di Marco Felici Appena si accese la luce verde che autorizzava il lancio, inconsciamente la mano di Luigi strinse la medaglietta di San Rocco, che la madre Filomena, baciandolo, gli aveva stretto al collo. Il trascinarsi lento dei suoi compagni in fila indiana, ostacolati oltre che dalla scomoda imbracatura, anche dal peso eccessivo dei contenitori, lo riportarono però alla realtà. La pacca sulla spalla del direttore di lancio, infine, gli fece capire che era arrivato il suo turno e, senza capire come, sprofondò nel silenzio della notte. Solamente quando il rombo del C47 divenne un ricordo, l'enorme margherita di seta sbocciò sopra la sua testa e il fruscio lieve del vento divenne il suo unico compagno, fino a quando i suoi piedi incontrarono quella terra desiderosa di libertà.
Era l'alba del 6 Giugno 1944 e Luigi Venditti era sprofondato nel fango della Normandia. Prima di quello che molti storici chiamarono "il Giorno dei Giorni", la vita di Luigi o Louis, come ormai lo chiamavano tutti, era ben diversa, soprattutto nel sobborgo dove fino ad allora aveva abitato, South Chicago Heights, meglio conosciuto come "Hungry Hill" ("la collina affamata", per la povertà che si respirava). I suoi genitori, Giuseppe e Filomena Paggiossi, vi si erano trasferiti dopo aver lasciato Villa Santo Stefano, auspicando un futuro migliore. Diversamente dai loro compaesani, impegnati nelle acciaierie di Wilkesbarre o nelle fabbriche di Aliquippa, avevano preferito spostarsi ai limiti della metropoli affacciata sul lago Michigan, intraprendendo un’attività che in qualche modo gli avrebbe ricordato la loro terra, l’allevamento di capre. Nel 1922 nacque il loro piccolo Luigi, subito battezzato nella chiesa di San Rocco che, nonostante l'Oceano Atlantico, continuava a protegge i santostefanesi. Contrariamente ai suoi genitori, il fisico di Luigi si sviluppò in maniera prodigiosa, tantoché in pochi anni, quel piccolo italiano, divenne un gigante. La sera frequentava con profitto la scuola per gli emigranti, il giorno invece accudiva il bestiame del padre immerso nei boschi dell'Illinois. Tra quelle valli divenne anche un abile cacciatore e la carabina, sempre appoggiata sulla spalla, fu il terrore per cervi ed alci. Nel novembre del 1942, a venti anni, venne arruolato nell'U. S. Army, inizialmente in una Divisione Corazzata, ma poi, dopo sei mesi, per sua specifica richiesta si offrì volontario per le truppe paracadutiste. Ammesso, intraprese il durissimo corso di Camp Toccoa. Da quel momento in poi le vicende di Louis si sarebbero intrecciate fortemente a quelle dei famosi "Band of Brothers", gli uomini della Compagnia E del 506° Reggimento Paracadutisti della 101° Divisione. Questi eroi, pochi anni fa, furono i protagonisti di una serie televisiva americana, trasmessa poi con successo in tutto il mondo e realizzata, nientemeno, che da Steven Spielberg, ed ognuno degli episodi che la caratterizzavano come "Carentan", "Market Garden", "Bastogne", può essere benissimo uno dei capitoli della vita di Louis J. Venditti. Infatti, come nella famosa produzione, dopo il lancio nel vuoto del 6 Giugno 1944, il paracadutista italoamericano sarà impegnato nei combattimenti nell'entroterra normanno, culminati tra le macerie di Carentan. In seguito, superata, non senza difficoltà, la difesa tedesca in Francia, Louis e gli uomini del 506° diverranno, loro malgrado, anche gli artefici della liberazione dell'Olanda, impegnandosi strenuamente nell'operazione "Market Garden", dove il 18 Settembre 1944, in combattimento, Louis rimarrà ferito al piede sinistro. Dimesso dall'Ospedale 92 raggiungerà i suoi compagni sulle Ardenne, giusto in tempo per affrontare, tra la neve, l'inferno di "Bastogne". La campagna europea di Venditti terminerà con il raggiungimento di uno degli obiettivi più importanti, la residenza estiva del Fuhrer in Austria a Berchtesgaden, il 28 Ottobre 1945 invece finalmente arriverà il congedo. Il ritorno in patria coinciderà con l’adempimento ad una promessa che Louis aveva fatto a Catherine Maciarello, la ragazza a cui aveva chiesto di uscire immediatamente prima della sua partenza per il fronte. Era la prima volta che i due ragazzi passavano il sabato sera insieme, Louis, nonostante la ragazza abitasse di fronte casa sua, non aveva mai osato invitarla, temendo che la povertà della sua famiglia si scontrasse con lo stato agiato del padre di Catherine commerciante facoltoso. Nel 1946 i due fidanzati si sposarono e dalla loro felice unione nacquero due graziose bambine e, come ogni genitore coscienzioso, Venditti si impegnò nella ricerca di un impiego che desse sicurezza alla sua giovane famiglia. Ci riuscì nel 1949, ma un ex paracadutista, e della Centunesima oltretutto, non poteva certo sedersi dietro una scrivania, così lo stesso anno la stazione dei Vigili del Fuoco di Chicago divenne la sua nuova casa. Lo divenne realmente, in quanto i frequenti turni notturni lo obbligavano a rimanere spesso lontano dai suoi cari, ma il suo sacrificio fu premiato e Louis dopo breve tempo fu promosso Capitano. Per tre decadi l'oriundo santostefanese, primo tra tutti, guidò i suoi uomini tra le fiamme, in molti ricordano ancora la frase che ricorrente urlava prima di ogni incendio: "Entriamoci dentro!". L’impegno con la sua città terminerà nel 1979 e così, finalmente, quello che per anni fu un gigante buono, poté dedicarsi alla sua Catherine. Insieme alla compagna della sua vita organizzerà, nel prato dietro casa, un ricovero per cervi e cerbiatti feriti, dopo anni di caccia era venuto il momento di prendersi cura di quei mansueti animali, soprattutto dopo che un capriolo moribondo aveva bussato alla sua porta.
