24 OSSERVATORI

Alle prime luci dell’alba, come sempre prima di ogni spostamento, Johnnie Wright appoggiato sul cofano della sua jeep stava esaminando la carta stradale dell’area a sud di Frosinone.
Inquieto ne studiava i quadranti e l' ordinato sistema di strade, che si trasformavano però inevitabilmente in un ignoto groviglio di direzioni ogni volta che prendeva il volante. Cosa gli sarebbe capitato questa volta, un sentiero fangoso ? Una polverosa mulattiera? Una interminabile serie di buche ?
Accompagnato da questi dubbi caricate sul retro della Willys due taniche di benzina il perplesso autiere di Seneca in Sud Carolina attese paziente il Capitano Fred J. Howe. Il comandante del Primo Battaglione Osservatori dell’Artiglieria da Campo Americana giunse puntuale come sempre alle ore 05.00 accompagnato da Richard Howlett e Robert Swain , insieme avrebbero formato l’ormai abituale equipaggio della Jeep Leader . Guai a cambiare quella formazione che ormai era considerata dall’intero Battaglione un benefico talismano.
Quella mattina, il 30 maggio, dopo essere stati accampati per tre giorni a Pastena, gli osservatori, percorse ventidue miglia, avrebbero raggiunto il paese di Villa Santo Stefano. La loro destinazione era una zona appena liberata reduce da pesanti combattimenti, la presenza del Battaglione era necessaria per presidiare un paese dove gli unici americani erano quelli del 756° carri.
Percorsi pochi chilometri Wright, sorridendo, pensò che questa volta la strada che aveva scelto, la numero 727 , anche se bianca sembrava proprio quella giusta e poi affrontandola a quell’ora gli avrebbe risparmiato un sacco di polvere.
Il convoglio, prima del previsto, superato il bivio di Vallecorsa, raggiunse Castro dei Volsci per poi, senza grossi ostacoli, indirizzarsi tranquillo lungo il rettilineo della Route 727a che lo avrebbe portato dritto fino a Villa Santo Stefano.
Giunto in paese il Capitano Howe formalizzò la sua presenza comunicando agli ufficiali del locale comando francese l'arrivo del suo Battaglione. Lui e i suoi ufficiali furono invitati a recarsi alla Casina mentre al resto della truppa fu mostrato il largo viale di fronte al Cimitero dove avrebbero potuto disporre l’accampamento allineando i quattro camion GMC all’ombra degli alti cipressi.
L’arrivo degli americani, quelli veri, si rivelò subito un evento, il loro passaggio aveva destato ancora stupore nonostante da giorni il paese e le campagne brulicassero di mezzi e militari alleati. I bambini furono subito i più interessati, nella loro pratica logica pensarono che altri soldati avrebbero significato altre mense e quindi nuove razioni per le loro piccole pance affamate. Infatti, appena montato il campo di fronte al cancello del cimitero, il Sergente Maggiore Lawrence Presnell della Compagnia "B" , matricola 02007839, ordinò al Cuoco E. B. Burnette di approntare il camion cucina che quasi subito iniziò a diffondere nell’aria un irresistibile profumo di zuppa che fece apparire dal nulla una frotta di scalzi ragazzini.
Il campo americano, appena installato, era composto oltre che dalle enormi tendi verdi poste ai lati dei camion e dal carrello della cucina già in azione anche dalla Jeep infermeria del Dottor John Bostain Garrett. Gli unici soldati armati, al momento, erano quelli di guardia al camion che conteneva i preziosi strumenti per il rilevamento delle artiglierie tedesche. L’automezzo era facilmente riconoscibile, sullo sportello del guidatore era dipinta la bianca sagoma di un aereo, quello che il Sergente meccanico David Herrell aveva abbattuto con la sua calibro cinquanta a Paestum il 9 settembre 1943.
Le violenze commesse nei giorni precedenti continuavano a far evitare quasi da tutti il campo francese ad Amaseno e adesso, anche se erano trascorsi tre giorni, gli Osservatori divennero per molti civili i veri liberatori. Howe e i suoi ufficiali, come suggerito, si sistemarono nello stesso edificio che ospitava gli ufficiali del II /1° Regiment Tirailleurs Marocaine, la Compagnia Comando del I / 6° Regiment Tirailleurs Marocaine e gli ufficiali Spahis .Sembrava strano, ma pochi giorni prima quelle stesse stanze erano ancora abitata dagli ufficiali tedeschi, la loro presenza non aveva arrecato danni al di là delle evidenti tracce di un grande falò servito a distruggere importanti documenti che avrebbero fornito agli alleati utili informazioni sull’ avversario. Al momento gli unici vandali erano i cavalli berberi degli ufficiali Spahis che,lasciati liberi, nel vicino prato ne stavano brucando avidamente l’erba.
