FILASTROCCHE POPOLARI

 

Matèri' scolastich' d'gli' babbi': gn’rant’tà, mb’c’llézza, str’nz’l’gìa

(Materie scolastiche degli stupidi: ignoranza, imbecillezza e stronzologia) [ASCOLTA]

 

 

La Mano

Dit’ ditìgli’ (mignolo) DITO DITINO

Prèta dan’gli’ (anulare) DOVE SI METTE L'ANELLO

Più l’ngu’ d’ tutt’ (medio) PIU' LUNGO DI TUTTI

Lécca m’rtal’ (indice) LECCA IL MORTALE

Accìd’ i p’rucchi’ (pollice) UCCIDE I PIDOCCHI  [ASCOLTA]

 

 

Il Fuoco

Na léna n’nfà f’cu’

Dùi’ s' tropp’ p’c’

Tre s’nguménza a u’dé

Quattr’ i f’cu’ a fàtt'

Cinqu’ i f’cu’ a stìnt’  [ASCOLTA]

 

Traduzione:

Un pezzo di legno non fa fuoco, due sono troppo pochi, tre si

incomincia a vedere, quattro il fuoco è fatto, cinque il fuoco è

estinto (da intendersi "finito", "completo")

 

 

Filastrocca

Mis’ mis’ iatta

Ha méss’ a pappa allàrca

S’llà magnàta i lup’

I lup’ iéua ui’cchi’

Nsapéua r’fa i l’tt

Gli’ méss’ a cauàgli’ agliàs’n’

Gliàs’n féc’ hòci’! hòci’! hòci’!

 

 

Proverbio 

Uìn’ c’tùs’, pan’ urcuiùs’ casa mantè [ASCOLTA]

 

 

Lucc'cantina

Bambino: lucc'cantìna lucc'cantèlla, chi t'ha fatta ssà bbèlla u'nnèlla

Bambina: m' lla fatta za Catarìna, m' lla métt' add'man' mattina

[ASCOLTA]

 

 

Filastrocca

Madd’màn' ma rìzz' lèst'

M’nn' uàu' alla prima messa

Incontr' z’Frauiàn', chigli'

ch' zompa p'll’ scàl’

z' Frauiàn' fa l' fùsa

za Mén'ca l’app’zzùta.

 

 

Disperazione di una madre

Riflessione personale di quando ero ragazzo nell’assistere alla

disperazione di una madre che aveva perso il suo bambino di

appena tre anni e scrissi allora in dialetto santostefanese la seguente

frase: “S’ la mort’ t’néss’ l’ crìanz’, faciarìa m’rì chi a nàt’ annànz’,

ma dat’ ca l’ criànz’ n’ ll’ tè, fa m’rì chi iè iè!” [ASCOLTA]

Traduzione: Se la morte avesse un po’ di rispetto, farebbe morire chi

è nato prima, ma dato che il rispetto non ce l’ha, fa morire piccoli e grandi”.

La morte è come la falce nel suo passaggio, taglia l’erba piccola e la

grande. Forse questo è anche un bene perché la morte nessuno la

può comprare.

                                                                                                      Primo Toppetta

 

Gli spaghetti

Sempre da ragazzo scrissi una frase in dialetto sugli spaghetti che a me

piacevano tanto: “Spaghétt’ mì’ spaghétt’, cumm’ t’ mìtt’ i’ t’ nf’rchétt’,

tu t’ mìtt’ alla cu’l’càta, i’ t’ la dòngu’ na f’rch’ttàta!” [ASCOLTA]

Traduzione: "Spaghetti miei spaghetti, in qualsiasi modo ti metti io ti

inforchetto, se tu ti metti in posizione orizzontale io te la do’, una forchettata!

 

                                                                                                      Primo Toppetta

 

Scommessa al Ministero degli Interni

Personaggi: Primo Toppetta , Alfiero Tambucci, Antonio Felici (Villa S. Stefano),

                      Di Rocco (un poliziotto che faceva servizio al Ministero e

                                       che non era del paese)

                      Periodo: siamo intorno agli anni '60

Un poliziotto, un certo Di Rocco, sentendo parlare Primo e Alfiero in dialetto

santostefanese, li prendeva in giro affermando che egli

era perfettamente in grado di comprendere il loro dialetto,

poiché egli aveva prestato servizio per molti anni presso la

questura di Frosinone. Vista l’insistenza di Di Rocco, Primo allora

disse: “Scommettiamo una cassa di birra che non riuscirai a tradurre

la seguente frase… hai 10 minuti di tempo per tradurla”.