La vita da borghese gli permise di frequentare più assiduamente anche la chiesa di San Rocco, dove, dopo il battesimo e il suo matrimonio, erano avvenuti i momenti più importanti della sua vita, sia lieti, come il matrimonio delle figlie, che profondamente tristi, come quando in lacrime salutò nel 2007 per l'ultima volta la sua Catherine. Ma le emozioni di una vita, sicuramente fuori del comune, per Luigi non erano ancora finite, nell'aprile del 2009 aprendo la cassetta della posta, vicino al monumento per i colleghi caduti alle Twin Towers costruito con le sue mani, Luigi trovò una lettera che lo pregava a presentarsi al Consolato Francese. Le autorità diplomatiche con una certa emozione gli consegnarono l'invito per recarsi a Parigi, dove, durante i festeggiamenti per il sessantacinquesimo anniversario dello sbarco in Normandia, il veterano per i suoi meriti avrebbe ottenuto la più alta delle riconoscenze francesi: la "Legione d'Onore". Accompagnato dalla figlia Rosemary, ritto sulle sue gambe, Venditti il 6 Giugno 2009 a Colleville Sur Mer in Normandia riceverà, alla presenza di Barack Obama, la prestigiosa decorazione dalle mani del presidente francese Nicolas Sarkozy. Subito dopo, intervistato dai giornalisti, Louis dedicherà quel riconoscimento ai suoi commilitoni meno fortunati di lui, rimasti colpiti a morte la notte del sei giugno. Grazie al Signor Dominic Candeloro, responsabile di Casa Italia di Chicago, sono venuto a conoscenza dell'esistenza del santostefanese Luigi e immediata è nata la voglia di ascoltare dalla sua voce gli episodi esaltanti che hanno caratterizzato la poco tranquilla esistenza. Non è stato facile, infatti, nonostante sia in pensione, Louis è irrefrenabile, oltre al rifugio per gli animali del bosco, che lo impegna quotidianamente, come se non bastasse, due volte alla settimana va anche a giocare a golf, ma alla fine, previo appuntamento e fuso orario permettendo, ci sono riuscito. Poco prima della nostra chiacchierata, però, una breve "pausa tecnica" per l'unica concessione che quel fisico ancora imponente a 87 anni permette, un invisibile apparecchio acustico. Avevo preparato brevi, ma precise domande, ma poi come sempre avviene ne ho rispettate pochissime. Sicuramente una mi sembrò doveroso fare, riguardava proprio il momento in cui per l’Occidente iniziò un futuro migliore e Venditti lo ricordava benissimo: ".... Mi sono lanciato insieme ai miei compagni, alle ore 1,40 a.m. con addosso il peso di 137 libbre, durante la discesa, ad un centinaio di metri dal suolo, fui colto dal panico quando sotto i miei piedi vidi muoversi delle ombre che pensai essere sicuramente tedeschi. Invece, fortunatamente poco prima di atterrare, con sollievo mio e paura loro, vidi allontanarsi un branco di mucche, mi tornò anche il sorriso perché il loro pesante trotterellare significava l’assenza di campi minati. Precipitai su una siepe spinosa oltretutto, poi velocemente ripiegato il paracadute, mi avventurai per un viottolo tra il fango. Barcollando nell’oscurità fui raggiunto da alcuni rumori sospetti, temendo il peggio mi accovacciai, ma le numerose bandierine americane cucite sulle spalle di alcuni uomini che attraversavano una radura mi rassicurarono. Erano circa sessanta paracadutisti che, come me, si erano persi in quella landa, mi unii a loro e solamente dopo sapemmo che eravamo due miglia lontano dal nostro obiettivo...". Poi, continuando a parlare piacevolmente al telefono, abbiamo ricordato i suoi genitori e le radici indubbiamente santostefanesi, confermate da Louis anche per il padre Giuseppe, infatti considerato il tipico cognome avevo immaginato i suoi natali amasenesi, ma quel "both" (entrambi), riferito ai genitori e al nostro paese mi ha riempito di soddisfazione. Al termine della simpatica telefonata, Louis, mi ha passato la figlia Rosemary Kirgis che mi ha confidato come, nonostante le diverse medaglie e riconoscimenti del padre, fino ad allora non aveva mai immaginato quanto fosse stato glorioso il suo passato. Li ho ringraziati con la promessa di una copia della rivista "La Voce di Villa" accompagnato da un santino del "nostro" San Rocco.
it.wikipedia.org/wiki/Band_of_brothers
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27 magg. 2010
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