"La vita e l’opera del pittore Pomponio Palombo (1549-1592) di Santo Stefano, cittadino di Priverno"

di Silvio Barsi

 
Maria Teresa Planera

Per me è un grande privilegio presentare il lavoro "La vita e L’opera del pittore Pomponio Palombo (1549-1592) di Santo Stefano, cittadino di Priverno" di Silvio Barsi, inserita nella sua collana di Studi Storici sul Cinquecento Lepino. Leggendo l’opera, mi sono trovata di fronte un lavoro ricco di informazioni e conoscenze sempre fondate su fonti sicure (atti notarili, contratti) trovate negli archivi di Frosinone, Ceccano e Priverno con una ricerca attenta e minuziosa che mette al centro la scoperta umana, storica ed artistica di un personaggio a noi molto caro: il pittore Pomponio Palombo, nato a Villa Santo Stefano, che sempre sentì il richiamo delle sue origini.

Villa Santo Stefano, 30 maggio 2015 - Durante la presentazione del libro è stato ricordato il compianto Carlo Cristofanilli (4.4.1941 - 14.4.2015), grande storico e autore della prefazione. Presenti la Signora Vincenza insieme ad altri familiari.

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Per richiedere il libro scrivete all'autore

silvio.barsi@gmail.com

L’artista cresciuto e vissuto prevalentemente a Priverno risulta anche molto stimato da questa Comunità, pertanto Santo Stefano e Priverno condividono l’apprezzamento dell’opera che parla di un loro concittadino. Il prof. Barsi con questo lavoro contribuisce ad approfondire, a chiarire, scoprire e far conoscere la vita e l’opera di Pomponio a tutti noi in maniera puntuale e precisa, inquadrandolo storicamente nella seconda metà del Cinquecento e stabilendo la sua provenienza da Santo Stefano e da una classe sociale nobiliare ed illustre.

 
Silvio Barsi  
La copertina del libro  
 

Il Professor Silvio Barsi, nativo di Priverno (1948), docente di filosofia e storia, Dirigente Scolastico, è anche un importante ricercatore ed un affermato storico e pittore. Ha pubblicato numerosi saggi su alcuni periodici, ha curato l’edizione di vari Annuari Scolastici di noti Licei, ha collaborato con gli Editori Riuniti per l’Enciclopedia Ulisse, occupandosi delle civiltà monumentali e di storia delle religioni.

E’ autore di varie opere, tra cui Il Collegio di San Nicola (1985), fino a quella che andiamo a presentare oggi: "La vita e l’opera del pittore Pomponio Palombo (1549-1592) di Santo Stefano, cittadino di Priverno" (2015), inserita nella sua collana di Studi Storici sul Cinquecento Lepino. Tra le due opere da me citate c’è un collegamento, in quest’ultima l’Autore ha voluto approfondire e fare chiarezza sulla figura del Pittore Pomponio Palombo, già trattata in quella precedente. ll Prof Barsi è stato il primo a scoprire, nel lontano 1970, questo pittore e a dedicargli varie pagine nel lavoro dal titolo "Per una storia della scuola a Priverno. Il Collegio di San Nicola.", illustrato e discusso prima a Priverno, poi a Villa Santo Stefano alla presenza dell’allora sindaco prof. Luigi Cipolla, dello studioso storico, prof. Dante Zinanni, e di numerose altre autorità civili e religiose della provincia di Frosinone.

In seguito a un’altra pubblicazione del 2012, di altro autore, il prof. Barsi "ha sentito l’esigenza di affrontare ed elaborare il presente studio per restituire il giusto ruolo storico ed artistico a Pomponio Palombo, artista poco conosciuto e per individuare e provare le tracce della sua esistenza, di quella dei suoi congiunti e di alcuni suoi lavori". Il lavoro, sotto il profilo storico e artistico, tocca da vicino i comuni di Priverno, Maenza, Villa Santo Stefano, Amaseno e Giuliano di Roma ed è articolato in quattro parti distinte, suddivise a loro volta in capitoli e paragrafi, precedute da una presentazione di Carlo Cristofanilli che esprime apprezzamento per il lavoro svolto.