A mezzogiorno il rancio fu quasi pronto come pronti erano i bambini che, armati di scodella, fiduciosi attendevano in fila il loro turno. Howe lo aveva immaginato, del resto era accaduto lo stesso anche nelle altre località dove si erano fermati, per questo aveva disposto una quantità di razioni maggiore del solito. Il tintinnio del triangolo suonato con il mestolo dal cuoco Burnette annunciò la distribuzione delle razioni ed i piccoli ospiti ricevettero, oltre alla fumante minestra di verdure, anche, eccezionalmente, un pacchetto di caramelle col buco “Life Savers” . Alla fine di quella giornata un tramonto arancio più sereno di tanti altri salutò i soldati americani che, al fresco dei cipressi, commentavano l’ultimo numero del loro giornaletto il “ Barracks Bag Express “ mentre gli ufficiali poco più in là, alla Casina, sorseggiavano whisky insieme a quelli francesi. I bambini, invece, forse i più felici, nelle loro case o in quello che ne rimaneva leggevano le incomprensibili scritte sull'involucro delle loro preziose caramelle dai cinque colori che avrebbero conservato ancora a lungo prima di mangiare. Il giorno dopo, il 31 maggio, giunsero alla tenda del Comando di Battaglione Giacomo Palombo e Sor Checco che per il loro passato da emigranti parlavano un discreto inglese. Il Capitano Howe li ascoltò volentieri mostrando subito disponibilità alle loro richieste che rappresentavano quelle della popolazione.
Una preghiera fu rivolta anche al Dottor Bostain Garrett riguardo l’ipotesi di un suo intervento a favore della salute della popolazione. Gentile come sempre l’ufficiale medico fece capire, grazie soprattutto all’ aiuto dell’interprete, il veterano Cosmo Lucania che insieme a Presnell era stato tra i primi nel 1940 ad essere arruolato nel Battaglione, che chiunque si fosse presentato alla sua Jeep avrebbe ricevuto senza problemi adeguate cure mediche. Già dal primo pomeriggio per nulla imprevisti in molti si presentarono al cordiale dottore, si trattava principalmente di persone, bambini compresi, colpite dalle schegge durante i cannoneggiamenti del 27 maggio.
I frammenti,spesso invisibili, si erano insinuati in profondità nelle carni di questi poveretti provocando in alcuni casi anche pericolosi principi di infezione. Schive ma bisognose di aiuto si presentarono anche alcune giovani madri con i loro neonati che alla fine di un' accurata visita pediatrica ricevettero per i piccoli pazienti anche una confezione di latte in polvere. Quel mercoledì fu giorno di visite infatti giunse al campo degli osservatori anche Alfonso Felici che dopo aver salutato militarmente il Sergente Presnell fornì le sue generalità chiedendo di essere aggregato all’unità con cui avrebbe raggiunto in seguito la sua Compagnia nei pressi di Velletri. Verificata la sua identità il giovane fu accompagnato da Howe che invece, a differenza del sottufficiale,nutrì subito gravi sospetti su quell’ italiano, oltretutto di Villa Santo Stefano, che parlando uno strano inglese indossava un uniforme e armi americane.
Per chiarire la situazione il capitano ricorse alla radio chiedendo un contatto immediato con il Comando dell’Ottantottesima Divisione che confermò invece le credenziali di Alfonso dissipando così ogni dubbio nell’ufficiale superiore. Ma un episodio imprevisto offrì subito l’occasione a Felici di rendersi utile al diffidente capitano. Giunse infatti trafelato un ragazzetto che rivolgendosi direttamente ad Alfonso con il fiato corto gli parlò di un tedesco, anzi forse due che volevano arrendersi ma solamente a loro, agli americani. Alfonso, sull’attenti, riportò più correttamente possibile il racconto del suo giovane compaesano ad Howe che senza interpellare i francesi predispose una pattuglia armata composta oltre che dal nuovo interprete anche da tre soldati di scorta guidati da John W. Geisendorfer, matricola 32833151, che originario di Berlino si era occupato da sempre dei "Jerries" entrati in contatto con l 'unità . La pattuglia preceduta da Alfonso si mosse subito, ma solo dopo duecento metri,proprio sotto le Scuole, gli americani assistettero ad una scena a dir poco curiosa. Un’anziana donna, Za Assunta la madre di Pietro Titi, aveva per mano un enorme tedesco fasciato ad un fianco che tenendo alzato con il braccio destro uno sgualcito fazzoletto bianco chiedeva la resa.
