laganowski
Caporale Allen K. Warne
SOLDATI:
Preston Myers
Herman Phillips
Thomas W. Query
S.E. Schlemmer
Harry Schutte
Richard Tyndall
Luke Marion
Clyde Hudgins
Donald Mc Donald
Frank G Mc Innis
Angelo Reno
Leo Romanowski
Ed Sak
Arthur A Schmidt
Harry I Shutte
William J. Vojir
Herman Weiss
Jeff Auerbach
James Drew
Martin Fennell
Charles Ford
Lawrence D Molteni
Frank Olivastro
Domenic Petrosa
Thomas Piscitello
Cw Romani
Angelo Yannucci
BATTERIA “B” E SEZIONE “ SOUND” :
Tenente Tietze
Sergente Maggiore Lawrence Presnell
Sergente Richard Howlett
T4 Louis Henkin
Sergente Motorista David Herrell
Caporale Clarence P. White
Soldati:
Sal Di Cavolo
Harry T. Plummer
Frank Vassello
John W. Geisendorfer
Martin “Red” Ross
Robert Swain
Francis B. Foody
John M. Forehand
James R. Griffin
George Guy
Charles L. Hunt
Charles Jacobi
Calvin A. Ladd
Bennie Littlefield
John R. Mc Cullough
George W. Baggett
Grower C. Baldwin
John R. Bertolatus
Johnnie F. Burch
E.B. Burnett Cuoco
Adrian Rodriguez Zabala
Sam Byrd
Hugh Clapper
Kenneth Doenges
Angelo Berardi
Michael A. Cucci
Dominick Demperio
Phillip J. Ducurro
Richard Garavuso
Cosmo Lucania
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