"Fu un antica miseria od un torto subito a fare del ragazzo un feroce bandito", questo è un passaggio di una celebre canzone del cantautore romano Francesco De Gregori. Il brano si intitola "Il Bandito e il Campione" e narra dell’amicizia tra un fuorilegge, Sante Pollastri, e di un grande campione del ciclismo, Costante Girardengo. È venuta in mente proprio questa ballata allorquando mi è stato chiesto di scrivere un pezzo introduttivo su Benito Lucidi, personaggio del passato noto per fatti di cronaca nera. Qual è stata la causa scatenante che ha spinto Benito Lucidi sulla "cattiva strada"? Secondo i nostri ricercatori il motivo risiede nel rifiuto della società che ha indotto il nostro concittadino ad iniziare a delinquere: dapprima con piccoli furti poi in una escalation progressiva fino al crimine che l’ha visto condannato all’ergastolo. Cosa è successo, in definitiva? Lucidi, reduce dalla Repubblica Sociale Italiana di Salò, dopo il conflitto ha inoltrato domanda di arruolamento alle Forze Armate. Purtroppo, si è visto rifiutare da tutte le varie richieste di lavoro al servizio della Stato. Tale e tanta la sua frustrazione, che infine l’ha spinto a fare scelte di vita sbagliate. Con ciò, non si vuole in alcun modo giustificare il fatto che da un diniego si possa travalicare i limiti della legalità, ma dare una chiave di lettura asettica che sia anche da monito affinché si possa esorcizzare il pericolo di eventuali cadute comportamentali. E' stato condotto uno studio approfondito con testimonianze dirette e reperendo materiali documentali dell’epoca, soprattutto giornali e periodici, che si sono interessati della "vita spericolata" del Lucidi. Ricordano i coetanei che Benito Lucidi, nato nel 1923, da bambino era irrequieto ed aveva un carattere ribelle. La vita grama e difficile dell’epoca assieme a tristi vicende familiari, in riferimento alla tragica morte della sorella, non possono non aver lasciato il segno nella psiche di un ragazzo. Da un simile contesto nascono i presupposti dell’inquietudine umana che travalica i confini della razionalità. Durante le evasioni divenne una persona tristemente famosa, insieme ai suoi compagni, prima Dejana e successivamente Piermartini. Sono moltissime le prime pagine dei giornali e riviste nazionali dell'epoca (fra la fine degli anni '40 all'inizio degli anni '60) che lo pongono al centro dell'attenzione. Dopo il lungo periodo trascorso in carcere, Benito Lucidi ha riconquistato la libertà. Lo si ricorda, quando è tornato a vivere a Villa Santo Stefano, come un personaggio completamente diverso: dall’esperienza carceraria, infatti, Lucidi è rinato come uomo. Ha imparato dai suoi errori e finalmente si è visto moralmente e materialmente inserito nel tessuto sociale e di conseguenza accettato dalla comunità. In conclusione quale insegnamento trarre da una "vita spericolata" con redenzione finale? Che il rispetto della legalità nella libertà alla fine paga sempre! 7 luglio 2008
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