La prima parte contestualizza territorialmente il cognome dei Palombo e di alcune vicende storiche relative ai rapporti di alcuni paesi come Giuliano, Ceccano, Santo Stefano, San Lorenzo, Vallecorsa con Priverno, Prossedi e Sonnino nel XVI secolo.

La seconda parte si sofferma sulle biografie di ogni membro della famiglia Palombo per meglio trattare quella del pittore. Pomponio era figlio di Antonio Palombo a sua volta figlio di Messer Pietro che abitava in due caseggiati, unificati in un’unica abitazione,nell’odierna piazza del Mercato. Pietro era un ufficiale di corte di casa Colonna, pertanto anche Antonio si fregiava dell’appellativo messer. Quest’ultimo, quindi, apparteneva a una famiglia aristocratica di tipo imprenditoriale con diversi beni immobili come una fornace e "le armi e le insegne della casa e della famiglia". L’acquisita nobiltà è insignita con atto pontificio e testimoniata da atti notarili.

Antonio Palombo ricevette anche il titolo nobiliare per meriti personali legati all’amministrazione della giustizia, perciò poteva fregiarsi di uno stemma di famiglia che è giunto fino ai giorni nostri per volontà di Pomponio. Esso è composto da uno scudo ovale, circondato da cartigli, all’interno del quale, su un simbolico ramo d’ulivo, un palombo adulto svolazzante sembra proteggere il nido con i suoi quattro palombi rivolti verso di lui, con il becco aperto, in attesa di nutrimento.

Antonio Palombo per la sua elevata condizione sociale sposò la nobile Panfilia de Tiriace di Priverno agli inizi degli anni quaranta del XVI sec. Dalla loro unione nacquero i figli Pietro Antonio, Ortensia, Giovanni Tommaso, Rosata, Camillo, Pomponio che una volta orfani di tutti e due i genitori furono assistiti dalla zia materna Superna. A questi figli se ne aggiunge uno spurio Prospero (adottato o illegittimo o orfano di qualche fratello).

Barsi nel tracciare le biografie dei familiari di Pomponio si sofferma anche sui matrimoni da essi contratti che dimostrano illustri nuove parentele familiari e vere proprie alleanze sociali.

La terza parte è un approfondimento delle notizie bibliografiche ed archivistiche inerenti a Pomponio Palombo, tra cui anche il suo testamento. La quarta ed ultima parte propone un primo catalogo delle opere di Pomponio, circa venti, tra cui anche alcune sconosciute, corredate da una scheda e documentazione fotografica e da un commento storico ed artistico.

Pomponio Palombo, come ci viene indicato dal prof. Barsi, nella biografia da lui delineata su una solida documentazione, era figlio del nobile giurista Antonio Palombo e della nobildonna Panfilia Tiriace, ed era nato a Santo Stefano nel 1549, in contrada la piazza, nella casa già del nonno Pietro.

L'urlo di Pomponio Palombo anticipa di 3 secoli l'urlo di Edvard Munk

 

L'urlo di Pomponio Palombo 1580 ... 1585

 

 L'urlo di Munch 1893, pittore norvegese

Relativamente alla data di nascita l’Autore ha trovato due indiscutibili punti di riferimento, gli atti notarili di Giovanni Antonio Gravina, del 1570 e quello del notaio privernate Leandro Compagnoni, del 22 settembre 1573, quando Pomponio aveva ventiquattro anni.

Dall’analisi di altri documenti il prof. Barsi attesta che Pomponio era il sesto ed ultimo figlio vivente di Antonio, proprietario terriero, imprenditore ed insigne giurista e di Panfilia Tiriace appartenente a un facoltoso casato dell’aristocrazia commerciale di Priverno con residenza in Piazza del Gallo. Rimase orfano a cinque anni del padre (1554) e la madre si trasferì con i suoi figli a Priverno, in una casa in Via Paolina, per ricongiungersi con la madre Caterina de Matteis e le sorelle Argentina, Lucrezia e Superna.

