dal quotidiano Il TEMPO del 24.1.1993
Un diario che meriterebbe la stampa
Quella vita avventurosa del «paisano» Alfonso
GIOVANNI BONOMO
50 ANNI fa si consumava il dramma dell'Armir. Tra i superstiti Alfonso Felici di Villa S. Stefano che ieri ha compiuto 70 anni e che appena ventenne conquistava nell'inferno di Nikolayewka la terza medaglia d'argento.
«// 23 gennaio era Il mio compleanno. Il giorno dopo ci buttammo tutti avanti con disperazione per aprirci un varco. Più di tremila Alpini caddero valorosamente, tra loro il generale Martinat. In quella battaglia fui ferito al braccio destro. dopo aver collocato una mina a un carro armato T34 che esplose». Così, semplicemente, Felici nel manoscritto "Fighting Paisano" descrive l'episodio, uno dei tanti che lo hanno visto protagonista su tutti i fronti, esclusa l'Africa, del 2. conflitto mondiale. Una storia incredibile se non ci fossero testimonianze.
Nel giugno '40, si trova alla stazione di Padova. Qui la tensione ideale raggiunge l'acme:<<... passò una tradotta di Alpini della Julia e nel salutarli mi infilai nel vagone. Ero in partenza per il fronte greco-albanese>>. Diventa la mascotte; ciononostante combatte e si merita la prima medaglia d'argento: Rimpatriato perché ferito, è finalmente arruolato nel Btg. sciatori "Monte Cervino" e spedito sul fronte russo dove la sua audacia è premiata con una 2. medaglia d'argento e con la "Croce di ferro" tedesca.
L'8 settembre lo coglie al Celio da dove riesce a rientrare a Villa. A fine ‘43, la svolta decisiva Si innamora di una giovane sfollata di cui la Gestapo teneva prigioniero il padre, si commuove e aiutato da alcuni elementi del CNL, tra cui il futuro ministro Bonomi, indossa la divisa tedesca e riesce a liberare l'uomo. La beffa gli scatena conto le SS che mettono a soqquadro Villa. Riesce a passare il fronte a Cassino ma è preso in consegna dall'Office of strategie service che lo arruola ricordandogli di essere figlio di cittadino americano. Con l'OSS, scrive, << compimmo parecchie azioni nella zona di Pontecorvo, .Atina e Piedimonte S. Germano. Clamorosa fu quella alla stazione di Isoletta dove facemmo saltare un carico di cannoni»,
Partecipa allo sbarco di Anzio ed alla battaglia di Bastogne dove conosce Patton. Poi passa in Giappone dove finisce in un campo di concentramento. A fine guerra, convalescente, è ricoverato in un ospedale di S. Francisco dove va a conoscerlo il futuro presidente Eisenhower col quale stringe amicizia e partecipa alla sua campagna elettorale. La vita avventurosa di Felici, del resto, era già finita sul giornale delle truppe americane che lo paragona a Audie Murphy, il soldato U.S.A. più decorato.
Tutto questo ed altro abbiamo letto nel manoscritto, che dovrebbe avere l'onore della stampa perché Alfonso scrive della «sua» guerra con i toni pacati delle atmosfere tristi di non sfumate nostalgie alla struggente ricerca del tempo passato.