Suor Teresa Margherita Reatini

Villa Santo Stefano, 23 agosto 1917   –   Firenze, 14 settembre 2002

 

Suor Teresa Margherita Reatini

Primi incontri con tribù di Pigmei

Suor Teresa e il Lago Tanganica

Assistenza ai bambini

Suor Teresa con bimbi Pigmei

Suor Teresa con una bimba

Suor Teresa in abito coloniale con da ds. Augusta, Edoardo e Alberto.

Una foto di una famiglia zairese donata a Suor Teresa

Foto di una famiglia zairese donata a Suor Teresa

Una foto di una famiglia zairese donata a Suor Teresa

Elefanti al Parco del Virunga

 

 

La mattina del 24 agosto 1917 Ernesto Reatini si recò presso l’ufficio dell’anagrafe del comune di Villa Santo Stefano per comunicare che il giorno precedente era nata Guglielmina che andava così ad unirsi all’allegra brigata composta dai piccoli Giuseppe, Felice, Romano, Virginia, Emilia e Maria.

La fanciulla mostrò immediatamente particolare attitudine all’apprendimento e allo studio, doti che la porteranno all’età di soli dodici anni al desiderio irrefrenabile di abbracciare la vita monastica. Lo fece recandosi insieme alla madre, Flavia Palladini, presso la dimora delle Suore Oblate dell’Assunzione, congregazione fondata nel 1865 da Emmanuel Maurizio d’Alzon, canonico della Diocesi di Nimes in Francia, ordine composto da religiose missionarie attive in 19 paesi del mondo animate da un grande amore per Cristo e la sua Chiesa secondo la regola di S. Agostino. Presso il convento di via Borgo Pinti a Firenze ultimò il noviziato conseguendo il diploma di maestra ed assumendo, definitivamente, il nome di suor Teresa Margherita.

Durante il secondo conflitto mondiale suor Teresa divise le durezze della guerra insieme agli orfani e ai bisognosi che erano ospiti del convento, tra cui alcuni bambini di Villa S. Stefano. Molti di questi riuscirono a sopravvivere grazie ad alcune patate che suor Teresa aveva piantato nel giardino dell’eremo, sacrificato per l’emergenza in "orto di guerra". I tuberi erano giunti fino a Firenze in maniera rocambolesca come pensiero della premurosa madre.

Al termine degli eventi bellici iniziò per suor Teresa Margherita la concretizzazione di un sogno, quello di impegnarsi verso i più deboli nelle missioni in terre lontane, per questo fu destinata a recarsi in Belgio dove si preparò spiritualmente alla nuova esperienza che la condusse infine nell’allora Congo Belga.

Paese questo estremamente vasto dell’Africa Centrale, coperto da fitte e impenetrabili foreste equatoriali attraversate da imponenti fiumi. La sua popolazione era composta da più di duecento gruppi etnici ognuno con il proprio dialetto, ma il swahili, che suor Teresa aveva appreso a Bruxelles li comprendeva tutti. Le giovani religiose furono dislocate in una piccola missione composta da capanne di fango e paglia a Butembo nella provincia del Nord Kiwu nei pressi delle tristemente note frontiere del Rwanda, Burundi e Uganda. Era questa una regione inesplorata caratterizzata da imponenti catene montuose circondate da estesi laghi come il Tanganika. Evidente fu subito a suor Teresa e alle sue consorelle la drammatica situazione presente nel paese, martoriato sia da terribili malattie come la lebbra e la malaria che dalle diffuse tensioni sociali che serpeggiavano tra le diverse etnie.

Nel 1960 il Congo Belga divenne uno stato indipendente, il periodo che ne seguì fu caratterizzato da violenti scontri di massa. La storia di quei anni fu drammatica, il paese si ritrovò in una situazione di forte anarchia e di diffusa violenza con un potere centrale indebolito. Nel 1961 fu assassinato il primo ministro Lumumba, che diventò il simbolo per i movimenti di liberazione africani più radicali.

Il paese fu percorso dal sangue e dal terrore. Il dilagare di una cruentissima guerra civile costrinse suor Teresa e le sue compagne a fuggire all’interno della foresta intorno ai monti del Virunga lasciando la missione alla devastazione e alla ferocia. Vissero in condizioni estreme nutrendosi di ciò che offriva loro la natura, molte missionarie perirono, le superstiti furono accolte nei nascosti villaggi dei miti Pigmei rimasti per il loro carattere gentile estranei ai disordini, si ritrovarono così "piccole grandi donne tra piccoli grandi uomini".

