La
presentazione del libro di Giancarlo Pavat |
VALCENTO |
Grande festa sabato 10 novembre 2007, a Villa Santo
Stefano, per la presentazione del primo libro di
Giancarlo Pavat "Valcento",
riguardante gli ordini monastico-cavallereschi nel Lazio meridionale.
Un interessante ricostruzione storica per uno tra gli
Ordini Cavallereschi che più di tutti ha suscitato la curiosità di ogni
studioso di storia, i Cavalieri Templari. Ma non soltanto. Nel volume si
parla, infatti, anche dei Cavalieri del tau, dei Giovanniti e degli
Antoniani.
Giancarlo è nato nel 1967 a Trieste ma ormai da più di
qualche anno vive a Villa Santo Stefano e lavora a Roma, tra le sue
passioni, oltre all’amore per la storia ed il simbolismo, troviamo la
montagna infatti ha sempre praticato alpinismo, in particolar modo quello
Dolomitico, il trekking e si è sempre calato in qualche oscura caverna
alla ricerca dell’ignoto.
Sabato nella sala consiliare del comune santostefanese
una gran folla di persone, circa 200 i convenuti spinti dalla curiosità,
dall’amore per la cultura e per rendere omaggio a Giancarlo ed al suo
lavoro. Parlando con alcuni dei presenti molti hanno ripetuto che
quest’uomo riesce a trasmettere la voglia di conoscere e che con il suo
linguaggio chiaro e semplice attira anche tutti coloro che si sono sempre
disinteressati delle loro tradizioni e delle loro radici.
Al tavolo dei relatori, a fare gli onori di casa il
Sindaco Enrica Iorio, ma anche la dottoressa
Alessandra Leo, nella doppia veste di consigliere comunale delegato
alla cultura e di autrice della prefazione del volume, il noto
paleontologo prof. Italo Biddittu ed il giovane e straordinario
disegnatore Simone Cipolla.
I Cavalieri Templari, i Pauperes Commilitones
Christi Templique Salomonici, hanno affascinato per secoli
l'immaginario collettivo occidentale; ma chi erano davvero?
Quali eventi ne determinarono la caduta? Quando e
come sono arrivati nella Valle dell’Amaseno?
A tali domande prova a rispondere questa
straordinaria opera di Giancarlo Pavat in un racconto di piacevole
lettura che ripercorre le vicende del più celebre fra tutti gli
Ordini Cavallereschi.
Dopo aver tracciato a grandi linee la storia di
quel periodo storico e della presenza degli Occidentali a
Gerusalemme, Pavat ricostruisce la vicenda di quest’Ordine di monaci
guerrieri, unico nella storia delle istituzioni cristiane, che
costituì il primo esempio di esercito permanente nel mondo
occidentale.
Espropriato dei sui beni dal re di Francia
Filippo IV nel 1307, messo sotto accusa, dopo che molti suoi membri
avevano confessato sotto tortura atti blasfemi o eresie, l'Ordine
venne infine soppresso nel 1312 da papa Clemente V.
L‘aspetto più interessante della ricerca è,
indubbiamente, lo studio sulla presenza Templare nella Valle dell’Amaseno
tra il XII e il XIV secolo, assieme a quella di altri Ordini
Monastico-militari e Ospitalieri. Il lettore si trova proiettato
all’interno di avvenimenti inattesi ed inusuali per una terra, come
la nostra che, a causa di triti luoghi comuni, si è immeritatamente
trovata ad essere più denigrata che seriamente indagata.
Gli esiti sono stati sorprendenti, soprattutto
per la scoperta sul nostro territorio di numerosissimi simboli che
stanno a testimoniare, in maniera inconfutabile, la presenza di
questi Ordini Monastico-Cavallereschi in tutta la Vallata. Segni
inequivocabili di una precisa geografia templare, giovannita e non
solo.
Giancarlo Pavat con il suo volume, da cui ogni
futuro contributo sulla presenza degli Ordini nella Valle dell’Amaseno,
non potrà prescindere, ci offre un lavoro prezioso perché
articolato, accurato ed ispirato ai più solidi principi della
ricerca storica.
Un lavoro che si muove nel campo di faticose
intuizioni ed anche di ipotesi che, sebbene alle volte siano ancora
da dimostrare, proprio per questo ci spingono ad incoraggiare
l’autore nella prosecuzione del suo lavoro, perché il suo impegno di
studioso è caratterizzato da una costante (e importante) opera di
messa in luce e rilettura di fonti, note e meno note, che potranno
portare solo beneficio all’intera comunità.
