IL MACCHIONE
LA FRAZIONE DI VILLA S. STEFANO
La contrada Macchione, nella carta I.G.M. « I Macchioni », è posta sui monti Lepini, a sud est di Punta la Lenza (monte Siserno) con quote che vanno da m. 377 a m. 411 s.l.m., a quota 205, a nord, il Macchione guarda Villa S. Stefano. Il toponimo ci indica che prima c'era una grande macchia mediterranea.. Anticamente su questa parte di montagna vi andavano solo i carbonari, in determinati periodi dell'anno, attraverso una vecchia strada detta dei Fanti della Fraona (*).
Il Macchione rappresenta una zona molto importante nel territorio di Villa Santo Stefano: da considerare la "frazione per eccellenza" dell’intera Valle dell’Amaseno. Esso è diviso in quattro contrade: la contrada Campo a Sud, Acquarone ad Est, Macchione al centro e Pietracupa ad Ovest. Le sue origini sono recenti: risalgono alla fine dell’ottocento. L’antico nome del luogo, come risulta dall’inventario dell’arciconfraternita San Pietro, anno 1801, era: Pozza.
Iniziamo con notizie d'importante valore storico, (forniteci dal Prof. Carlo Natale Toppetta, l’araldico di Villa, ricercatore storico e grande esperto di studi genealogici), il primo nato in assoluto nella storia del Macchione risulta essere stato: Anacleto Massaroni, nato il 27-09-1878, da Germano di Vallecorsa e Caterina Tambucci. Successivamente sono nati: Trapani Maria Antonia Giuseppa, nata il 24-09-1879, da Martino fu Giuseppe e Leonilda Massaroni fu Vincenzo, entrambi di Vallecorsa e facenti parte della Parrocchia di San Martino; Cipolla Angela Maria, nata il 13-03-1880, da Tommaso fu Giuseppe ed Amalia Altobelli fu Luigi, entrambi di Vallecorsa.
Una curiosità: in base ai ricordi di Angelomaria Lucarini, nato nel 1907, negli anni venti gli abitanti del Macchione erano soprannominati cipicciari, forse perché avevano introdotto a Villa S. Stefano la coltivazione delle cipicce, di cui erano grandi consumatori.
Sotto la lunga Amministrazione del sindaco Luigi Bonomo, artefice principale della costruzione di numerose opere che hanno reso il quartiere completo d’infrastrutture e servizi, il Macchione ha compiuto un salto di qualità notevole. Sor Luigi era orgoglioso di aver contribuito, assieme a tanti consiglieri e politici locali, al suo progresso e sviluppo. Durante i comizi elettorali, l’argomento Macchione infatti, diventava il suo cavallo di battaglia. Ripeteva sempre lo slogan del titolo, tra l’altro rispondente ad assoluta verità: "Il Macchione è il nostro fiore all’occhiello, la frazione che tutti i paesi vicini ci invidiano." Esso costituiva per il Sindaco un sicuro serbatoio di voti, e le sorti delle successive tornate elettorali comunali, sono sempre state vincolate dall’esito del voto nel nuovo quartiere, a chiara dimostrazione d’acquisita e basilare importanza nell’ambito territoriale. Il Macchione inoltre, con il suo peso specifico di residenti, è risultato determinante per la stabilità demografica del paese. Infatti, c’è da considerare che, due paesi limitrofi come Giuliano di Roma e Prossedi, hanno visto dimezzare il numero degli abitanti, fenomeno causato dall’emigrazione all’estero e nelle grandi città d’Italia. Invece Villa Santo Stefano, dopo aver subito una lieve flessione rispetto al massimo storico d’abitanti verificatosi nell’immediato dopoguerra, dagli anni settanta in poi, appare in leggera crescita. Agli inizi degli anni sessanta, allorquando è stata ultimata la costruzione della strada pedemontana di collegamento tra il paese e la frazione, si è verificato, conseguentemente, uno sviluppo urbanistico impressionante: da poche case esistenti, si è arrivati ad un nucleo abitativo consistente. E’ cambiata radicalmente la fisionomia della zona: da borgo prettamente rurale qual’era in passato, fino ad assumere l’aspetto d’un evoluto e grazioso paesello. L’emigrazione di santostefanesi in altri paesi, è stata compensata dallo straordinario incremento demografico del Macchione: in quarant’anni il numero degli abitanti si è quintuplicato.
I "santostefanesi del Macchione", sono gente laboriosa, assai attiva; anche coloro che lavorano fuori, nel tempo libero si dedicano all’agricoltura ed attività affini, quali allevamento di bestiame, pastorizia, viticoltura, olivicoltura, e quant’altro.
Tuttavia, l’economia del luogo, non è basata solo sulle attività agricole, ma anche su un fiorente settore artigianale ed imprenditoriale: sono presenti, infatti, falegnamerie rinomate e piccole imprese di costruzioni. Fino a qualche anno fa, funzionavano la scuola materna e la scuola elementare; oggi, con l’unificazione scolastica, i scolari frequentano in paese. Questo è un fatto di rilevante importanza, poiché ha determinato una maggiore integrazione sociale: i ragazzi di Villa e del Macchione, oggi hanno la possibilità di conoscersi e frequentarsi sin da bambini, con notevoli vantaggi collettivi. Secondo il prof. Ernesto Petrilli, esiste anche un motivo pratico che ha contribuito ad accrescere il numero di contatti interpersonali. Si tratta di nuovi punti d’incontro, creatosi con l’apertura di locali pubblici sul Macchione, che ha attirato molti giovani di Villa ed ha favorito ulteriormente la socializzazione tra i "santostefanesi dell’abballö e quelli dell’ammontö". L’inserimento nel tessuto connettivo, pur preservando valori e tradizioni locali, produce nel tempo assimilazione culturale, con benefici, soprattutto, in chiave futura. Ecco spiegato il motivo per cui abbiamo coniato una nuova definizione: non più nominati con termini obsoleti, quali vallecorsani o macchionari, ma Santostefanesi del Macchione. Tale nuova etichetta, sancisce l’amicizia tra la gente che vive a fianco, condividendo le alterne vicende della vita: siamo tutti, pur nelle differenti specificità, "naturalmente santostefanesi".
In conclusione, alla domanda di cosa rappresenti il Macchione per la nostra comunità, rispondiamo così: certamente, un’enorme valore aggiunto. Il nostro paese deve riconoscenza e gratitudine a quei "pionieri" che hanno percorso il cammino dalle terre di Vallecorsa per venire a vivere nella nostra montagna. Lo sviluppo economico ed il livello di progresso raggiunto, oggi sono la giusta ricompensa dei passati sacrifici. Dalle tribolazione patite e dalle sofferenze, figlie di antica miseria, la gente del Macchione ha saputo ricavare un’encomiabile forza reattiva e tante energie vitali per progredire insieme. (ottobre 2003)
(*) Vedi carta catastale di Villa S. Stefano nell'Archivio di Stato di Frosinone, Tondo della Delegazione Apostolica.
Il Macchione nel racconto di Tommaso Cipolla, classe 1899
da VillaNews la festa della Madonna del Rosario e la "Sagra delle fettuccine":