POMPONIO PALOMBO "PICTOR"

   del Prof.  Silvio Barsi

Dal testamento, per gli atti del notaio Cinzio Pennazzolo del 10 marzo 1592 (1), si ricava che Pomponio Palombo è nativo di Villa S. Stefano, che è cittadino di Priverno e che è pittore.

Il Valle (2) nella sua opera non parla, stranamente, dell'attività svolta da Pomponio Palombo a Priverno o altrove, e lo ricorda solo per il lascito fatto al Comune per le scuole. Sulla base, però, di alcuni dati d'archivio, sono stati rintracciati due suoi lavori.

Il primo si trova nella Sala S. Sebastiano della Cattedrale, entrando sulla destra ed è un affresco firmato e datato, "Pomponio Palombi pinsit 1585", rappresentante la "Nascita della Madonna". Dallo studio dell'affresco, egli si presenta come un pittore assai competente e qualificato, nel senso che dimostra di conoscere e di essere padrone della composizione e della tecnica pittorica. Si è pensato di ricostruire, in appendice, tramite una successione di schemi, i vari momenti che l'autore, presumibilmente, ha adottato nella realizzazione dell'affresco.

Il secondo si riferisce alla "Commitio fabricae CappelIae….Societatis SS. Sacramenti..." (3) a mastro Pomponio Palombo, fatta, dell'allora Arciprete della Chiesa Collegiata di S. Maria di Priverno, Torquato Pennazzolo, in data 11 settembre 1591, per gli atti di Cinzio Pennazzolo. Da questo documento, che si presenta più come una registrazione di un contratto fatto dalle parti, si ricavano notizie storiche ed artistiche importanti, specialmente negli acclusi "Capitoli che deve osservare M. Pomponio Palombo Pittore ne la fabrica, et ornamento de la Cappella da farsi ne la Chiesa di Santa Maria di Piperno secondo il Testamento de la bona memoria de M. Vito Barletta Medico". In essi si legge per esteso: "In prima debba M. Pomponio fabricar una Cappella ne la Chiesa Magiore di Pipemo da la banda del Cemiterio fra la porta del Cemiterio et l'altare de la S.ma Trinità qual sia di grandezza quanto al vano di dentro palmi di canna quattordici per ogni verso, et d'altezza palmi simili venti otto, ovvero secondo richiede l'Architettura dalla Cuppula sino al Pavimento ed il Muro che si farà nel Cemiterio per detta Cappella a sia di grandezza tale, et in tal modo incastrato nel muro de la Chiesa, che serva non solo per tener la volta della Cappella ma anco per fortezza della Muraglia di detta Chiesa, acciò rompendosi poi per far Arco nella Cappella non risulta detrimento alcuno la volta della Chiesa. A che succedendo sia tenuto refarlo et accomodarlo del suo. Facciasi ne la detta Cappella l'Altare con la lapide di Pietra di longhezza palmi sette al quale si ascenda per un scalino pure di Pietra lavorato.

Nel mezzo del Pavimento si facci una sepultura per trasportarvi il cuorpo di M. Vito, ch'habbia sopra una lapide per intagliarvi alcune lettere in memoria di esso.

La finestra de la Cappella sia pure di Pietra lavorata. La Pilastrata di detta Cappella sia di terra fino al paro del segno dei Quadri similmente di Pietra. Il restante lavorato di stucco. Nell'altri cosi, che non sono espressi in questi Capitoli si osservi in tutto, et per tutto il disegno fatto da esso M. Pomponio, et dato in mano a M. Torquato Pennazzolo, deputato, essecutore del medesimo M. Vito del suo Testamento et specialmente a questo negotio della Cappella.

Tutti i lavori di stucco che si faranno secondo il detto disegno vadino tocchi d'oro dove conviene secondo l'uso e maniera di simili lavori toccati d'oro.

Quanto a i lavori di Pittura la Cappella sia dipinta in tutti li suoi Quadri et Campi secondo si mostra nel disegno, mettendo in opra colori buoni e fini.

Et in ciaschun Quadro si dipingano quelle figure et Historie che al detto esseguntore parranno.

Debba M. Pomponio dare del tutto finita di dentro et fuora, et coperta di tetto la detta Cappella fra termine d'un anno e mezzo al più dal giorno che si farà l'Istromento et tutto l'opera predetta sarà a sue spese.

E per prezzi e mercede se li prometteranno scudi di Moneta trecento da pagarsili in diversi paghi. Ciò è al tempo dell'Istrumento scudi trenta per fare alcune provisioni e quando si darà Principio al murare scudi trenta.

A l'armare la lammia scudi cinquanta.

Finito tutta la Cuppula di dentro di stucco, Pittura, et oro, scudi novanta.

E quando darà la Cappella a finita del tutto scudi cento".

Pertanto, si può affermare che l'attività di Pomponio Palombo non è solo quella di pittore, bensì anche quella di architetto e di stuccatore.

Da un sopralluogo nella Cappella del SS. Sacramento, delle cose citate nel documento resta ben poco. Oltre alla struttura architettonica interna ed esterna, forse solo l'altare si è conservato secondo il progetto, perché gli affreschi e gli stucchi originali, probabilmente, sono andati irrimediabilmente distrutti con i restauri, fatti in tutta la Chiesa, sul finire del secondo XVIII.

Va, comunque, messo in rilievo il tipo di copertura della Cappella, unica nel suo genere a Priverno, che consiste, appunto, in una lamia (*) a forma di cupola.

Un'ulteriore osservazione, infine, è doverosa e riguarda il tempo effettivo che Pomponio Palombo lavora nella Cappella. Infatti, se si pensa che l'incarico gli è stato conferito, ufficialmente, l'11 settembre 1591 e che egli muore tra il 10 a l'11 marzo 1592, ciò significa che o ha ultimato in questi sei mesi il lavoro, oppure che ha lasciato incompleta l'opera che viene finita, da altri, secondo il suo disegno.

 

 

(*) LAMIA (dal neutro greco lamia = "aperture profonde"). Tipo di copertura a volta in uso nelle costruzioni rustiche dell'Italia Meridionale (Penisola Salentina, Puglie, ecc.). Sono fatte con malta di pozzolana e pietrisco battuto, fino a raggiungere un notevole grado di resistenza e di impermeabilità. Possono essere a botte, a crociera, a padiglione e anche a cupola, e sono rinfiancate soltanto per una piccola parte, in modo da lasciare in vista la forma strutturale, il che ne costituisce una caratteristica pittorica, (da: Dizionario Enciclopedico Italiano - Treccani).

(1) A.S.L.

(2) Fra Teodoro Valle: La ritta nova di Piperno - Secondino Roncagliolo, Napoli, 1646

(3) AS.L.

 

Estratto da: PER UNA STORIA DELLA SCUOLA A PRIVERNO - IL COLLEGIO DI SAN NICOLA - Di SILVIO BARSI (MAGGIO 1985)

 
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