Gli osservatori incuriositi raggiunsero la donna che ignorandoli completamente si confidò solo con Alfonso riferendogli all'orecchio che il soldato tedesco da lei "scortato" era stato ferito dai marocchini il 28 mattina mentre fuggiva con un Sidecar dal paese insieme ad un compagno proseguito poi per Giuliano di Roma. Sanguinante lo spilungone strisciando si era rifugiato a casa sua dove, curato, era rimasto nascosto per tre giorni dentro un forno, ora voleva arrendersi ma non ai francesi, o meglio, ai marocchini che temeva.
Nemmeno il tempo di rivolgersi al tedesco che un suo camerata pronunciando in inglese la parola prigioniero scese attento a come si muoveva dalle scale dell’edificio scolastico, anche lui intenzionato a consegnarsi agli americani.
In un attimo quel breve tratto di strada in contrada Prece si animò della presenza dei due tedeschi, di cui uno preso per mano da un’anziana donna, di Alfonso, degli americani ed infine dei francesi che erano accorsi insieme a due partigiani dell’ultima ora. I neo patrioti avevano avvisato poco prima le autorità francesi della presenza del secondo tedesco che per tutti quei giorni si era nascosto sotto i carciofi nell’orto di Za Cesira, la cuoca della Scuola.
Per evitare ulteriori confusioni, in quella babele di lingue, il francese più alto in grado pregò tutti i presenti di recarsi nella vicina cantina sede momentanea del Comando locale. L’ufficiale chiese a John di interrogare i prigionieri che riferirono di essere entrambi guastatori, il loro compito era stato quello di distruggere i ponti rimasti ancora in piedi tra loro e il nemico, ma, sorpresi dagli esploratori marocchini, uno era stato ferito mentre l’altro, rimasto tagliato dai suoi compagni, era stato costretto a nascondersi. Rammaricandosi Geisendorfer spiegò ai due soldati che per il momento l’autorità vigente in paese era quella francese e sebbene avesse preteso il massimo della considerazione nei loro confronti era costretto, purtroppo, a consegnarli all’ufficiale.
Alfonso per rassicurare ulteriormente i due genieri gli confidò nel suo tedesco che sorprese perfino Geisendorfer che altri loro compagni erano stati catturati e presto si sarebbero ricongiunti a loro in una cantina in piazza.
Interrompendo gli americani uno dei due partigiani rivolgendosi ancora ad Alfonso esordi’ “ Alfo', dicce a chiss’ che semo stati nua a dicia ndu’ stev’n agguattat’ i tidisch’, chigl’ auto steva d’ntr’ n' furn’, chegliatr’ steva in cima agli ort’ d’ Za Cesira ievan’ tre iurn’ che steva alloco attera …..” L’ufficiale di origine corsa che era rimasto in silenzio sebbene con qualche difficoltà comprese cosa stava dicendo l’uomo e rimproverandolo gli fece capire che come aveva tradito i due soldati tedeschi, in opposte circostanze, lo avrebbe fatto sicuramente anche con loro, i francesi. Motivo per cui senza perder altro tempo congedò i due patrioti con due precisi calci nel sedere mentre ai prigionieri furono offerti subito dei viveri. Nel tardo pomeriggio giunse l’ultima gradita sorpresa di quella turbolenta giornata, la visita di Don Amasio che voleva ringraziare personalmente gli americani delle premure verso i suoi compaesani. L’arciprete fu accolto calorosamente da Howe che gli presentò il loro cappellano, Padre John Beacon di West Point, Nebraska. I due sacerdoti parlottando in latino decisero, di comune accordo, che il giorno seguente sarebbe stata celebrata una messa presieduta per l’occasione proprio dal cappellano militare.
