di
Maria Teresa Planera
La Seconda Guerra Mondiale fu una guerra drammatica che
ha seminato morti e distruzioni in varie parti del mondo, compresa
l’Italia, e, purtroppo, anche Villa Santo Stefano l’ha conosciuta con il
sacrificio di militari e civili. Da bambina sentivo spesso le donne della mia famiglia
raccontare fatti legati a quel periodo che avevano per protagonisti loro
familiari o persone del nostro paese. Io non ho mai dimenticato quei
racconti e, quando penso alla mia infanzia, essi prorompono nella mia
mente come ricordi indimenticabili. Tra quei racconti uno desidero portare
all’attenzione dei lettori, perché è una storia che rischia di essere
dimenticata e spetta proprio a me farlo, poiché sono l’unica rimasta della
famiglia Panfili.
In questo percorso di ricerca e ricostruzione ho
cercato l’aiuto di Emilia Luisa Buonacquisti, familiarmente chiamata "Lisetta",
unica sopravvissuta al tragico evento, il bombardamento aereo
anglo-americano su Castel Gandolfo del 10 febbraio 1944, che provocò la
parziale distruzione del Palazzo Propaganda Fide.
Questa
storia ha come protagonista Maria Panfili (nata l’8 febbraio 1908), sesta
ed ultima figlia di Ida Bonomi ed Amilcare Panfili, mia prozia in quanto
sorella della mia nonna materna Panfilina.
Maria, essendo l’ultima della famiglia ed essendo
rimasta orfana di padre ad un anno, era la più coccolata dalla madre,
dalle sorelle e dal fratello; aveva un carattere vivace, socievole ed
aperto, ed una bellezza che la distingueva e la rendeva unica. Fu ammirata
e molto corteggiata dai giovani del paese, e per qualcuno di questi
corrispose dei sentimenti tipici dell’età giovanile. Questa ragazza, così
bella, non poteva rimanere a lungo sola e a 23 anni sposò Armando Marini,
rappresentante di dolciumi, che riforniva la "bottega" della madre in via
S. Pietro. Il giovane apparteneva ad una facoltosa famiglia di Frosinone e
fu bene accolto dai Panfili. I coniugi, dopo le nozze, celebrate nel 1932,
si stabilirono prima a Velletri, poi ad Albano, dove Armando acquistò
un’avviata attività commerciale. A Velletri, quando la coppia aveva già il
primo figlio, Silvio, fu raggiunta da Lisetta Buonacquisti, amica molto
cara a Maria, in quanto cresciuta, fin dall’adolescenza, con le ragazze di
casa Panfili. La donna, persona di grande fiducia, aiutò Maria nella
crescita di Silvio (9/7/1933), Roberto (1/4/1936), per il quale ebbe un
grande affetto,ed Enrico (2/5/1943).
|
|
|
Lisetta Bonacquisti |
Armando Marini |
Maria e Armando fidanzati |
Maria, condusse una vita agiata e serena, le foto di
questo articolo lo testimoniano e rendono più delle parole: un marito
bello ed innamorato, dei figli splendidi, abiti eleganti, viaggi, vacanze,
una macchina, amicizie importanti.
|
|
A Venezia |
Alle terme |
Purtroppo arrivarono gli anni della II Guerra Mmondiale,
ed anche loro ne subirono le conseguenze; Lisetta, Maria ed i suoi figli
si rifugiarono a Villa Santo Stefano, Armando restò ad Albano per curare
la sua attività commerciale e salvare il salvabile. Maria rimase a lungo
in paese, ma,stanca di essere lontana da casa e convinta che la situazione
migliorasse, accettò l’invito del marito di ritornare ad Albano con i
bambini e Lisetta nel gennaio 1944. Dopo l’8 settembre 1943 e lo sbarco
angloamericano ad Anzio del 22 gennaio 1944, gli eventi si susseguivano
sempre più drammatici e pericolosi per i continui bombardamenti alleati ,
e, durante uno di questi, Armando fu ferito ad un braccio nella tenuta di
Villa Ferraioli, ove risiedevano. Questo episodio allarmò i coniugi che
decisero di rifugiarsi all’interno delle Ville Pontificie di Castel
Gandolfo, che l’allora Papa Pio XII mise a disposizione della popolazione
del luogo, confidando nella neutralità della Santa Sede. La famiglia fu
sistemata in una stanza a piano terra del Palazzo Propaganda Fide, intorno
al quale erano stati improvvisati ripari e baracche di fortuna per
ospitare i quasi 12000 sfollati di Castel Gandolfo e di Albano Laziale.
Maria aveva un bambino di pochi mesi ed altri due più grandi che
necessitavano del latte, alimento fondamentale per l’età; pertanto ogni
mattina Lisetta si recava con una "casseruola" a prelevarlo nel porticato
del Palazzo ove veniva distribuito. Il 30 gennaio del 1944 fu bombardata
Genzano e, nei giorni seguenti, Albano Laziale, Ariccia e Marino.
|
|
Maria (la prima a sx)
e Armando (ultimo a dx) con amici |
Armando con Roberto (a
sx) e Silvio |
La
mattina del 10 febbraio Lisetta ed i Marini aspettavano in fila la
distribuzione del latte che fu ritardata, perciò rimase lì solo la donna,
mentre i coniugi decisero di tornare nella stanza percorrendo un corridoio
di collegamento tra il porticato ed il Palazzo. In quei pochi minuti di
tragitto ci fu un violento bombardamento anglo-americano che si abbatté e
distrusse il corridoio provocando la morte di chi in quel momento lo
percorreva,compresa la famiglia Marini. L’incursione aerea avvenne tra le
9.00 e le 10.00 in due ondate sulle Ville Pontificie, nonostante
esponessero sui tetti i simboli dell’extraterritorialità, determinando la
morte di civili in numero compreso, secondo varie fonti, tra i 500 ed i
1100; essa fu decisa in quanto gli alleati erano convinti della presenza
di soldati tedeschi presso i palazzi Pontifici. Lisetta, ferita da una
scheggia una spalla, si guardò intorno ma vide solo distruzione e morte e
capì che i suoi cari erano stati seppelliti dalle macerie. La donna,
scampata miracolosamente al bombardamento, si trovò sola e in lei rimase,
oltre al dolore, il rimpianto di non aver trattenuto qualcuno dei bambini
con sé.
|
Roberto (a sx) e Silvio Marini |
Il riconoscimento dei resti della famiglia fu eseguito da Lisetta
e da Geltrude, sorella di Maria, in una fossa comune, segnando
profondamente le due donne per lo scempio dei corpi che furono costrette a
vedere. Si accertò l’identità di Maria ed Armando, ma non quella dei
bambini, e fu trovata una loro borsa contenente documenti ed oggetti di
valore che Lisetta elencò meticolosamente su richiesta delle autorità
competenti. I resti di Maria ritornarono a Villa Santo Stefano, quelli di
Armando a Frosinone. I bambini, vista l’impossibilità
dell’identificazione, rimasero sepolti nella fossa comune. Nei giorni
seguenti, Lisetta, accompagnata da Giggetto Bonomi e Baldassarre Panfili,
fu curata prima al Policlinico di Roma, poi all’Ospedale tedesco di Villa
Santo Stefano.
Qui si conclude la storia di Maria Panfili e della sua
famiglia; ringrazio vivamente per la sua testimonianza, la cara Lisetta
che, anche in questa occasione, mi è stata vicina con il suo affetto,
mostrando il grande legame che l’ha sempre unita a me ed alla famiglia
Panfili.