Si
racconta che… L'origine della vitivinicoltura nei Castelli Romani si
perde in epoche lontane fino a confondersi con la mitologia. Le
leggende nate sulla vite e sul vino sono, infatti, numerose e hanno
sempre come protagonista un Dio che dona la preziosa piantina
all'uomo. Saturno, scacciato dall'Olimpo dal padre Giove, si rifugia
nel Lazio e più propriamente nei Castelli dove insegna la
coltivazione della vite a Giano (di qui il nome Enotrio). Numa
Pompilio, secondo re di Roma, trova a Nemi la piantina e la porta a
Roma insieme a un albero di fico e un ramoscello di olivo. Tutti e
tre gli alberelli trovano dimora nel Foro, investiti di un
significato sacro e simbolico. Questo antico legame viene rinnovato
in epoca moderna nella tradizione delle osterie, le fraschette. Un
nome curioso legato all'abitudine di esporre sulle insegne un
ramoscello o frasca appunto. Qui gli avventori trovavano il vino dei
Castelli, servito in particolari contenitori di vetro - nei barzilai
(doppi litri), nei tubbi (litri), e nelle fojette (mezzi litri) - e
potevano consumare spuntini con i cibi portati da casa…
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