Prefazione
II dieci giugno 1940, l'Italia entrava in guerra al fianco della Germania, contro la Francia e l'Inghilterra. Pochi giorni dopo, Alfonso Felici, appena diciassettenne, alla stazione di Padova saltò volontariamente su un treno che conduceva gli Alpini della "Julia" verso il fronte greco-albanese. Inizia così, per Alfonso, un'avventura bellica che lo vedrà protagonista su fronti opposti, in Russia con gli Alpini della "Julia" e successivamente sui fronti di tutta l'Europa, e nelle Filippine, con le truppe americane. Gli avvenimenti narrati, i personaggi ricordati in questo memoriale fanno, ormai, parte più della storia che della cronaca.
Nelle prime pagine ci si trova immersi nell'atmosfera anni '30 di Villa Santo Stefano. Come per incanto, tra le righe, prende forma un'allegra brigata di ragazzi che spensierati corrono nei vicoli o giocano felici nelle piazze del nostro paese. Li vediamo marciare in divisa da "ballila", li incontriamo nelle processioni o alle funzioni religiose celebrate dall'indimenticato Don Amasio. La vita quotidiana di quei giorni, le persone, gli ambienti, sono descritti con accenti semplici, pacati, nostalgici.
Con modestia, ci ricorda la conquista delle sue decorazioni: le tre Medaglie d'Argento al Valore Militare, la Croce di Ferro Tedesca, la Croce di Guerra Francese, la Stella di Bronzo quella d'Argento Americane e un Encomio Solenne.
Il suo racconto ci porta sulle rive del Don durante la Campagna di Russia; con toni drammatici ci fa partecipe della sanguinosa battaglia di Nikolajewka e della disastrosa ritirata.
Come in un film di spionaggio, ricco di "suspence", ci narra dell'azione con la quale, indossando la divisa da sergente della Wermacht, riuscì a liberare i signori Leoni e Battistini, prigionieri dei tedeschi nel carcere di Castelfranco Emilia. E' questo un momento decisivo per la sua vita. Braccato dalle SS è costretto a passare il fronte e ad arruolarsi con l'O.S.S. dell'esercito americano.
E' l'inizio di un'altra storia con un'altra divisa. Compie missioni di sabotaggio con l'O.S.S. Partecipa allo sbarco di Anzio. Il 4 giugno 1944 è tra i primi ad entrare a Roma. Lo troviamo, ancora, in Francia, nelle Ardenne e finisce la sua guerra nelle Filippine, prigioniero dei Giapponesi.
Fra tanti drammi appaiono, però, momenti intensi, ricchi di commozione e di romanticismo. A testimoniarli ci sono episodi come la passeggiata lungo il Danubio a Vienna con Myriam Goldberg, ragazza di religione ebraica, il fortuito incontro con un vecchio soldato "austriaco-trentino" rimasto in Russia, dopo essere stato fatto prigioniero durante la guerra 1915/1918, o ancora l'ininterrotta corrispondenza con Jole Ghisleri, sua madrina di guerra.
Infine il "sogno americano", l'attività politica vicino ad Eisenhower prima e a Nixon dopo. Il ritomo in Italia con l'esperienza nel mondo del cinema, il lavoro all'Alitalia e il suo matrimonio con Guglielmina Toppetta chiudono questa storia stupenda.
Alfonso torna spesso a Villa Santo Stefano. Con passo da vecchio Alpino, anche se appesantito, passeggia per le strade del suo paese, curioso ed attento, chiedendo di tutto e di tutti con la mente sempre rivolta alla nostalgica ricerca delle sensazioni e delle atmosfere di un tempo ormai passato.
Maggio 2002 - Giovanni Bonomo