In considerazione dell’agiatezza economica e del buon livello culturale familiare, è probabile che egli abbia frequentato a Priverno la scuola dei primi elementi e che non abbia terminato gli studi per la morte della madre, avvenuta nel 1564, quando Pomponio aveva quindici anni e con i suoi fratelli fu affidato alla zia materna Superna.

In un contratto redatto dal notaio Gravina risulta che il 6 novembre 1565, quando aveva sedici anni, "il previdente e saggio fratello Pietro Antonio Palombo lo affidò per un biennio, come apprendista e servitore, ad un calzolaio della città di nome Ulisse di Pietro Locci, che aveva la bottega confinante con la loro abitazione di Porta Paolina". Questa decisione non corrispondente allo stato sociale della famiglia fu dettata dalla necessità di "togliere il minore e l’orfano dalla strada", perché il maggiore dei fratelli, Pietro Antonio era impegnato a curare gli interessi di famiglia a S. Stefano.

Barsi cita altri atti notarili tra cui tre del 1570, quello dell’8 dicembre è importante perché il giovane affittava le opere di terra al cugino Luzio di Silla di Testa di Priverno, figlio di seconde nozze della zia Superna e si rendeva economicamente autonomo.

In questi anni Pomponio a Maenza conosceva i Ferrazzoli, miniatori a Roma e decise di trasferirsi a Roma "per studiare e lavorare nel campo dell’arte".

Dal 1571 -1573 Pomponio Palombo lavorava come apprendista in qualche bottega artigiana per studiare il disegno e apprendere l’arte di miniaturista, incisore, stuccatore, scultore, pittore e architetto. Riproduceva in disegno le opere di grandi artisti, come Raffaello e Michelangelo, da incidere poi con bulino su matrici di rame, zinco e ottone, per stampare acqueforti a quei tempi molto vendute.

Dopo l’esperienza di studio, alla fine del 1574, egli si trasferì a Siena per circa quattro anni, "per approfondire, affinare ed esercitare le conoscenze dell’arte della pittura, della stuccatura, dell’architettura e della scultura".

Nell’arco di dieci anni 1571-1581 è documentata la presenza di Pomponio a Palermo, San Lorenzo e Santo Stefano, qui nel 1581 dirigeva i lavori come architetto, "per la ristrutturazione e sopraelevazione della casa di sotto la chiesa di San Pietro di proprietà dell’omonima compagnia." In un grande salone al piano terra c’era un grande cammino rinascimentale, simile a quello presente nell’affresco di Pomponio Palombo nell’oratorio di San Sebastiano di Priverno. Nell’architrave in legno della finestra, posta a destra a pianterreno, è incisa la data 1581 con i caratteri propri dell’artista.

Villa Santo Stefano, resti della sede della Compagnia di San Pietro, 1581

Amaseno, l’Adorazione dei Magi, Santa Maria Assunta, 1578

Nel 1582 era ancora a Santo Stefano per abbellire la facciata destra dell’abitazione con due suoi affreschi, uno in una nicchia in cui rappresentava Le Anime Purganti, l’altro sottostante la nicchia e a piano di facciata in cui rappresentava la Fuga in Egitto, cioè la sacra famiglia inseguita dai cavalieri di Erode". Su questi affreschi è rimasta incisa la data 1582 con gli stessi caratteri che si trovano nel lavoro "Nascita della Madonna" di Priverno.

Nel 1584 e 1585 Pomponio è a Priverno, in questo ultimo anno realizzava nella chiesa di S. Sebastiano il noto affresco "Nascita della Madonna" che oggi sappiamo essere "Nascita di Giovanni Battista".

Tra il 1585 e il 1591 acquistava sei terre, grazie alle sue cospicue rendite, aumentando il patrimonio.

Nel 1591 con una convenzione del notaio Cinzio Pennazzolo gli veniva commissionata la costruzione di una Cappella del S. S. Sacramento nella Cattedrale di Priverno che per la sua malattia non potette realizzare.

