"ZA’ MARIA" LA POSTINA 30 gennaio 1918 - 27 luglio 1993 |
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Il progresso civile di una comunità si avvale del contributo di gente generosa che opera al servizio del cittadino, talvolta anteponendo il bene comune ai propri interessi. È questa la filosofia di vita di coloro che hanno percorso un cammino esistenziale nel rispetto di un’etica comportamentale assolutamente cristallina. Uomini e donne che, fuori da qualsiasi vetrina elitaria, hanno avuto egualmente un ruolo importante nel “fare” la storia di un Paese. Ed è ciò l’esempio di una nostra eroica e pertanto illustre concittadina vissuta nel secolo appena trascorso: Maria Iorio, che era comunemente e familiarmente conosciuta come “Za Maria” la postina. Il fatto che fosse nominata come zia con l’appellativo dialettale “Zà”, indica perfettamente di quale grande popolarità affettiva godesse in paese. Maria Iorio è nata a Villa Santo Stefano il 30/01/1918, da Ernestino e Virginia Palombo; primogenita di tre figlie: le altre erano Cesira e Sarina. Ha trascorso la gioventù in spensieratezza ma anche aiutando i genitori nella conduzione della famiglia. All’età di 17 anni, il primo gennaio 1935, si è sposata con Augusto Iorio. Dal loro matrimonio sono nati due figli: Silvio nel 1937 e Fernando nel 1947. Nell’immediato dopoguerra, “Za Maria” tramite la madre Virginia ha ereditato dalla zia Maria Loreta Bonomo, la concessione del servizio postale del paese. Dopo oltre trent’anni di onorato servizio, nel 1981 è andata in pensione. “Za Maria”, nell’esercizio delle sue funzioni è stata un esempio per la sua straordinaria carica d’umanità. Ha svolto la professione di portalettere con immensa versatilità (svolgeva diversi ruoli) e con uno spirito passionale davvero encomiabile. Il suo sorriso era l’emblema della gioia di vivere che sapeva trasmettere alla gente. Il lavoro era inteso come una missione per gli utenti del servizio postale: infatti, anche quand’era febbricitante o stava poco bene, si sentiva comunque in obbligo di svolgere il suo dovere. Il suo pensiero era rivolto a coloro che aspettavano con trepidazione notizie importanti da una lettera o da un telegramma! Sperava vivamente di accontentarli! E quando con un sorriso consegnava il messaggio, si sentiva appagata per aver alleviato loro l’attesa di una comunicazione importante dalla quale, casomai, dipendeva il futuro di una famiglia. Al ringraziamento di circostanza rispondeva, a suo modo, così: “Dovere figlio mio!”. Oppure: “Di niente bellezza mia!”. “Za Maria”, non si limitava solo a consegnare la corrispondenza ma forniva a gente priva d’istruzione un vero e proprio servizio di consulenza, aiutandole, ad esempio, nella compilazione di lettere e moduli postali. Inoltre, elargiva consigli pratici su come districarsi nel sistema burocratico dell’epoca. E non di rado, persone analfabete le chiedevano gentilmente di leggere loro il contenuto della posta. “Za Maria” adorava i bambini. Il rapporto con i piccoli del paese era bellissimo. Costoro le volevano un gran bene poiché era una persona speciale per la sua nota generosità: donava caramelle, che acquistava in gran quantità, a tutti i bambini che incontrava. Anche ragazzi e ragazze del paese nutrivano particolare affetto nei suoi confronti. Essi potevano contare sulla “complicità” della postina per lettere tra fidanzatini consegnate direttamente a loro stessi evitando che arrivassero nelle mani dei genitori. Franco Petrilli, che è stato aiutato “aiutato” in episodi del genere l’ha definita: “la fatina buona”. La mattinata di lavoro era dedicata a smistare la posta e alla consegna della stessa in paese. Il pomeriggio, si incamminava a piedi per le zone della campagna con la borsa a tracollo, per consegnare lettere, cartoline e quant’altro. Il marito Augusto, quand’era libero da impegni di lavoro e familiari, le faceva d’autista con la sua Lambretta accompagnandola per le contrade del paese. “Zi Augusto”, in questi casi, è stato un prezioso collaboratore per la moglie, alleviandole le fatiche di un lavoro così importante nell’era pre-tecnologica. “Zi Augusto” è stato un marito premuroso e affettuoso, con un carattere mite che lo facevano apparire bonario quantunque fosse in realtà un uomo determinato e concreto. “Za Maria”, dividendosi tra casa e lavoro, ha trovato nel marito un punto di riferimento sicuro che l’ha aiutata nella conduzione familiare. Negli anni, la famiglia ha rappresentato un punto di riferimento importante per una splendida esistenza vissuta serenamente e soprattutto in armonia. L’amore che riceveva dal marito, dai figli, dalle nuore che considerava come due figlie (le chiamava Luisa mia e Rita mia) e dai nipoti, l’ha spronata a dare il massimo per loro. “Za Maria”, da buona cristiana, ha ricevuto in dono dal Signore doti speciali, appartenenti a coloro che sono di natura generosi d’animo: sapeva trasmettere amore e comunicare gioia di vivere. A tal proposito, tra i tanti ricordi, balza alla mente quando “Za Maria” mi disse che una signora si era complimentata con lei per il suo ottimo rapporto d’amicizia con i paesani: “Uiata a tì Za Marì, chö tuttö tö uötönö benö!”, (Beata a te, zia Maria, perché tutti ti vogliono bene). In merito a ciò, mi viene in mente una sua frase: “Io cerco di comportarmi allo stesso modo con tutti, senza scontentare nessuno”. Infatti, non facevano parte del suo bagaglio morale sentimenti negativi quali odio, invidia, arroganza e quant’altro. “Za Maria”, allorquando le veniva inflitta una delusione non era tipo da serbare rancore verso chicchessia. Nel suo animo nobile, c’era grande spazio per il perdono. Sopportava le sofferenze che ogni essere umano patisce nel corso della propria esistenza, con coraggio e dignità. E così ha affrontato la malattia! Con spirito forte e infondendo coraggio alla famiglia che soffriva per le sue condizioni. ”Za Maria”, dopo una lunga malattia, il 27 luglio 1993 ha lasciato la vita terrena. Stefano De Filippi, amico di famiglia, la ricorda come una persona squisita e ricca di calore umano, che ha dato un’importante contributo sociale alla comunità del paese. Un esempio di rispetto solidale verso gli altri: dalla sua filosofia di vita si evince l’esaltazione dell’altruismo finalizzato al bene da contrapporre ai mali dell’egoismo. Il ricordo di ”Za Maria”, per i santostefanesi che hanno avuto il privilegio di conoscerla, resterà indelebile nel cuore e nella mente. In conclusione, era doveroso tributare questo omaggio a Maria Iorio. Dal suo insegnamento, possa nascere una società in grado di riscoprire e coltivare i valori umani della famiglia e del lavoro.
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29 nov. 2005 ---> agg. 9 dic. 2005
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