Deponendo il presidente Kasavubu, il colonnello Mobutu pose fine alle violenze ed impose un regime autoritario che durò fino al 1977. Ristabilita apparentemente la quotidianità fu ricostruita la missione e le religiose ripresero la loro attività di bontà e dedizione al prossimo, fu dopo quel periodo buio che suor Teresa Margherita rimase impressionata dalla moltitudine di infermi, vittime sia della guerra che della lebbra, che con gli arti devastati si trascinavano intorno alla missione, elemosinando. La suora improvvisò così un piccolo laboratorio dove venivano prodotte rudimentali protesi utilizzando barattoli e stecche di legno di palma che migliorarono di molto la disperata condizione di quei sfortunati. Le rare occasioni che la riportavano in patria la vedevano protagonista di ogni tipo di iniziativa finalizzata ad aiutare i suoi poveri orfanelli lasciati in Africa, cercava di procurarsi ogni qualcosa potesse essere utile in Congo preoccupandosi sempre di ridurre al minimo il peso di tutto ciò che otteneva, come ad esempio, tagliando i lati in eccesso delle caramelle regalatele. Ma nonostante il suo impegno continuasse anche in Italia, la sua presenza a Villa S. Stefano presso l’amatissima sorella Emilia era per parenti ed amici anche una continua scoperta di mondi esotici e misteriosi, testimoniati sia dai suoi racconti appassionati che dai manufatti artigianali di quei popoli lontani che suor Teresa amava regalare, magari in cambio di qualche piccola offerta. Ma ben presto insistente la voglia di ritornare sul campo si faceva sentire e "zà suora " come era chiamata benevolmente dai suoi nipoti ben presto ripartiva, carica di valigie, decisa come sempre a superare le corrotte dogane congolesi con l’ausilio di mille stratagemmi. Nonostante i disagi e le durezze di quella terra ostile, le interminabili lotte intestine e la malaria che la segneranno definitivamente.

Il suo spirito caritatevole non fu mai scalfito ne mai cessò la sua voglia di amare. Portò con semplicità la parola del Signore tra quelle popolazioni che rispettò sempre profondamente nelle loro credenze e nelle loro pratiche spirituali senza mai abbandonarsi a facili sincretismi religiosi. Quando giungeva ai loro villaggi era sempre la benvenuta, Suor Teresa Margherita era medico, maestra, mamma.

Nella povera missione di Butembo visse 43 anni della sua vita donando tutta se stessa all’amore per Dio e per gli uomini fino a quando con una lettera, scritta come spesso faceva sul retro di qualche scatola di medicinale, comunicava la necessità di rientrare in Italia a causa dell’età e della salute ormai pregiudicata dai tanti disagi.

Gli ultimi anni della sua vita li trascorse a Firenze tra l’amore delle sue consorelle anche se il suo pensiero, perennemente avido di notizie rubate ai telegiornali o ai quotidiani, era sempre rivolto all’equatore. La morte la colse il 14 settembre 2002 vicino al giardino del convento dove lei stessa giovanissima aveva piantato un cipresso che le piaceva immaginare fosse essere l’enorme baobab sotto cui avrebbe voluto riposare abbracciata per sempre dalla rossa terra d’africa.

Marco Felici

Aiuto ad un disabile - Zaire 25 giugno 1981

La Missione

Bambini nella Missione

Giovani Pigmei

Un villaggio di Pigmei

Famiglia in un villaggio

Anziano pigmeo

Le donne lavorano granaglie per cibo

Una donna al lavoro

Il Parco del Virunga fotografato dall'auto

La savana nel Congo, foto del 1981

Una scimmia fotografata nel Parco del Rurindi, Zaire 25 giugno 1981, in cerca di cibo a 50° di temperatura.

Prime Comunioni nella Missione

Suor Teresa incontra una tribù di Pigmei

La raccolta dell'acqua in un villaggio dello Zaire

Suor Teresa in preghiera a Roma

da VillaNews  Suor Teresa Margherita: Missionaria 28ott.2004

 

www.villasantostefano.com

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