Questa volta ci occupiamo di Stefano Lucarini, Nicola Lucarini e Giuseppe Luciani, tre giovani "teste calde" santostefanesi che, nei primi decenni dell’ 800, si danno alla macchia, vengono arrestati, processati e condannati a morte. Rivivremo le loro ultime ore di vita, il loro pentimento e la rassegnazione nell’affrontare la morte. Iniziamo il resoconto con Stefano Lucarini che, nel 1811, anno della sua morte, ha 24 anni, è figlio di Francesco ed è sposato con Caterina dalla quale ha avuto un figlio, Biagio. E’ mezzogiorno del 26 gennaio 1811 quando, nelle Carceri Nuove di Roma, il cappellano, padre Gabrielli, comunica a Stefano la notizia della sua esecuzione fissata per l’indomani. Intorno all’una il condannato rivela di essere sempre stato particolarmente devoto a Maria Addolorata e così il cappellano lo invita a recitare la "Corona de’ dolori di Maria Santissima" e poi "gli ha fatto un poco d’istruzione sopra i principali misteri della fede" e, quindi, il confortatore Piatti, appena arrivato "ha cominciato a richiamargli nella mente i punti principali della Dottrina Cristiana, dei quali sembra che siasi un poco scordato" . Alle due e mezzo, Stefano "sentendosi patire non avendo la mattina mangiato, gli s’è permesso un poco di cibo per mantenerlo in forza". Verso le tre e un quarto inizia la confessione che si protrae per più di un’ora. Si passa poi, alla meditazione sulla Passione di Nostro Signore recitando una terza parte del Rosario. Al termine della preghiera il Piazzi esprime il seguente giudizio sul condannato e sul suo habitat socio-culturale "E’ da compatirsi la rozzezza e la semplicità insieme di simil gente di campagna poco istrutta e di una divozione troppo materiale". Alle sei e mezza giungono i confortatori con i quali il "Paziente" fa una nuova confessione che va avanti fino alle nove, dopo di che ha fatto "li ricordi per la disposizione delle sue poche cose e de’ suoi diritti come segue: disse di chiamarsi Stefano Lucarini di Francesco della terra di Santo Stefano Diocesi di Ferentino, di età anni 24 e di aver moglie per nome Caterina ed un figlio bambino di un anno per nome Biagio. Disse spettargli la sua porzione di alcuni terreni vignati, olivati e bestiami che restano tutt’hora indivisi con il padre ed il fratello e alcuni mobili e commestibili presso sua moglie quali beni disse desiderare che sebbene de jure ne spetti la comodità al suo unico figlio Biagio, ne goda l’usufrutto la sua moglie Caterina finchè questi (Biagio) resterà in minorità e purchè (ella) si mantenga in stato vedovile ed alimenti il figlio e lo fornisca di tutto il bisognevole. In caso poi che essa passasse a seconde nozze, il detto usufrutto sia goduto dal fratello Michele. Prega poi di far soddisfare una sola volta cinque messe che toccano di sua porzione per il legato materno che egli dichiara di non aver soddisfatto. Chiede la Santa Benedizione al suo genitore e perdona a tutti quelli che in qualunque modo potesse aver offeso. Si protesta, in fine, di morire da buon cattolico in grembo alla Santa Madre Chiesa" . Stefano Lucarini viene fucilato in piazza del Popolo a Roma il 27 gennaio 1811.
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27.3.2012
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