INTERVISTE PARALLELE

A GIANCARLO BONOMO (ORGANIZZATORE DEL CONVEGNO DI TRIESTE DEL 16 FEBBRAIO 2008) E GIANCARLO PAVAT (AUTORE DEL LIBRO "VALCENTO")

DELLA GIORNALISTA SARA FEDERICI

 

 

Sara Federici – A Trieste, per il convegno e la presentazione del libro "Valcento", c'è stato un vero e proprio bagno di folla. Vi aspettavate una così massiccia presenza di uditori?

Giancarlo Bonomo - Sinceramente sì, per vari motivi. Il primo è legato all'interesse che da sempre la città di Trieste dimostra nei confronti di argomentazioni a carattere storico ed esoterico. Da questo punto di vista la città ha risposto con grande attenzione, curiosità ed ospitalità verso lo scrittore, le autorità e gli amici che sono venuti da fuori. In secondo luogo, l'evento è stato promosso massicciamente con tutti i canali disponibili. A questo proposito, mi sento di ringraziare il team che ha collaborato con me e l'Associazione "M.A.I." nelle persone della direttrice Vincenza Gangemi e della sua vice Floriana Mauro che hanno sostenuto e valorizzato l'iniziativa.

Giancarlo Pavat – Non è falsa modestia, ma a dire il vero la risposta è no. Non mi sarei mai aspettato una simile risposta da parte della città. Dopotutto Trieste è abituata ad eventi culturali che quasi diuturnamente vengono organizzati e proposti al pubblico. Certo la tematica era stuzzicante e di sicuro interesse in una città culturalmente multiforme come quella che ci ha ospitati. Credo abbia influito anche la curiosità nei confronti dei convenuti da tanto lontano. Curiosità ed aspettative che sono state ampiamente ripagate. Tra il pubblico, sabato sera all'antico Caffè San Marco, sedevano molti esponenti della cultura e della ricerca triestina, che al termine hanno espresso sincero apprezzamento per l'evento, l'esposizione dei temi trattati e per la profonda cultura di coloro che si sono alternati al tavolo dei relatori.

 

 

 

 

S.F. – A Trieste si è verificata una cosa quantomeno curiosa. E' stato presentato un libro scritto da un triestino, Giancarlo Pavat, trapiantato da alcuni anni in Ciociaria, che parla appunto di quella terra, che è anche il territorio, di Emilio Bonomo, indimenticato padre di Giancarlo Bonomo, che pur essendo nato e vissuto in cima all'Adriatico è legatissimo alle sue ancestrali radici. Quali emozioni vi ha suscitato tutto ciò e quale è stata l’accoglienza dei vostri rispettivi concittadini e nuovi e vecchi amici?

G.B. - Devo dire che l'emozione è stata indescrivibile, come un sogno dentro il sogno della storia della mia terra di origine. I miei concittadini sono stati meravigliosi e condividere con loro quei momenti è stata un'esperienza che non potrò mai dimenticare...

G.P. – Qualcuno, osservandomi durante il convegno, mi ha chiesto se non fossi emozionato oppure se lo nascondevo benissimo. Ho risposto che l'ho nascosto per bene. Le emozioni e le sensazioni che si sono impossessate del sottoscritto sono difficilmente spiegabili. Ovviamente non era una presentazione come tante altre. Come detto proprio quella sera, non è concesso a molti di poter realizzare una simile cosa nella vita. Presentare finalmente il frutto dei propri studi, ai quali si è lavorato intensamente per alcuni anni, in uno dei luoghi più culturalmente prestigiosi della propria città natale, davanti non soltanto ad oltre 250 persone, ma soprattutto ai propri genitori, al proprio fratello con la cognata ed il nipotino, a tanti parenti che non vedevo da tempo, addirittura davanti ai miei vecchi compagni di Liceo, ad alcuni miei insegnanti delle Scuola Medie. Inoltre, e qui mi si permetta di aprire una piccola parentesi personale, sono certo che, pur non essendo più tra noi da molti anni, nella sala era presente, in qualche modo, anche mio nonno materno Antonio. A cui sono sempre stato molto legato sin da piccolo.