Il Di Rocco accettò la scommessa. La frase era la seguente:

"Ammàzz’gli’ quant’ iéua r’uìzz’ chìgli’ r’uàzz’! S’ iu’ a magnà

  chigli’ ischi’ ngìma agli’ p’zz’racu’, ma n’ng’ t’rnau’ cùnd’!

  C’stéu’n’ c’rt’ sgaruaiùn’!” [ASCOLTA]

 

E’ inutile dire che la scommessa fu persa da Di Rocco che non riuscì

minimamente a tradurre la frase. Voi ci riuscite?

Traduzione: Accidenti quanto era arzillo quel pettirosso! S’andò a mangiare

quel vermicello sopra la pianta di bacularo, ma non ci tornò conto

(cioè ebbe dei problemi) perché c’erano certi calabroni!

                                                                                                        Primo Toppetta

 

Indovinello Santostefanese

"I’ ti’ngu’ n’ pìmb’r’mbìgli’, glià mprèst’ a chist’ e a chìgli’,

 ma sempr’ a cas’ma r’uè. Andouìna tu ch'iè? [ASCOLTA]

Provate voi ad indovinare prima che io ve lo spieghi!

 

Spiegazione: un tempo a Villa c’erano diversi forni pubblici mentre

altre persone avevano il forno in casa e il pane se lo preparavano da sé.

Nei forni pubblici, a seconda della temperatura del forno, il fornaio passava

e ti avvertiva più volte sulle varie procedure da eseguire. Esempio: Ammassa!

Ndàuia! Mett’ a r’cènda! ecc…

Per fare il pane, oltre alla farina e all’acqua, occorreva anche il lievito. Un pezzo di

questo lievito veniva prestato a chi doveva fare il pane, e questa persona a sua

volta lo prestava ad un’altra persona e così via…

In questo modo, il pezzo di lievito originario passava nelle mani di diverse persone.

Praticamente ci si prestava il lievito tra tutte le persone che facevano il

pane. Quando arrivava il momento che la persona che aveva prestato il lievito

doveva anch'egli fare il pane e magari in quel momento non aveva a disposizione un

po' di lievito in casa, ecco che chiedeva un pezzo di lievito a chi in quel momento lo

aveva, ed ecco che in questo modo il lievito ritornava nelle sue mani, praticamente

rifaceva il giro. Quindi i pìmb’r’mbìgli’  è il lievito.

 

Traduzione: Io ho il lievito, l’ho prestato a questo e a quello, ma sempre a casa

                     mia ritorna.

                                                                                                                  Primo Toppetta

 

Indovinello Santostefanese

"Alla uol'pa, c' ss' s' ffàtt' l' sbianùglia, i lèpr' sa mpigliàt' co lla paglia! N'n v' cci'

 fàt' tant' m'rauìglia, ca sta chi sa llègg' e pure sbaglia!" [ASCOLTA]

 

Traduzione: La volpe si è sentita mancare (si è sentita male), la lepre si

                      è impigliata con la paglia! Non dovete meravigliarvi di queste

                      cose, perché c'è chi sa leggere eppure sbaglia lo stesso!

                      (la morale è che non ci si deve meravigliare degli errori

                      altrui, perché gli errori li possono commettere tutti!)

                                                                                                                  Primo Toppetta

 

Detto popolare (in italiano)

"Amico, ti saluto al pettinare e delle corna non aver paura, questa mattina

  te ne ho messe un paio, e chissà quante te ne metterò se il tempo dura

 (cioè regge il bel tempo)" [ASCOLTA]

 

 

Detto popolare

Quand' i pescator' porta i pesc', se ncontra g'sù crist' n' gli' conosc'!  [ASCOLTA]

 

Traduzione: Quando il pescatore riporta il pesce (torna dal mare), se incontra Gesù Cristo non lo riconosce (cioè "se dovesse incontrarlo non lo riconoscerebbe")

 

 

Pater Noster

Pater Nòstr', a cinqu' a cinqu', trenta uòt' venticinqu', trenta uòt' na c'nt'nàra,

uà p' llàn'ma della f'rnara [ASCOLTA]

 

Traduzione: Padre Nostro a 5 a 5, 30 volte venticinque, 30 volte una centinaia,

va per l'anima della fornaia

 

 

Proverbio (in italiano)

Se la gioventù pensasse alla fine, 72 bottoni sarebbero 6 dozzine [ASCOLTA]

 

 

 

Primo Toppetta