Il suono gioioso delle campane accompagnò i primi fedeli verso la Chiesa che mostrava ancora i segni del cannoneggiamento, alle dodici del primo giugno Padre Beacon, indossando l’abito talare sopra la divisa grigioverde, in un corretto latino iniziò a recitare la Santa Messa. Alla funzione erano presenti oltre ai parrocchiani anche numerosi soldati americani, due di loro addirittura si sostituirono eccezionalmente ai chierichetti di Don Amasio assistendo il loro cappellano durante tutta la cerimonia. Tra i convenuti oltre ad Howe c’era anche un’altro capitano americano, un tal Vaught giunto in paese alcuni giorni prima scortato da alcuni fanti su due Jeep.
Nel pomeriggio gli Osservatori organizzarono una partita di baseball che attirò un nutrito gruppetto di mammocci che non capirono quasi nulla di quello strano gioco ma rimasero comunque molto divertiti. La maggior parte di loro rimase soprattutto impressionata dalle battute di un giovane soldato dalla carnagione olivastra, Adrian Rodriguez Zabala, artigliere della Seconda Batteria.
Il giovane talento, cubano di San Antonio de Los Banos, al suo rientro in patria avrebbe giocato numerose stagioni con i New York Giants terminando poi la sua gloriosa carriera nel ruolo di Pitcher nei Washington Senators.
Anche se fuori il tifo degli osservatori era particolarmente infuocato all’interno del cimitero rassicurante regnava invece solo il silenzio, tra le lapidi e i loro nomi familiari, Alfonso vagava in cerca di pace.
Anche il Sergente Maggiore Presnell come lui aveva avuto la stessa idea e per poco quasi non si scontrarono mentre assorti riflettevano sulle bianche croci allineate dei soldati tedeschi caduti solo pochi giorni prima.
I due veterani si sedettero uno di fronte all’altro accanto alla croce di Everitt e l’enorme sottufficiale, offrendo una sigaretta all’Italiano, gli chiese di raccontargli la sua storia. Alfonso tra una boccata e l’altra ripercorse tutti i momenti salienti della sua personale vicenda fino ad arrivare a pochi giorni prima quando sulla frequenza dei 2470 kz del canale di servizio francese il Capitano Blower, della sua Compagnia del 350° Battaglione presso l’Ottantottesima Divisione, era stato informato della liberazione di Villa Santo Stefano.
La notizia giunse chiaramente anche ad Alfonso ma da Roccasecca dei Volsci dove in quel momento si trovava non poté far altro che osservare con il binocolo la finestra di casa sua. Quando i vividi gerani della madre divennero un’unica indefinita macchia rossa, dopo essersi asciugate le lacrime, Alfonso, facendosi forza, chiese al suo comandante il permesso di poter raggiungere anche per breve tempo il suo paese. Blower spiegò al soldato che, essendo ancora in prima linea, avrebbe dovuto per regolamento inoltrare la richiesta al proprio superiore e la risposta anche se positiva sarebbe giunta giorni dopo con la compagnia ormai lontana da quei luoghi. Ma il giorno dopo, giunti a Sezze, l’irrequietezza di Alfonso crebbe a tal punto che il Capitano decise di lasciarlo andare comunque e addirittura con una Jeep guidata dall’amico Morris, che si era offerto di accompagnarlo.
Dopo alcune ore i due Blue Devils erano già sulla strada di casa, sarebbero stati gli unici due soldati dell'Ottantottesima Divisione ad attraversare il fiume Amaseno. Immaginando che Ponte Calabrese e quello delle Mole fossero stati minati Alfonso indicò subito a Morris la strada per i Porcini ma arrivati a Ponte Grande,nonostante la scorciatoia, furono costretti a tornare lo stesso indietro. Senza demoralizzarsi i due soldati infilarono allora la vecchia strada che portava a Ponte Panciacca da dove,finalmente, raggiunsero il paese.
In piazza, gremita dai soldati francesi, si fermarono di fronte alla cantina della Signora Emma dove Angelino Palombo riponeva la corriera, era piena di prigionieri tedeschi ammassati sulla paglia stretti gli uni sugli altri.
