Villa Violenta, cronache giudiziarie santostefanesi tra '800 ed inizio '900 - Rubrica a cura di Ernesto Petrilli
 

CAMILLO TAMBUCCI

7 aprile 1839

Udienza del giorno 6 aprile 1840.

In nome di Sua Santità Gregorio XVI felicemente regnante.

Il Tribunale criminale sedente in Frosinone, presieduto dall’avv. Rinaldo conte di Montevecchio, si è radunato nella solita sala delle udienze per eseguire il confronto e deliberare sulla causa

CONTRO

Camillo Tambucci, del fu Luigi, di S. Stefano di anni 22, contadino;

Giuseppe Tambucci del fu Luigi, da S. Stefano, di anni 30, contadino;

IMPUTATI

Di omicidio e di altri delitti.

VISTI gli atti processuali e tutta la relazione finale;

SENTITE le deposizioni de’ testimoni confrontati;

SENTITO il Difensore nonché li Prevenuti (imputati) che ebbero per ultimi la parola;

IL TRIBUNALE si è ritirato in camera di consiglio ed ha emanato la seguente

SENTENZA

Di un danno al suo oliveto per fatto (causato) di bestie vaccine e cavalline s’accorse e verificò a dì 7 aprile 1839 il fu Luigi Iorio di S. Stefano. Caddero i suoi sospetti su del suo compaesano pastore Camillo Tambucci, custode di vaccine e cavalli, e nel dopo pranzo di quel giorno ne fa ricerca e andò a trovarlo perfino in casa propria per querelarsene (lamentarsi). Furono visti partire assieme dalla medesima (casa del Tambucci) e parlando del danno escire fuori dal paese e avviarsi a quella volta, mentre l’uno sosteneva il danno essergli provenuto dalle cavalle e vaccine, l’altro impugnava (negava) la responsabilità.

Sortiti assieme confabulando ed altercando dal paese circa le ore 2, furono visti da alcuni che se ne stavano fuori Porta fino al punto della chiesa di Sant’Antonio e di poi perduti di vista, stante che vuoltando ivi la strada è quella chiesa d’ostacolo ad ulteriore visuale. Furono però da altri scontrati (incontrati) più in là e alla direzione dell’oliveto, e finalmente furono pure da cert’altri veduti girare entro l’oliveto stesso litigando e soprattutto il Tambucci: e nominando il nome S.S.mo di Dio e di Maria Vergine. Poi non furoro più visti né intesi, e a quelle ciarle successe un profondo silenzio. Il Tambucci alle ore 3 era reduce al paese. Il Iorio non tornò a casa quella sera e la mattina di poi freddo cadavere fu trovato presso il detto oliveto, in contrada Costa Fredda, ma fuori di quello. Narrava cioè il visitato giudiziale (l’esame del corpo) del 9 aprile:

che in un ripiano vicino ad una macera esistente nell’oliveto di Biagio Toppetta, confinante coll’oliveto del detto Iorio, fu rinvenuto il di costui cadavere in posizione semiprona e bocconi col viso conficcato in terra intriso nel proprio sangue,

che sollevata alquanto la testa, ove posava il viso, vi esisteva una fossa corrispondente piena di sangue

che le lesioni trovate nel cadavere erano una ferita profonda fino al parietale, altra nell’occipite con sede nell’osso, altra di imminente pericolo nella stessa regione con frattura dell’osso e intromissione di alcune schegge ossee nel cervelletto e con lacerazione di alcuni vasi sanguigni e precisamente la rottura dell’arteria basilare, altra ferita nella parte media della fronte profonda fino all’osso del cranio, altra nella regione temporale sinistra contusa con lacerazione del sottostante muscolo

che proprio accanto alla macera dove era stato rinvenuto il cadavere furono trovate delle pietre spezzate con alcune macchie di sangue

che fra le dita della mano sinistra del Iorio esistevano alcuni capelli aspersi (intrisi) di sangue,

che nelle tasche di lui fra altri piccoli oggetti s’era rinvenuto un coltello serratore a molla (a serramanico) chiuso, piuttosto acuminato.

Il Fisico (dottore) dopo aver assunto un breve stragiudiziale (steso un breve reperto), senza ritardo aveva agito a carico dell’indiziato Camillo Tambucci arrestato la sera stessa del giorno 8 ed in seguito a carico eziandio (anche) di Giuseppe Tambucci, di lui germano (fratello) carcerato il 3 maggio come sospetto di complicità nell’omicidio medesimo. Ma Giuseppe, nell’atto del suo fermo, aveva opposto una certa resistenza alla Forza, e come si suppose, anche con estrarre un coltello onde contro il medesimo fu pure proceduto per il titolo di resistenza alla Forza, di delazione (porto abusivo) ed imbrandimento di arma.

Il Tribunale preso atto che

la perizia de’ capelli rinvenuti tra le dita dell’estinto non corrisponde affatto alle pretese e mire fiscali e che non ostante le scaglie di tutti quei sassi dall’una e dall’altra parte della macera di confine neppure una leggera ferita erasi rinvenuta nella persona del Tambucci;

Camillo Tambucci nega di essere andato nell’oliveto del Iorio e che la sera dell’omicidio egli uscì dal paese con lui ma fino alla chiesa di Sant’Antonio dietro la quale si separarono;

Nessuno dei testimoni vide al momento dell’arresto il coltello nelle mani del Giuseppe

DICHIARA

che non costa (risulta) abbastanza della colpabilità di Camillo Tambucci e che possono, nello stato degli atti, acquistarsi altre verificazioni

che Giuseppe Tambucci è colpevole di semplice resistenza alla Forza non costando (risultando) la delazione e l’imbrandimento d’arma

ORDINA

Che Camillo Tambucci sia ritenuto in carcere per altri 6 mesi per assumere a diligenza del Sig. Procuratore Fiscale ulteriori indagazioni.

Ritiene Giuseppe Tambucci come bastantemente punito col sofferto carcere di un anno per la semplice resistenza, e ne ordina le dimissioni

 

Come finì per Camillo? Probabilmente non lo sapremo mai. All’epoca non c’era il RIS e forse Camillo riuscì a scamparsela per insufficienza di prove.

Via Sant'Antonio dall'omonima chiesetta scomparsa (1982  Arthur Jorio)

Contrada Costa Fredda (2011)

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16.12.2011

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