La tranquillità di una serena mattina di prima estate del 1958 fu, improvvisamente, interrotta dal fragore di un tuono; un attimo dopo, preceduto da un sibilo, un jet militare apparso dalla cima del Siserno, picchiò con la velocità del suono, verso la valle dell’Amaseno per scomparire in risalita dietro la montagna di Pisterzo. Noi, sorpresi, con il naso all’insù, riuscimmo, appena in tempo, a vedere il leggero battito delle ali che i piloti usano fare, di solito, in segno di saluto. Qualche secondo dopo, l’aereo riapparve, questa volta, con percorso inverso, passò a bassa quota sul paese, "salutò con le ali" per scomparire definitivamente dietro monte Siserno. "Chiss’ iè Enio, Enio Anticol’, i’ figli’ d‘ Casperin’ !" esclamò, deciso, qualcuno tra le persone che, nel frattempo, sorprese, si erano raccolte, in capannello, tra Sant’ Uastian’ e la Porta, per commentare l’accaduto.Ennio Anticoli ripeteva lo stesso volo che, diciotto anni prima, il padre Gasperino aveva fatto con il suo Macchi 200 "Saetta", in quella fatale mattina del 10 agosto 1940, prima di morire, tragicamente dieci giorni dopo, presso l’Ospedale di Ceccano, per le gravi ferite riportate a seguito dello sfortunato atterraggio su un terreno coltivato a grano turco in località la Botte, nei pressi di Ceccano. L’episodio, è narrato con passione dal nostro amico Marco Felici: "Dopo aver comunicato via radio al caposquadriglia le sue intenzioni, il Mar. Gaspare Anticoli, virando lentamente a sinistra, si lasciò dietro di se Frosinone e i suoi compagni; puntando deciso su Monte Siserno, iniziò la manovra per compiere il suo personale atto di amore per Villa S. Stefano. Senza modifiche alla rotta, lievemente, planò per sorvolare il paese natio consapevole di essere riconosciuto da chi avrebbe alzato il naso al cielo. Al primo passaggio, picchiando volutamente, sorvolò la piazza Umberto 1° per poi proseguire dolcemente sulla verde Valle dell’Amaseno ricamata dall’argenteo filo del suo fresco corso. Superato Pisterzo virò per il secondo passaggio che, sibilando, lo portò sopra il palazzo del Marchese, casa sua; mentre completava la manovra, scomparendo dietro i monti per un ultimo passaggio, un brusco inatteso rumore e alcune minacciose macchie nere d’olio sulla carlinga, attrassero la sua attenzione persa nei ricordi d’infanzia. La grande esperienza di aviatore gli fece capire immediatamente la gravità del guasto al motore; con freddezza, senza perdere tempo, decise di effettuare un atterraggio di fortuna, destinazione il neo aeroporto di Frosinone. Si diresse, così, velocemente verso il capoluogo che ben conosceva; la situazione già critica, improvvisamente, divenne disperata quando i cilindri del motore iniziarono a perdere violentemente colpi. Tra il fumo nero levatosi, Anticoli, notò un enorme prato a sinistra davanti a se, non ci pensò due volte: virò disperatamente cercando di rallentare al massimo i giri del motore ormai impazzito, cabrando tentò l’atterraggio. Vi riuscì, ed un attimo dopo, sospirando sentì il morbido tappeto d’erba sotto le ruote del carrello; il fumante Macchi saltellò per parecchi metri quando, quasi fermo, un maledetto invisibile dosso lo fece rovesciare, nonostante l’abile manovra l’incidente imprevisto gli fu fatale. Così il 20 agosto 1940 si spegneva l’uomo dell’aria Gaspare Anticoli…". Si racconta che il padre, affacciato alla finestra della propria abitazione, accortosi dello strano rombo dell’aereo e temendo per il figlio, si sia rivolto, preoccupato, alla moglie: " ‘a Margarì….? ch’ starà ‘a s’ccèda ‘a s’ pòr’ figli’ , n’cima a ‘sa ‘pparecchi’? ". Succedeva che, il destino, lo portava a morire proprio vicino casa, avendolo risparmiato durante i voli nei cieli d’Italia, del Mediterraneo e dell’Africa. Gasperino, nato nel 1902, era il primo di cinque figli di