S.F. - Quanto vi dovete, a vicenda, per l’incredibile riuscita dell’evento?

G.B. - Giancarlo Pavat è stato l'evento ed è grazie a lui, alla sua opera, che ci siamo ritrovati. E' stato la causa di questo effetto del cuore. E' un ragazzo straordinario. Attento, preciso, preparato e con una capacità intuitiva fuori dal comune. E non solo quando si occupa di storia. Per me è un dono della vita.

G.P. – Giancarlo Bonomo è stato ineguagliabile. Non soltanto è uno stimato scrittore ed apprezzato critico d'arte, oltre che lui stesso un artista, nel senso più pregnante del termine, ma è un grandissimo professionista. Come organizzatore di eventi culturali ha messo in piedi una manifestazione perfetta. E di notevole livello. Non avevo dubbi a riguardo, altrimenti non mi sarei fidato ciecamente di quello che stava allestendo. E non finirò mai di ringraziarlo per tutto questo.

S.F. - Avete progetti per altri luoghi dove effettuare le prossime presentazioni del libro "Valcento"?

G.B. - Ho fatto a Giancarlo Pavat delle proposte per altri sogni da condividere. Avrei una mezza idea per Firenze, Spilimbergo e, soprattutto….. un sito davvero magico e mistico allo stesso tempo, che al momento preferisco non divulgare. Questo, per me, sarebbe il luogo più bello del mondo dove presentarlo. Comunque, ci sto lavorando.

G.P. – Giancarlo Bonomo mi sta solleticando con varie proposte di località per eventuali presentazioni. Tutte davvero prestigiose e suggestive. Le stiamo valutando anche dal punto di vista logistico. Ovviamente, dobbiamo cercare di conciliare le date con i propri impegni personali e di lavoro. Certamente faremo delle presentazioni ad Alatri e a Latina.

S.F. - Quali sono le domande più interessanti che vi sono state rivolte? E che cosa vi ha dato maggiore soddisfazione?

G.B. - Domande me ne hanno fatte tante. A cominciare dal titolo del convegno, "La tenebra e le croci". Molti, suggestionati dal tema, mi hanno chiesto se fosse un'indagine sulle sette religiose o ermetiche e se noi ne fossimo coinvolti. Credo di averli delusi un po' quando ho spiegato loro che siamo ricercatori e che Pavat presentava fatti storicamente accaduti, senza alimentare superstizioni o leggende da cinema fantastico. La soddisfazione più grande è stata comunque rispondere alle domande sulla mia terra, la Ciociaria, che molti non conoscevano. E' stato bello parlare della terra di Bonifacio VIII, di Tommaso d'Aquino, del passaggio dei Templari e Giovanniti e, in tempi moderni dei grandi attori del neorealismo cinematografico, quali de Sica, Manfredi, Mastroianni o la Lollobrigida...

G.P. – Le domande sono state delle più varie e poste con acume e competenza da docenti e scrittori. Si è spaziato dalla cosiddetta "archeoastronomia" in relazione alla costruzione, da parte dei Templari, di edifici sacri orientati secondo le costellazioni, a quelle che denotavano curiosità per siti e monumenti, quasi tutti inediti, citati nella mia esposizione e nel libro. Poi lo stesso Giancarlo Bonomo mi ha posto una domanda trappola. Che non si dovrebbe mai porre a chi si occupa di determinate tematiche. "Dove si trova il Graal?" Ebbene ho risposto che per me il "Santo Graal" non è un oggetto materiale, ma un Simbolo. Dopo tutto il Convegno verteva proprio sulle simbologie utilizzate dagli antichi Ordini Monastico-cavallereschi. Il Simbolo della eterna ricerca della Verità. Sia dentro se stessi che nel Mondo attorno a noi. Una ricerca che non necessariamente deve condurre al risultato finale. Perché il senso più profondo, più completo, più intimo, più spirituale, di ogni "cerca" è la ricerca stessa. Quindi, alla luce di tutto ciò, e nel caso di "Valcento", il "Graal è stato proprio il lungo periodo di ricerche sul territorio, assieme a mia moglie Sonia e ad alcuni amici. Ad inseguire i Simboli che, molto probabilmente, sono una sorta di messaggio lasciatoci da coloro che ci hanno preceduto secoli e secoli fa. E con i quali hanno voluto trasmetterci le loro Conoscenze, la loro Fede, le loro Speranze, i loro Sogni.