Infatti in quell’anno Pomponio si ammalava, probabilmente di malaria, ed essendo solo senza moglie e figli, si affidava alle cure della famiglia di Carlo Leo, suo cugino, figlio di Argentina Tiriace che lo assisteva nella propria casa, dove il 10 marzo 1592 compilava il suo testamento con il notaio Cinzio Pennazzolo e moriva tra il 10 e 11 marzo 1592.

 

Anagrammi

 
 
   

Lapide in marmo

 
 

Pomponio, martedì 10 marzo, "ancora sano di mente, di parola ed intelletto" dettava il suo ultimo testamento "per verba", alla presenza di testimoni. Egli dimostra di essere un buon cattolico raccomandando la sua anima a Dio e consegnando il suo corpo alla Confraternita del SS Sacramento.

Lasciava al cugino Carlo Leo quattro opere di terra con ulivi a Priverno e tutti i suoi beni mobili, gli affidava "disegni e colori e tutte le altre cose riguardanti l’arte della pittura per consegnarli successivamente a Rutilio Ferrazzoli di Maenza, miniatore di Roma".

Lasciava alla Comunità di Priverno una cospicua parte della sua eredità, imponendo delle condizioni, tra cui quella di erigere un ginnasio pubblico e di garantire l’insegnamento gratuito ai giovani di Priverno e S. Stefano, di affiggere sulla porta d’ingresso del ginnasio una lapide in marmo con scolpite le armi e lo stemma della casa e della famiglia di Pomponio.

La lapide esaminata dal prof. Barsi si trova nell’abitazione degli eredi Marino a Priverno. Nella parte alta ha il nome del testatore in latino; sotto il nome vi è lo stemma, costituito da uno scudo ovale con cartigli, all’interno sopra un ramo d’ulivo un palombo adulto che protegge un nido di quattro palombelli. Il palombo rappresenta il capo famiglia Antonio Palombo, i quattro palombelli indicano i quattro figli maschi viventi, l’ulivo simboleggia la pace.

Lo stemma è importante, perché viene spesso portato nelle opere dell’artista, egli spesso si firma con un palombo adulto o con un nido di palombi, il cui numero scala dopo la morte dei fratelli. Apponeva anche un suo autoritratto (se ne evidenziano tre, uno a trent’anni e due a quarant’anni) o un suo anagramma. Dalle fonti di archivio risulta che Pomponio era pittore, architetto, incisore, scultore ed ebanista.

 

PRESENTAZIONE

 

Carlo Cristofanilli

 

La locandina della presentazione del 30 maggio 2015

 
 

Ho accolto con piacere lʼinvito dellʼamico Silvio Barsi di presentare il suo lavoro su "La vita e lʼopera del pittore Pomponio Palombo (1549- 1592) di Santo Stefano, cittadino di Priverno", inserito nella sua collana di Studi Storici sul Cinquecento Lepino.

Il prof. Barsi, già docente di filosofia e storia nei licei e dirigente scolastico negli stessi istituti, è un ricercatore attento, quasi puntiglioso, sempre alla ricerca di documenti di prima mano che sa analizzare, correlare e contestualizzare da storico di professione.

Tra i numerosissimi suoi scritti mi piace qui citare: Il Collegio di S. Nicola (1985), LʼOrazione di Favonio Leo: De Laudibus et Commoditatibus Priverni (2005), La Battaglia di Lepanto e il De Bello Turcico di Bernardino Leo, edito da Bruno Mondadori (2008), Dalla parte di Pio IX. La reazione cattolica dopo Porta Pia in Europa, in Italia e nel Lazio meridionale (2012).

Con il presente lavoro lʼAutore ha voluto completare, in modo esemplare, la figura del pittore Pomponio Palombo, già iniziata con Il Collegio di S. Nicola, facendo chiarezza sulla vita dellʼartista e sulle sue opere e inserendolo, in maniera mirabile, nel secolo nel quale ha operato.

Con il suo fiuto investigativo è riuscito finora a scoprire, ed è cosa eccezionale, circa venti opere del nostro pittore, sparse tra Siena, Roma, Priverno, Amaseno e nella stessa Villa S. Stefano, alcune delle quali presso collezioni private.