Un lavoro, infine, utile e importante perché
riesce a restituire oggettività storica alle vicende riportate,
presentandole in un contesto rigoroso che va al di là del puro mito,
liberandosi delle possibili falsificazioni e dei facili preconcetti
sull’argomento.
Prefazione di Alessandra Leo da "Valcento.
Gli Ordini Monastico -Cavallereschi nel Lazio Meridionale"
di Giancarlo Pavat – Edizioni Belvedere, 2007 |
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Nel scusarci con chi eventualmente non citeremo,
tra il pubblico abbiamo riconosciuto: il Senatore Oreste Tofani di
Alatri, il Prof. Augusto Carè, geologo e, speleologo e Presidente
della XVI Comunità Montana di Pico nonché Vicesindaco di Falvaterra, gli
assessori santostefanesi Adriano Trapani e Marco Cristini,
l’assessore della XXI Comunità Montana Maurizio Iorio ed il
consigliere comunitario Luigi Palladini, il ricercatore storico
Dott. Vincenzo Tranelli, anch’esso consigliere della XXI Comunità
Montana, gli assessori di Giuliano di Roma Dott. Roberto Savo e Dott.
Adriano Cutonilli, l’avv. Remo Costantini di Alatri, il
Dott. Clindo Fabrizi, consigliere comunale di Boville, il Dott.
Tarcisio Tullio, già sindaco di Vallecorsa e attualmente cons.
comunale, Antonio Torella, già sindaco di Giuliano di Roma e
attualmente cons. comunale, Dott. Franco Ciocca, dirigente politico
di Pontinia (LT), Ing. Alberto Della Rovere, comandante Base
Italiana in Antartide, Dott. Guido Iorio, Direttore Coro Polifonico
di Villa, Dott. Luigi Cipolla Dirigente scolastico Amaseno,
Prof.ssa Floriana Sacchetti, docente al Liceo Artistico Frosinone,
giornalista e già amministratrice di Vallecorsa, Dott.ssa Cinzia
Mastroianni, presidente associazione culturale "Latium Adiectum",
Dott. Pio Roffi Isabelli, presidente provinciale FAI, Fondo per
l’Ambiente Italiano, Dott. Dario Pietrafesa Direttore Museo di
Frosinone, Avv. Mario Palladini, scultore e scrittore, l’Avv.
Federico Palladini, Dott.ssa Lucia Colafranceschi, Prof. Luciano Marangon
di Latina, Dott. Patrizio Ricciotti medico soccorso alpino e
speleologo, Bruno Petrucci, Istruttore subacqueo di Ceccano,
Andrea e Marco Del Monte, Marco e Sabina De Catris, Paola De Castris,
Paola Pro, Maurizio Fiorini, esploratori subacquei e Alessandro
Zera documentarista subacqueo, Dott. Fabiano Riccardi
dell’associazione Centro Studi "Regina Camilla" di Amaseno, Comm. Willy
Pocino di Roma, Direttore rivista "Lazio Ieri e Oggi", Dott.
Marcello Iorio, Prof.ssa Franca Malizia, l’editore Dott.
Luigi Corsetti, Don Pawel, Marina Bonomo Presidente Pro
Loco di Villa S. Stefano, Vincenzo Bonomo Segretario Pro Loco
santostefanese, Roberto Toppetta Vicepresidente Comitato S. Rocco e
La Panarda, Alessandro Lucarini Presidente Associazione Cacciatori
Enalcaccia "G. Leo", Piero Carizzi Presidente Ass. E.C. Julianus,
Vincenzo Iorio Presidente associazione combattenti, i giornalisti
Antonio Lauretti di "Ciociaria Oggi", Marco Bravo de "La
Provincia", Dott.ssa Lara Celletti de "Il Messaggero" nonché
Direttore Responsabile de "la Voce di Villa", Alberto Bianchi de
"L’Arcobaleno" di Amaseno, Davide Mirabella Caporedattore de "L’Eco
della Valle" di Vallecorsa ed Enzo Iorio di
www.villasantostefano.com.
L'intervista a Giancarlo Pavat |
Per capire meglio i contenuto di questo libro
abbiamo rivolto alcune domande allo scrittore:
Da che cosa nasce la tua passione per la storia
dell’ordine Monastico-Cavalleresco dei Pauperes Commilitiones
Christi Templique Salomonici?
<Non sono certamente uno storico professionista.