Il loro aspetto era trasandato, molti avevano barba e capelli lunghi e,nonostante la primavera inoltrata, indossavano ancora le pesanti uniformi invernali. Marcantonio Iorio fu il primo paesano a riconoscere Alfonso nonostante la divisa alleata, abbracciandolo lo rassicurò, la madre e il fratello Antonio stavano bene ed erano rientrati salvi in paese. Dopo aver ringraziato il Caporale Jerome Morris a cui aveva spiegato accuratamente la strada per poter far ritorno a Sezze Alfonso, quasi correndo, si avviò verso casa. Dopo aver bussato inutilmente al civico 29 di via San Pietro deluso stava quasi andando via quando udì alcune voci provenire dall’interno della casa urlo' allora il nome della madre e del fratello. Gli venne subito aperto e il figlio strinse la madre in un lungo abbraccio.
Antonio con le lacrime agli occhi spiegò ad Alfonso che il paese era in preda alla ferocia dei marocchini e stare all’aperto non era per niente sicuro.
Seguendo il consiglio del fratello, Alfonso si chiuse la porta alle spalle e dopo aver superato rapido le due brevi rampe di scale si sedette fiero su una sedia spagliata della cucina di casa sua che anche se piena di detriti e calcinacci per lui in quel momento era la più bella delle regge. I riflessi di luce che filtravano dalla crepa sul tetto causata dai cannoneggiamenti francesi mostrarono ad Antonio e a Filotea il reale aspetto di Alfonso, un autentico soldato americano con bandoliera, garand, bombe a mano ed elmetto.
Colta la meraviglia della madre e del fratello Alfonso raccontò loro che dopo essersi lasciati alla Madonna dello Spirito Santo braccato dai tedeschi aveva chiesto aiuto agli americani raggiunti in maniera rocambolesca oltre le loro linee. Dopo alcune difficoltà, grazie alla cittadinanza americana del padre e al suo passato di valoroso soldato italiano, era stato arruolato come “Scout” nell' Ottantottesima Divisione. A questo punto il racconto di Alfonso si interruppe, un assordante boato partì improvviso tra le file della Batteria “B” , Zabala aveva realizzato il punto decisivo. Presnell e i suoi uomini quella sera avrebbero festeggiato la vittoria con il premio messo in palio dal Comando, una cassa di wiskhy scozzese.



FIRST FIELD ARTILLERY OBSERVATION BATTALION

Nasce nel 1922 a Fort Bragg come First Observation Flash Battery della Tredicesima Brigata di Artiglieria di Campagna. L'unità formata da due batterie, la “A” e la “ B” oltre alla batteria Comando comprendeva anche una Sezione Meteorologica e le peculiari Sezioni “Sound e Flash”. Durante i settecentoquattro giorni passati tutti in combattimento furono allestite dal Battaglione 89 “Sound bases”, 1169 “Sound locations”, 62” Flash bases” e 372 “Flash locations” .
A fine conflitto il Battaglione perderà novantotto uomini di cui tre in Italia mentre quarantaquattro saranno i suoi uomini fatti prigionieri. Il suo motto “Video et Audio” riassumeva la peculiarità di questo gruppo che rappresentava gli occhi e le orecchie del’artiglieria americana. La specialità del Battaglione era infatti l’ individuazione dell’artiglieria tedesca grazie ai suoi sofisticati strumenti che ne calcolavano la precisa distanza in base al bagliore e al suono delle esplosioni. Essenziale era il compito della Sezione “Sound” della batteria “B” che grazie a cinque microfoni installati nella “terra di nessuno” registrava i tempi di intervallo dei cannoni nemici fornendo così la loro esatta posizione alla Centrale Comando che trasmetteva le misurazioni alle artiglierie francesi e americane.
Nel dicembre del 1942 il Battaglione Osservatori era giunto con la nave “Samaria” ad Oran proveniente da Liverpool . Il 31 gennaio 1943 ,invece, a Foundouk Maktar ebbe il suo battesimo con il fuoco, il successivo 14 febbraio al passo di Kasserine cinque suoi ufficiali e trentotto soldati della Batteria “B” vennero presi prigionieri dai tedeschi. Il 27 marzo, sempre in combattimento, i superstiti della Batteria “B” vennero raggiunti da due nuovi ufficiali in rimpiazzo di quelli catturati, erano il Tenente Parker e l’eccellente Tenente Tietze.
Finita la campagna d’Africa da Bizerte il Battaglione venne imbarcato sulla nave “S.S. Lawton B. Evans” e il 10 luglio raggiungerà la Sicilia dove entrerà in combattimento a Troina.