Ha ricostruito, attraverso una paziente ricerca negli atti notarili del dipartimento di Priverno, Frosinone e Ceccano, la biografia dellʼintera famiglia del nostro Palombo, la quale proveniva non da basso ceto contadino, ma da quel ceto che, anche se non poteva dirsi nobiliare, certamente era ascritta a quello signorile e di censo, annoverando fra i suoi membri medici, notai ed illustri avvocati, riuscendo, attraverso unʼalleanza matrimoniale, ad imparentarsi con il cardinale Gallio, personaggio di spicco della Roma del Cinquecento.

Con uno scritto sempre chiaro, preciso e incisivo, lʼAutore ci dipana man mano le vicende umane ed artistiche delle alterne vicende del suo personaggio, analizzando, per mezzo di puntuali e precise schede, anche le varie sue opere, finora sconosciute.

Tra le tante novità di questo libro mi piace riportare la scoperta da lui fatta sul dipinto conservato nellʼOratorio della Cattedrale di Priverno e ritenuto, finora, come "La nascita della Vergine" sotto la quale troviamo scritto "Pomponio Palombo Pictor". Ora il prof. Barsi, attraverso un inoppugnabile documento, ci dimostra che in effetti il dipinto rappresenta la "Nascita di S. Giovanni Battista".

Tante altre sono le novità che troviamo in questo libro, che toccano da vicino i comuni di Priverno, Maenza, S. Stefano, Amaseno e Giuliano di Roma, e non sta a me descriverle tutte, per non privare i lettori del gusto della lettura e della scoperta.

Le numerosissime illustrazioni a colori completano il pregio del libro e mi auguro che tutti quelli che lo leggeranno riscopriranno in Pomponio Palombo un personaggio che ha lasciato una traccia significativa nella storia della nostra gente.

Auguro allʼamico Silvio che continui ancora nel suo indefesso lavoro di ricerca storica, ad multos annos.

                   Ceccano (FR), 02-01-2015                       Carlo Cristofanilli

 

Il Catalogo dell’artista

 
 
 
 
 
 
   

Dipinti murali a fresco (Affreschi)

La nascita di Giovanni Battista, erroneamente ritenuto La nascita della Madonna si trova nell’Oratorio di San Sebastiano a Priverno, firmato e datato da Pomponio nel 1585, già illustrato nel precedente lavoro, Il Collegio di San Nicola. Il Palombo presenta il neonato completamente nudo tra le braccia di un’ancella. L’opera evidenzia la firma apposta sulla mensola del camino e un nido con palombi posto in basso a sinistra riconducibili a Pomponio. Il camino rinascimentale ricorda quello che si trova nel salone posto a piano terra di una casa di Santo Stefano appartenente alla Confraternita di San Pietro, dove Pomponio aveva lavorato, in veste di architetto e pittore nel 1581-82. Nell’affresco come colore è predominante l’ocra gialla che si accosta molto al calore del fuoco e si trovano i canoni " a maniera del suo tempo"; infatti l’opera risente del manierismo del XVI sec. e della scuola fiorentina.

L’Adorazione dei Magi, che si trova nella chiesa di Santa Maria Assunta di Amaseno, dipinto nel 1578, riconducibile a lui per un nido con tre palombi e l’anagramma Pp, l’ autoritratto dell’autore posto a destra della scena in atteggiamento di preghiera con in testa il tipico basco dell’artista.

La Madonna e le anime del Purgatorio e La fuga in Egitto ci interessano particolarmente, perché si trovano a Santo Stefano, in Via della Portella 4, e sono stati realizzati nel 1582, dopo il restauro commissionato dalla Confraternita di San Pietro del 1581. I due affreschi si trovano in alto a destra: il primo all’interno di una nicchia, l’altro sotto e su muro radente. Il primo: nella parte inferiore, in una fornace, sono poste le anime purganti in lacrime, mentre ai lati della parte superiore angeli e santi pregano e portano al cielo i purificati per presentarli alla Vergine ed a Cristo. Si vedono ancora due anime purganti, una maschile e una femminile, su uno sfondo blu e varie tonalità di grigio, cattivo lo stato di conservazione.