Zenobio Luigi e Margherita Maiella; dopo di lui vennero Luigino, Carolina, Duilio e Mario. Mariuccio, il 26 maggio 1944, alle prime ore del mattino, morì in contrada Monticello, colpito da una granata durante un cannoneggiamento notturno, rigettando, nuovamente, nella disperazione, la sua famiglia già, fortemente, provata per la scomparsa di Gasperino. La carriera militare, di Gasperino iniziò a diciannove anni, prima nell’esercito, dopo nella Regia Guardia (Polizia di Stato), per approdare nel 1923, con tutto il suo entusiasmo alla neonata Aeronautica. Nel 1924, conseguì il brevetto di pilota ed entrò a far parte del 1° Stormo Caccia, costituito a Ghedi (Brescia) nel 1923. Nel 1927, lo Stormo venne trasferito a Campo Formido (Udine). Negli anni seguenti, sotto il comando del Ten. Col. Rino Corso Fuggè, lo Stormo iniziò a specializzarsi in acrobazie e " … Gaspare, divenuto un’abile pilota svolse queste attività insieme a manovre aeree combinate, diurne e notturne, crociere di addestramento, esercitazioni topografiche e di collegamento…". Fu impegnato nella Guerra d’Africa del 1936; nel 1940 il 1° Stormo fu distaccato in Sicilia. In tutti questi anni, Gasperino, fu apprezzato per la sua abilità di pilota sia dai suoi superiori che dai colleghi. All’inizio della guerra, per le sue capacità fu scelto, insieme a pochi altri piloti, per il trasferimento dall’aeroporto di Lonate Pozzolo (Varese), sede della ditta Macchi, a quello di Catania, del nuovissimo aereo Macchi 200 "Saetta". Fu quello l’ultimo volo di Gasperino! I figli Sergio ed Ennio, non potevano non seguire le orme paterne con la divisa dell’Arma Azzura. Ennio, affascinato dalla meravigliosa avventura del padre, ne ereditò lo spirito, la tenacia e la bravura che lo portarono, in breve tempo, a diventare uno dei migliori "Top Guns" dell’ Aeronautica Militare. Da Pilota del 6° Stormo Cacciabombardieri entrò nei "Diavoli Rossi". "I Diavoli Rossi", nati come pattuglia acrobatica di riserva della formazione leader del "Cavallino Rampante" della 4° Aero brigata, diventarono, ben presto, i protagonisti dell’acrobazia aerea internazionale entusiasmando, con le loro esibizioni, gli appassionati d’Europa e di America. I maggiori riconoscimenti li ebbero dall’Aeronautica Statunitense che li invitò ad esibirsi "…nel continente Nordamericano con aerei e personale fornito dall’Usaf…". Noi, allora adolescenti, apprendendo questi successi, dalla cronaca, commentavamo, da tifosi, la difficoltà delle varie figure acrobatiche e, ci sentivamo orgogliosi al pensiero che un Santostefanese fosse un componente della Pattuglia Acrobatica più famosa del mondo. In seguito a questi successi, la Aeronautica Militare decise di costituire, presso la base aerea di Rivolto in prov. di Udine, il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico, meglio conosciuto come "Frecce Tricolori". Ennio, fu chiamato fin dall’inizio a far parte di questo gruppo, divenuto in seguito P.A.N. (Pattuglia Acrobatica Nazionale). Scrive Marco Felici "…dal 1962 al 1968, Ennio Anticoli fu insostituibile presenza di questo team costituito dai migliori "Top guns" dell’Aviazione Militare; le sue manovre mozzafiato furono seguite dal pubblico di tutto il mondo…". Non abbiamo conosciuto Gasperino. Ennio l’abbiamo seguito attraverso la stampa, in televisione quando talvolta era intervistato, o cercato di individuare, nel video, il suo aereo, durante le manifestazioni acrobatiche. Non c’è stata, finora, l’occasione, di stringergli la mano. Rimane, soltanto, il ricordo di quel volo sul cielo di Villa, di ... cinquant’ anni fa!
Gli autori ringraziano il sig. Marco Felici e la sig.ra Maria Cesira Anticoli per la concessione delle foto
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up. 21.3.2008
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