Villa Santo Stefano

Presenze preistoriche su Colle Formale e dintorni

Più volte sollecitati dalla presenza di sporadico materiale litico in superficie rinvenuto nel corso di ricognizioni effetuate durante Campi Scuola, ovvero durante occasionali puntate in aperta campagna, nell'ideale triangolo compreso fra Giuliano di Roma, al vertice, la chiesa della Madonna del Ponte di Prossedi e l'inizio della provinciale che staccandosi dalla strada Prossedi-Amaseno, a 5 Km. da quest'ultimo, porta a Villa S. Stefano, nonché dalla interessante orografia di questi luoghi, ci siamo riproposti di condurre ricerche allo scopo di individuare antichi insediamenti. I risultati di queste ricerche, iniziate nel 1976, hanno dato finora apprezzabili risultati con il ritrovamento di tré distinte aree due delle quali sono oggetto di questa relazione. La prima area è sita in località Colle Formale (la carta I.G.M. cita erroneamente Colle Fornaro) ed ha quali coordinate 0° 45' 28" di long. Est da Monte Mario e 41° 30' 34" di lat. Nord. I confini geografici sono: a nord il Colle S. Sebastiano, a sud il fiume Amaseno, ad est il Colle Rocca, ad ovest il Fosso del Vecchio o di Giuliano. 

Il colle è molto interessante dal punto di vista geografico, in direzione nord-est. Queste acque sono a carattere praticamente perenne e sono il risultato del sommarsi di tanti piccoli ruscelli in gran parte posti sul lato ovest di Colle S. Sebastiano. L'uscita, chiamata Buco dell'Ovo, ovvero Grotta degli Osi, riversa le acque in un piccolo bacino calcareo al di là del quale, all'incirca alla stessa quota e sfasata di 90°, vi è una groticella di pochi metri quadrati con la volta parzialmente crollata. Al livello dell'attuale piano di calpestio, 50-60 cm. dal fondo, si nota tutto intorno l'impronta alta da 10 a 20 cm. di un paleosuolo purtroppo asportato dalle acque percolanti dal crollo. Le acque uscenti dal bacino calcareo vanno a buttarsi, fatte poche centinaia di metri, in direzione sud, nel fiume Amaseno, scorrendo nel fondo della valle qui scavata dal Fosso di Giuliano, per un lungo tratto parallele a questi. Da notare che il citato fosso in questo punto ha sepolto un abitato romano che, secondo i capricci delle improvvise piene causate dalle pioggie o dallo sciogliersi delle nevi che talvolta imbiancano più a nord alcune dorsali dei Lepini, appare qua e là in mezzo a montagne di detriti. Sui lati nord ed est, in corrispondenza della sommità della collina, il paleocarsismo, ad eccezione della dolina precedentemente citata, scompare sotto una antica fase di riempimento dovuta, molto probabilmente, alle ceneri eruttive del vulcano di Giuliano di Roma attivo circa 400.000 anni fa. L'aspetto attuale di questi luoghi è una vasta spianata, appena ondeggiante, che si estende sino ai piedi del Colle S. Sebastiano. Diverso il lato sud e sud-ovest ove i bordi della collina evidenziano banchi di tufi giallastri compatti con molta breccia calcarea. Su uno di questi banchi, avente le coordinate di 0° 45' 40" long. est da Monte Mario e 41° 30' 17" di lat. nord, a quota 80 circa, abbiamo rinvenuto il secondo insediamento che convenzionalmente denomineremo « punto B » così come il primo che denomineremo « punto A ». Nella zona sono inoltre presenti numerose sorgenti, ne citeremo tré: la Varcadora a 1600 m. in direzione nord-est. la S. Giovanni a 1700 m. in direzione est-nord-est (a carattere perenne) e le polle sotto il lato ovest della collina in riva all'Amaseno.

Materiale raccolto:

Punto A

I reperti sono stati rinvenuti nella quasi totalità sul versante ovest in una fascia larga circa 20-30 m. che a partire dalle grotte risale i bordi del colle sino a 40 m. dalla cima. Presenti, ma non in grande quantità, reperti sia sulla spianata superiore che ai piedi delle grotte ove, tuttavia, si sono raccolti i pezzi più belli e rappresentativi. Rarissimi i reperti raccolti a fondo valle a causa delle bizzarre piene del Fosso di Giuliano.

 

Punto B

I reperti rinvenuti in questa località sono stati raccolti sia durante lavori di aratura, che hanno inciso lo strato di breccia calcarea per circa 60 cm. di profondità, sia in canaletti di scolo che le acque piovane hanno scavato, ai bordi della collina, nei banchi di tufi giallastri. Manca anche qui un preciso riferimento stratigrafico così come è assente nella zona A.

 

Conclusioni:

L'esame dei reperti, fatto analizzando le due zone prima separatamente e poi globalmente, sembra indicare, sia pure attraverso alcune contraddizioni, dovute all'inserimento di reperti appartenenti a culture diverse, una preponderanza tipologica mousteriana di derivazione Le-valloisiana nella zona definita come « punto A » ed una tipologia prevalentemente attribuibile all'Epipaleolitico nella zona definita come « punto B ».

Praticamente impossibile, per la scarsa quantità dei reperti trovati e per l'assoluta mancanza di una precisa collocazione statigrafica, stabilire se gli insediamenti rinvenuti sono stati frequentali a carattere continuativo oppure saltuariamente. Resta tuttavia certo che, anche a distanza di millenni, l'Uomo ha abitato questi luoghi in cerca di un rifugio o di cibo, sicuro di trovarvi una natura non avversa.

Albino Malachini

 

 

Si ringraziano i sigg.: Carlo Cristofanilli, Culmi Marina, Carlo Loffredi, Antonio Quatrini, Maria Teresa e Livio Quattrociocche per la collaborazione data in oltre trenta ricognizioni.

 

PRESENZE PREISTORICHE SU COLLE FORMALE E DINTORNI DI A.Malachini tratta da: Miscellanea Archeologica (Gruppo Archeologico Volsco); Estratti da "Atti del IV Convegno dei G.A. del Lazio - Rieti 1979" (Tip. Mengarelli via Cassiodoro 1 - Roma - anno 1982)

 

www.villasantostefano.com

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