Circolo Cacciatori Confederato CONFAVI |
STORIA DELLA CACCIA A VILLA | ||
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La pratica dell’arte venatoria a Villa Santo Stefano è datata nel tempo. Un paese di cacciatori è stato considerato il nostro, sia per il numero di appassionati in rapporto alla popolazione e sia per la particolare abilità dei cacciatori stessi. In passato, la caccia si esercitava liberamente, senza vincoli e norme legislative: bastava acquistare un fucile con relative cartucce. La povertà incombente e la penuria di alimenti faceva si che la caccia assieme alla pesca, per molte famiglie, divenisse un mezzo di sostentamento: un modo come un altro per nutrire i nuclei familiari assai numerosi. Era l’epoca del bracconaggio più esasperato, quando si esercitava abusivamente e solo per frodo. Col passare del tempo e il dilagare del benessere, la caccia ha assunto una funzione sociale più consona ai tempi moderni: si è diffusa così la passione per l’attività venatoria a contatto con la natura. Negli ultimi decenni del secolo scorso, nella società si è sviluppata una coscienza ecologica che ha giustamente imposto comportamenti civili nel rispetto dell’ambiente circostante. Anche nei cacciatori, pertanto, seppur in costante polemica con gli ambientalisti e animalisti da sempre contrari alla caccia è cresciuto, di conseguenza, il grado soggettivo di sensibilità ambientale. Oggi, è migliorato il rapporto tra ecologisti e cacciatori. Addirittura, si è passati dalla conflittualità alla collaborazione; a testimonianza di ciò, le iniziative in comune, come la pulizia di boschi e prati. La maggior parte dei cacciatori di Villa vive in campagna: la contrada Macchioni ne ha il maggior numero. La caccia viene esercitata soprattutto nei fine settimana, in compagnia degli immancabili cani: segugi fedeli e addestrati, in grado di trovare la preda nei luoghi più impervi. Oggigiorno, si va a caccia di tordi, tortore, fagiani e anche cinghiali. In passato la cacciagione era costituita soprattutto da lepri, di cui la montagna del paese era piena, starne e pernici. La prima organizzazione dei cacciatori a Villa Santo Stefano fu realizzata alla fine degli anni sessanta, sotto la presidenza di Alfonso Zuffranieri: un’icona locale nel campo venatorio. Alfonso, personaggio noto per simpatia e schiettezza, ha creato una sorta di ordinamento interno con regole e programmi, riuscendo nell’impresa di coinvolgere tutti i cacciatori del paese, che prima andavano per ordine sparso. Il passo successivo, ovvero, la prima associazione vera e propria con statuto e normative, fu costituita nel 1974 con la presidenza di Franco Paggiossi: un pioniere del sistema, nonché personaggio serio e meticoloso. La prima sede ufficiosa dei cacciatori, sono stati i locali del Circolo Enal di Violanto Anticoli, in Via Napoli 4, dove si tenevano riunioni e si discuteva su tematiche specifiche. Nacque così lo spirito passionale che animò quel periodo così ricco di fermenti e di dialettica antagonista: le prime schermaglie polemiche con le emergenti associazioni ambientaliste. Franco Paggiossi riuscì ad iscrivere ben 137 soci: un record in rapporto alla popolazione del paese. Da ricordare un fatto storicamente importante: il lancio di selvaggina allora semisconosciuta, qual’erano i fagiani. Fu un periodo assai fecondo, in cui l’espansione del fenomeno caccia a Villa ebbe continuità e proselitismo che continuò anche sotto la presidenza di Maurizio Iorio, il quale si prodigò alacremente per molti anni, mantenendo alto il livello qualitativo della federcaccia santostefanese. Nel novero di cacciatori che hanno fatto la storia venatoria a Villa e ritenuti tra i più per abili, da ricordare Armando Bonomo, Pino Bonomo, Romeo Bravo, Alete Fabi, Augusto Iorio, Don Flaviano Lucarini, Luigi Lucarini, Pietro Paggiossi, Giuseppe Pisa, Peppino Reatini. Sono stati menzionati cacciatori del passato, ma l’elenco potrebbe continuare aggiungendo i contemporanei. Non di rado, la passione per la caccia risulta di natura ereditaria come nel caso di Peppino Reatini, del figlio Memmo e dei nipoti Renzo e Marco.
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