E non ho mai preteso di esserlo. Ma da sempre sono un appassionato
studioso di storia. Ricordo che da ragazzino facevo i salti di gioia
quando mio padre ci accompagnava, io e mio fratello ed i cuginetti,
a fare delle escursioni sul Carso Triestino, a visitare i
castellieri. Gli antichi villaggi fortificati con mura a secco,
dell’Età del Bronzo e poi del Ferro, tipici di quell’area
geografica, che si innalzano sulle colline dell’altipiano alle
spalle di Trieste. Forse è proprio la mia origine che mi ha spinto
in questa direzione. La mia città, Trieste, appunto, ha vissuto
direttamente e sulla propria pelle la Storia, quella con la
maiuscola, del XX secolo. Molto presto ho scoperto che molto spesso
la storia non è quella che insegnano nei libri scolastici. Allora
decisi di cercare di scoprirla da solo. Andando a cercare le fonti,
verificare le testimonianze coeve, dei determinati periodi che mi
interessavano. E questo vale anche, e soprattutto, per la storia
dell’Ordine dei Templari. Su cui, non di rado, si leggono o sentono
vere e proprie affermazioni fantasiose. E questo soltanto per usare
un eufemismo.>
Da quanti anni lavori alla stesura di questo
libro? E a chi devi maggior riconoscenza per averti supportato ed
incoraggiato a concluderlo?
<La ricerca nata quasi per caso, dopo aver visto
una acquasantiera con la Croce del Tau ad Amaseno, è durata circa
due anni. Ma all’inizio non c’era alcuna intenzione di scrivere
addirittura un libro. I miei sentimenti di riconoscenza sono rivolti
a molte persone che mi hanno aiutato, consigliato, spronato, e sono
tutte citate nel libro. Ma il merito maggiore va senza alcun dubbio,
e non è retorica, a mia moglie Sonia, che oltre ad incoraggiarmi ha
sopportato interi week end in giro per chiese, cripte, castelli,
rovine, montagne e serate al computer a scrivere o a rivedere le
bozze.>
Cosa ti ha portato ad ipotizzare la presenza
templare nella valle d’Amaseno?
<Conosco questo territorio dal 1991, e sin da
subito, mi è piaciuto esplorarlo, percorrendolo palmo a palmo e
scoprirne le peculiarità, le tradizioni, le bellezze storiche,
artistiche e naturalistiche. Quindi interessarsi ad aspetti poco
noti o soltanto ipotizzati della sua storia è stata una logica
conseguenza. Come a proposito della presenza dei Templari nella
vallata dell’Amaseno, che è, appunto, un ipotesi. Mi è sembrato
interessante cercare di verificarla, assieme a tanti altri
appassionati. Il risultato, beh…. è il libro.>
Cosa sei riuscito a vedere, che altri non hanno
notato, tra i vicoli di Villa S. Stefano? Quali simboli hanno
catturato la tua attenzione?
<Molti simboli erano noti da tempo ma non vi
veniva data troppa importanza. Altri erano stati dimenticati. Altri
ancora sono stati rintracciati dal sottoscritto. Credo che il
problema principale in simili ricerche sia non dare mai nulla di
scontato e cercare sempre collegamenti con vicende, realtà, episodi
storici anche al di fuori dei confini di un determinato territorio.
Non avere mai preconcetti e l’umiltà di non ritenere mai di avere la
verità in tasca.
Quanto al simbolo che più di tutti mi affascina è
senza alcun dubbio il "Tau". Ovvero la "Vera Croce di Cristo". Il "Signum
Salutis". Un simbolo presente già nell’Antico Testamento e che
ricompare nel Libro della Fine di tutti i tempi. Ovvero l’Apocalisse
di San Giovanni.>
Parlami del motivo per cui ha dato il titolo
Valcento e del disegno raffigurato in copertina?
<Il titolo non è stato scelto a caso. "Valcento"
è il termine con cui veniva chiamato in "Volgare" italiano,
il "Baussant", il vessillo bianco e nero dell'Ordine del
Tempio. Colori, o non colori, come sarebbe più corretto dire,
opposti. Il bianco ed il nero rappresentano l'eterno conflitto tra
la Luce e le Tenebre, il Bene ed il Male. Ma rappresentano anche la
stessa filosofia di vita di quei Cavalieri. Per loro non esistevano
strade mediane. Compromessi. Facili scappatoie o vie di fuga. Fedeli
al Giuramento prestato, ovvero di servire il Signore Iddio
per mezzo dell’Ordine del Tempio, e di obbedire soltanto al Romano
Pontefice, per loro non esisteva la ritirata.