S.F. - Ogni evento, manifestazione, presentazione del libro "Valcento", a quanto pare, è un successo indescrivibile. Duecento persone nella Sala Comunale a Villa Santo Stefano, un centinaio nella Biblioteca di Palazzo Giorgi-Roffi Isabelli a Ferentino ed altrettante presso la Libreria Caffè Letterario "Sangraal" di Anagni. Ora a Trieste sono stati contati 252 presenti. Ormai sarete certamente abituati, soprattutto Giancarlo Bonomo (organizzatore di mostre artistiche e direttore di una Galleria d'Arte di Trieste), a parlare di fronte a centinaia di persone oppure ogni volta è una emozione diversa?

G.B. - Diciamo che non ci si abitua mai, nel senso letterale del termine. Ogni serata è diversa da un'altra e non sai mai come ti sentirai tu o come sarà l'accoglienza del pubblico. Certo, la tecnica comunicativa aiuta molto, ma ci sono ragioni dell'inconscio che non sempre riesci a controllare. I primi trenta secondi sono i più difficili. E' il momento quando ti presenti e ci sono tanti occhi curiosi che ti guardano. E tu senti i loro pensieri che ti arrivano addosso. Ma, almeno per me, è il lavoro più bello del mondo e ne vale sempre la pena...

G.P. – A Trieste è stata, per i motivi già accennati, una cosa del tutto particolare. Per il resto posso dire che, pur non essendo certamente una persona abituata a parlare in pubblico, e nemmeno un abile oratore e comunicatore, non ho difficoltà a creare un certo rapporto empatico con gli ascoltatori. Anche con chi potrebbe non essere d’accordo con quanto espongo. Credo che importante sia quello che si dice. Essere onesti con se stessi e con il pubblico. Mai proporre idee e/o tesi strampalate, oppure cercare di ingannarlo spacciando per proprii gli altrui lavori. Onestà intellettuale e rigore nelle ricerche storiche. E credo che sia proprio ciò che caratterizza "Valcento". Almeno alla luce di tutto ciò che sto vedendo ad ogni presentazione, dalle attestazioni di apprezzamento che sto ricevendo dall'uscita del libro a novembre. Inoltre, approfitto per esprimere nuovamente i miei più profondi e sinceri sentimenti di gratitudine per tutti coloro che mi hanno seguito sino a trieste. Rendendo ancora più indimenticabile l'evento. Dal Sindaco Enrica Iorio, al consigliere con delega alla cultura Alessandra Leo (che non ringrazierò mai abbastanza per aver scritto anche la prefazione di "Valcento"), a Paola Caramadre, a Fabrizio Pennacchia, Franco Sarrecchia e Carla Palombo, Marina e Vincenzo Bonomo, a Sabrina Iafrate, ad Emanuele Amadio e a Carla Orlandi (che sono venuti a Trieste da Milano). La loro è stata una attestazione di amicizia che non scorderò mai.
S.F. – Grazie a tutti e due, un augurio di buon lavoro ed appuntamento con al prossima presentazione di "Valcento".

 

Sara Federici per VillaNews

5 marzo 2008

<<<     "VALCENTO" AL CONVEGNO TRIESTINO "LA TENEBRA E LE CROCI"

up. marzo 2008

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