IL PRESEPE VIVENTE DEL NATALE 2009
RITORNO ALLE ORIGINI

Questa edizione del Presepe Vivente è stata improntata secondo la classica tradizione cristiana, con costumi dei partecipanti in stile dell’antica Palestina e non più nei costumi ciociari delle passate edizioni.

L’ingresso era "Sotto la Loggia" dove da un vero e proprio sipario iniziava il percorso della rappresentazione, sotto l’attenta vigilanza della locale sezione della Protezione Civile.

Con sottofondo musicale di brani natalizi, un notabile e uno scrivano salutavano i visitatori, si proseguiva fino a raggiungere "l’addetto al censimento" e da qui si entrava in piazza del Mercato. Un venditore di pesci e un mercante di stoffe si presentavano ai lati mentre al centro troneggiava un autentico pozzo in pietra! Ancora una venditrice di spezie e un altro banco di stoffe e si saliva per via della Rocca, passando sotto l’arco, per raggiungere le vasaie e le sarte all’opera. La scuola con gli attenti scolaretti e il severo maestro erano a pochi metri dalla falegnameria e dalle filatrici. Ancora pochi passi ed ecco, davanti all’abitazione natale del Cardinale Domenico Iorio, apparire dentro un’angusta stalla la "Sacra Famiglia", con la compagnia di due angioletti assorti in preghiera.

NATALE 2009

VISTO DA DON PAWEL E DAGLI EDUCATORI

Nel nostro immaginario collettivo, al di là delle ideologie o sistemi filosofici professati, non è possibile pensare al Natale senza il presepe. Sarà per il fatto che la penisola appenninica è la culla del presepe, avendo dato i natali al suo "inventore" San Francesco. Da noi, a Villa Santo Stefano, esso trova il suo posto non solo nelle case e in chiesa, ma anche in diversi altri luoghi della vita pubblica e civile.

Le persone anziane e quella di mezza età con nostalgia ricordano i tempi quando non esistevano ancora presepi coniati dallo stesso stampo. Allora i presepi fatti a mano e con mezzi poveri rivestivano un significato particolare e magari trasmettevano anche più calore; e questo non solo per il gusto "delle cose fatte a casa" ma perché è da noi stessi che hanno tratto la vita.

Un presepe deve essere vivo, deve parlare, deve distinguersi da qualsiasi altro addobbo, perché esso non è un addobbo. Ben venga un presepe vivente che ha le grandi possibilità di rende l’idea vera del Natale: Dio si è fatto uomo e veramente è venuto tra i suoi, nella loro vita quotidiana (e la riproduzione della vita dei nostri avi può aiutare a rendere l’idea del Mistero dell’Incarnazione) . È un’occasione preziosa per trasmettere questo messaggio molto concreto ed esistenziale. Il Natale non è la festa di un’idea o di qualche ideologia; la festa che si fa rispettare non festeggia un fantasma …

Come quella di san Francesco, di conseguenza anche quella nostra, non può essere una "pensata" plebea e chiusa nel mondo popolare. Da quella intuizione di san Francesco i presepi si sono moltiplicati, specie in Italia, grazie ai misteri celebrati in cui personaggi viventi mimano le scene descritte nei Vangeli. Solo dal XVI secolo le statue sostituirono le persone, venendo esposte nelle chiese durante il tempo di Natale.

Tuttavia, vorrei porre maggiore attenzione alla distinzione tra presepe vivente e "presepe vivo". Esso diventa "vivo" quando vi si infondono la fede e la preghiera, come fanno iconografi orientali nell’atto di dipingere immagini sacre. Se mi posso permettere, vorrei suggerire un piccolo impegno per questo Natale: in un momento quando ci troveremo soli davanti a un presepe, soprattutto di fronte a quello che abbiamo in casa o a quello in chiesa, consiglierei di guardarlo da contemplativo (la contemplazione non è esclusiva della religione); chissà, forse potrebbe essere il più bel regalo che abbiamo fatto a noi stessi per questo Natale.

Il presepe è un sito che accomuna tutti (chi frequenta la chiesa e chi non la frequenta più, chi crede e chi non crede), è uno di quei luoghi in cui ritroviamo la nostra identità, le nostre radici; è tra i nostri più remoti ricordi. Oggi, quando si compie un vero e proprio attentato a quello che ci è più caro, ai valori fondamentali della nostra storia, e si vuole sconvolgere l’ordine naturale della convivenza umana e civile, a volte a modo di sfogo ci viene da dire: non ci si capisce più niente. Il problema non sono gli altri, il problema siamo noi; l’Occidente sembra minacciato piuttosto dalla propria crisi d’identità e da uno svuotamento interiore senza precedenti.

Un tradizionale canto polacco, dopo aver narrato la storia della Santa Notte di Natale, trae questa conclusione: perché oggi c’è tanto dolore e tante lacrime tra la gente? E in risposta dice: Perché non c’è più posto per Te Gesù nei cuori di tante persone. L’antica saggezza popolare di sicuro ha colto perfettamente quello che tante volte non vogliamo ammettere.

 

Ha scritto Silesio:

Nasce pure mille volte Gesù a Betlemme, non serve a nulla se non nasce in te …

 

(Nella foto il presepio della Parrocchia di S. Maria Assunta in Cielo del Natale 2009)

Al termine del percorso, scendendo per il vicolo in Largo Gorizia, in un apposito stand era possibile degustare un dolce antico della tradizione santostefanese "la copeda".

Tanti visitatori, provenienti anche dai paesi vicini, hanno ammirato il presepe vivente a testimonianza del successo della manifestazione, che sarà replicata, con l’arrivo dei Re Magi, il giorno dell’Epifania.

14 gennaio 2009 - Enzo Iorio

 

www.villasantostefano.com

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