"Andate dunque con piena fiducia, cavalieri, e
affrontate senza timori i nemici della Croce di Cristo" "Rallegrati
coraggioso atleta, se sopravvivi e se vinci nel Signore, rallegrati
e sii glorificato ancor più se muori e raggiungi il Signore".
Questo quanto auspicava da loro San Bernardo di Chiaravalle. E tutta
la loro storia, che abbraccia un arco di due secoli, e la loro
stessa fine sono lì a dimostrare che sono rimasti fedeli sino alla
fine alla parola data.
Inoltre mi è sembrato un titolo appropriato ad
una ricerca nella quale di zone d'ombra da illuminare di nuova Luce
se ne sono incontrate parecchie. Infine, come spiego nel libro,
prendendo per buona una delle spiegazioni date al nome "Valcento",
si è voluto tributare un ulteriore riconoscimento agli appartenenti
agli Ordini, a tutti gli Ordini non solo quello Templare, che
impegnati nei loro diversi compiti, davvero mostrarono che ognuno di
loro valeva come cento altri individui.>
Sei soddisfatto del lavoro che sei riuscito a
portare a termine? Cosa speri di suscitare nei tuoi lettori?
<Sono decisamente soddisfatto. E ringrazio ancora
chi mi è stato vicino ed ha contribuito in vari modi affinché "Valcento"
vedesse la luce. Certo tutto è migliorabile e perfettibile. Possono
saltare fuori nuove ipotesi, nuove scoperte. Può essere confutato
quanto scritto. Ma ben venga tutto ciò. E’ proprio lo scopo che mi
sono prefissato. Stimolare nel lettore e soprattutto se abitante dei
territori presi in esame, a mettersi anche lui alla ricerca delle
pagine dimenticate del passato della propria Terra, del proprio
Passato. Senza la proprie radici non si va da nessuna parte.
Inoltre, scrivere questo libro è servito anche a
ricordare studiosi e ricercatori locali, dalle profonde capacità e
encomiabile cultura e preparazione, ingiustamente scivolati
nell’oblio. In questa sede voglio citare uno per tutti; il grande
Arthur Iorio, che ci ha lasciati nel 2004.>
Qual è stato il tuo primo pensiero quando hai
visto la folla di persone che sono venute per lodare il tuo lavoro?
<Molti erano amici personali, altri autorità e
personalità invitate dall’Amministrazione Comunale di Villa S.
Stefano, a cui vanno i più sentiti ringraziamenti per aver reso
possibile la giornata di sabato 10 novembre, in particolar modo il
Sindaco Enrica Iorio, ed il consigliere delegato alla cultura
Alessandra Leo. Ma moltissimi altri intervenuti erano illustri
sconosciuti. Nemmeno di Villa S. Stefano o dei comuni limitrofi.
Persone curiose, appassionate alla tematica, che hanno ritenuto di
sacrificare il loro tempo libero per venire a seguire la
presentazione di questo mio libro. Spero di non aver tradito le loro
aspettative. A tutti, va comunque, un pensiero. Non dimenticherò mai
la sensazione di commozione e di gratitudine provata nei
loro confronti, nel vederli così numerosi,
attenti a quanto esposto e gentilissimi nel chiedermi una dedica o
soltanto a stringermi la mano. >
Dove concentrerai le tue prossime ricerche?
Ovviamente non vorrai fermarti qui?
<Assolutamente no. Come ho scritto nella
prefazione del libro "se si volesse parafrasare un capolavoro di
quell’epoca medioevale, si potrebbe dire che, l’aspetto più
profondo, essenziale, di una ricerca, aldilà del raggiungimento
dello scopo prefissato, è la ricerca stessa". Quindi…..>
Considerate la vostra semenza,
Fatti non foste a viver come bruti
ma per seguire virtute e conoscenza
(Dante Alighieri – Divina Commedia- Inferno,
Canto XXVI vv. 118-120) |
Credo di parlare a nome di tutti i cittadini di Villa
Santo Stefano dando le più sentite congratulazioni a Giancarlo ed
augurandogli che la ricerca sia sempre il suo motore di vita e che la sua
passione per la storia lo porti a scrivere ancora in modo che possa
coltivare le menti delle persone che apprezzano e continueranno ad
apprezzare il suo lavoro.
Sara Federici per
VillaNews
15 novembre 2007
Giancarlo
Pavat il 10 novembre presenta il libro: "Valcento"
4nov.2007
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