Il secondo: Si vede San Giuseppe, una parte dell’asinello, scomparsa l’immagine della Madonna con in braccio Gesù, seduta sull’asinello, rappresenta la fuga in Egitto di Giuseppe e Maria per sottrarre Gesù alla strage di Erode. Le due opere presentano una mezza firma di Pomponio e la loro data di esecuzione, cioè il 1582. Nell’architrave della finestra c’è la data messa da Pomponio del 1581.

 

Pitture su tela

a) La Pietà: collezione privata della nobildonna Maria Beatrice Tacconi e del figlio Ludovico Tacconi. Pomponio si era ispirato alla Pietà di Michelangelo e si firma con un nido con due palombelli in basso a sinistra, data presunta il 1578. Lo stile dell’opera è tipico della "maniera" del XVI sec., perché rompe con gli schemi classici per introdurre il patos dell’artista che crea effetti nuovi alla scena e libere sensazioni allo spettatore.

b) Il ritratto di Isabella Gravina: si tratta di un dipinto di fine sec. XVI con cornice d’epoca, su uno sfondo scuro presenta il ritratto di una giovane aristocratica signora: Isabella Gravina. Fa parte della collezione privata della famiglia Giuseppe Jannicola di Priverno.

Sculture

1) Madonna della Seggiola è una miniatura a bassorilievo, in un tondo di gesso, firmata con un nido con due palombelli, eseguita il 1580 che ripropone l’omonimo dipinto realizzato da Raffaele Sanzio. Fa parte della collezione privata di Giuseppe Jannicola.

2) L’opera Camilla Privernate Regina dei Volsci, è un bassorilievo in gesso, un ovato con cornice. Presenta lo stemma dei Palombo, con un nido di palombi, un palombo adulto, l’anagramma ed un autoritratto di Pomponio, deve essere stato realizzato tra il 1580 e il 1585. Rappresenta la regina dei Volsci, Camilla nell’atto di trafiggere un cavaliere nemico. Si trova nel museo civico di Priverno.

Incisioni e Acqueforti

Tranne alcune posate d’argento non si trova materiale.

Lavori di Architettura

a) Casa della ex Confraternita di San Pietro in S. Stefano. La Confraternita decideva di acquistare e ristrutturare la casa di sotto l’omonima chiesa, oggi Via della Portella 4. In origine la casa aveva solo un piano terra e sopraelevata in tale circostanza di due piani. Tre gli elementi riconducibili a Pomponio: 1) un camino rinascimentale, simile a quello dipinto da Pomponio nell’affresco "Natività di Giovanni Battista" nell’oratorio di San Sebastiano di Priverno che si trova nel salone dell’abitazione di Santo Stefano. 2) la data1581, incisa nell’architrave in legno di una porta finestra del piano terra, posta a destra dell’ingresso principale, colorata di verde e riferibile alla fine dei lavori, simile a quella del suddetto affresco. 3) i resti di due affreschi murali a destra della facciata, con la data dipinta 1582, i cui segni e colori sono propri di Pomponio. L’attività di imprenditore edile era facilitata, perché il fratello spurio Prospero, proprio a S. Stefano gestiva una cava di pietra e creta di famiglia. Non ci sono atti notarili che confermano tale lavoro.