Proseguirà la campagna sull'isola operando a Randazzo, Vittoria e Agrigento e poi successivamente con le sue tre batterie nei pressi di Gela, Licata e Scoglitti. Il 20 settembre 1943 da Messina il Battaglione salperà con il LST numero 325 per Termini Imerese e con la stessa imbarcazione il 21 settembre 1943 dopo un difficile sbarco, raggiungerà Salerno.
Entrerà di nuovo in combattimento a Paestum a fianco della Quarantacinquesima Divisione di fanteria dove un suo camion sarà colpito in pieno dall’aviazione tedesca, perderanno la vita i soldati Jesse A. Bennett, matricola 14036118 e Henry J. Latta, matricola 34009613. Il sergente David Herrell con una calibro 50 montata sul cassone del suo camion vendicherà lo stesso giorno i compagni uccisi abbattendo un caccia nemico. I suoi quattro camion GMC su cui erano caricate le sezioni “Flash” , “Ranging”, “Sound” e ” Base” nonostante il fango, la pioggia e i cannoneggiamenti tedeschi, riusciranno nell’inverno del 1943 a raggiungere l’area del Volturno. Aggregati alla Trentaquattresima e poi alla Quarantacinquesima Divisione gli Osservatori passeranno il Natale a Venafro.
Nel gennaio del 1944 il Battaglione viene assegnato al Corpo di Spedizione Francese per dirigere il tiro dei cannoni da 105 e 155 corto del 63° Reggimento d’artiglieria. Con il C. E. F. combatteranno ad Acquafondata dove cadrà in combattimento Farrel A. Dunn matricola 35468544,proseguendo poi per Monnacasale e le Mainarde. Gli osservatori rimarranno con i francesi fino all’11 maggio 1944 con la conclusiva battaglia per monte Maio. Il 20 maggio, in riposo, raggiungeranno S. Giorgio, il 21 saranno accampati ad Esperia e il 26 dello stesso mese dopo aver sostato a S. Oliva proseguiranno per Pastena giungendo,infine, a Villa Santo Stefano il 30 maggio.

BATTERIA “COMANDO” E SEZIONE “METEO” :
Capitano Fred J. Howe
Tenente Rufus S. Plonk Jr
Tenente Parker
Sergente Joseph A Matthews
Sergente Joseph Pierce
Soldato James C. Connelly
Soldato William W. Goodwin
Soldato Wells R. Dickinson
Soldato Robert W. Hampton
Maggiore John Beacon Cappellano
Tenente John Bostain Garrett Medico

BATTERIA “A” E SEZIONE “FLASH” :
Tenente Kenneth L .Gardner
Sergente Maggiore Romy R. Germino
Sergente Samuel E. Jarrett
T5 Lennox E. Williams
Sergente Motorista C.J. Laganowski
Caporale Allen K. Warne
SOLDATI:
Preston Myers
Herman Phillips
Thomas W. Query
S.E. Schlemmer
Harry Schutte
Richard Tyndall
Luke Marion
Clyde Hudgins
Donald Mc Donald
Frank G Mc Innis
Angelo Reno
Leo Romanowski
Ed Sak
Arthur A Schmidt
Harry I Shutte
William J. Vojir
Herman Weiss
Jeff Auerbach
James Drew
Martin Fennell
Charles Ford
Lawrence D Molteni
Frank Olivastro
Domenic Petrosa
Thomas Piscitello
Cw Romani
Angelo Yannucci

BATTERIA “B” E SEZIONE “ SOUND” :
Tenente Tietze
Sergente Maggiore Lawrence Presnell
Sergente Richard Howlett
T4 Louis Henkin
Sergente Motorista David Herrell
Caporale Clarence P. White
Soldati:
Sal Di Cavolo
Harry T. Plummer
Frank Vassello
John W. Geisendorfer
Martin “Red” Ross
Robert Swain
Francis B. Foody
John M. Forehand
James R. Griffin
George Guy
Charles L. Hunt
Charles Jacobi
Calvin A. Ladd
Bennie Littlefield
John R. Mc Cullough
George W. Baggett
Grower C. Baldwin
John R. Bertolatus
Johnnie F. Burch
E.B. Burnett Cuoco
Adrian Rodriguez Zabala
Sam Byrd
Hugh Clapper
Kenneth Doenges
Angelo Berardi
Michael A. Cucci
Dominick Demperio
Phillip J. Ducurro
Richard Garavuso
Cosmo Lucania