b) Cappella del S.S. Sacramento della Cattedrale di Priverno: Nel 1591 viene firmata da Pomponio e la Confraternita una convenzione per la realizzazione di una Cappella voluta da Vito Barletta nel suo testamento, del 4 agosto 1590, per mano del notaio Cinzio Pennazzolo. Vito Barletta nominava erede universale dopo la sua morte e quella della moglie, la Venerabile Confraternita del S.S. Sacramento di Priverno, della quale era priore, a condizione di destinare trecento scudi per la realizzazione di una Cappella. Dopo quasi un anno dalla morte del Barletta, la Confraternita sottoscriveva con Pomponio, l’11 settembre del 1591, la convenzione per la sua realizzazione, sempre redatta da Cinzio Pennazzolo. Essa presenta una parte in latino, secondo una formula prevista, poi ci sono i Capitoli in lingua italiana che la regolano e che stabiliscono le dimensioni della Cappella.(Larga e lunga non più di tre metri, alta sei metri). Questi Capitoli erano già stati pubblicati dal Prof. Barsi nel precedente lavoro del 1985, il Collegio di San Nicola. Pomponio, il 31 ottobre 1591, mediante un documento notarile affidava i lavori a una locale ditta di muratori. A causa della morte di Pomponio verrà realizzata da altro artista romano, dal pittore ed imprenditore Alessandro Bencivenni, col quale verrà stilata non più una Convenzione, ma una Obligatio che prevedeva gli obblighi formali.

 

Analisi critica dell’opera

a) Lavoro approfondito, chiaro e documentato in modo minuzioso e preciso tramite fonti sicure come atti notarili vari (contratti di vendita, di acquisto, di eredità,testamenti,documenti scritti dell’epoca).

b) L’autore giunge ad importanti scoperte sulla vita del pittore e sulla sua opera artistica che ricostruisce dettagliatamente e costruendo una storia umana che attira e coinvolge il lettore , la trattazione storica va di pari passo con la narrazione.

c) L’autore è sempre coinvolto nella narrazione e puntualizza le sue perplessità, i suoi dubbi, le sue certezze con una grande passione per la ricerca e la storia.

d) L’autore va oltre la ricostruzione storica da uomo scopre e mette al centro della ricerca l’uomo Pomponio Palombo.

e) Ogni argomento trattato viene semplificato con elencazioni e spesso sintetizzato alla fine del capitolo, nei suoi aspetti più importanti, per aiutare il lettore a non perdersi.

f) Attraverso la biografia del pittore e dei suoi familiari traccia un significativo spaccato della società del suo tempo; delle relazioni politiche, sociali, economiche, culturali e religiose, nella seconda metà del XVI sec. delle Comunità che si trovano nella pianura dell’Amaseno che fanno da sfondo alla vita e all’opera dell’artista; dell’importanza dei contratti matrimoniali che servivano a rafforzare la nobiltà della famiglia di Pomponio, pertanto i familiari si imparentarono con notai, giuristi e perfino con il Cardinale Tolomeo Gallio.

g) Giunge ad importanti scoperte come la Nascita di Giovanni Battista erroneamente chiamata Nascita della Madonna.

h) Traccia attraverso l’artista Pomponio il profilo dell’artista del tempo proveniente da famiglie aristocratiche che curano la sua istruzione economicamente mandandoli in elevati centri culturali come Roma, Firenze, Siena.

i) Realizza un primo catalogo delle opere di Pomponio analizzandole con schede, fotografie e commenti storici ed artistici.

Da tutto quanto esposto, si evince che quest’opera fornisce un contributo notevole alla scoperta di questo artista e tutta la nostra Comunità è grata all’autore per averlo fatto. Finalmente possiamo conoscere, apprezzare ed accogliere Pomponio Palombo tra le figure più illustri che sono nate in Santo Stefano e che hanno lasciato segni della loro grandezza nella società, nella storia e nell’arte. Certamente anche la Comunità di Priverno prova la stessa gratitudine e considerazione, perché Pomponio è vissuto prevalentemente qui e ha lasciato testimonianze artistiche importanti nonché una significativa eredità.

(Testo, Maria Teresa Planera) 

 

 

Amaseno, 7 novembre 2015

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Per richiedere il libro scrivete all'autore

silvio.barsi@gmail.com

(Gallerie fotografiche, Enzo Iorio)

 

12.2.17

www.villasantostefano.com

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Le gallerie fotografiche di alcune presentazioni del libro

Villa Santo Stefano, 30 maggio 2015
Priverno, 9 giugno 2015
Amaseno, 7 novembre 2015