GRUPPO ARCHEOLOGICO VOLSCO (1975)

 PREMESSA | ORIGINI E VICENDE | DESCRIZIONE ANALITICA DELLA CHIESA | GLI AFFRESCHI

La Chiesa di San Giovanni in Silva Matrice

(VILLA S. STEFANO)

I — ORIGINI E VICENDE

Nulla a prima vista ci è dato sapere sull'origine della chiesa di San Giovanni in Silva Matrice situata nel territorio di Villa S. Stefano; abbiamo detto «a prima vista», infatti abbiamo elementi più che sufficienti per individuare, sia pure in maniera approssimativa, il periodo di formazione di tale edificio.

Da indagini sul suolo effettuate dal nostro gruppo archeologico durante il suo primo campo scuola ( 1 ) è emerso un dato interessante: cioè che tutta la attuale zona di S. Giovanni un tempo doveva essere molto abitata a cominciare dal periodo della preistoria (come ci viene dimostrato da strumenti litici trovati nella zona) fino all'epoca romana e a tutto l'alto medioevo.

E' proprio in epoca romana che la zona di S. Giovanni si popola e si sviluppa. I numerosi resti di ceramica, di pietre lavorate, di basoli e di resti di tombe ci testimoniano un'intensa attività.

Qui non mancava e non manca tuttora l'acqua che sgorga limpida da sorgenti scavate nel tufo né mancava il materiale primo per costruire. E' stata individuata dal nostro gruppo la « cava » dove i romani traevano grossi blocchi di tufo litoide (all'interno della cava sono state trovate presenze di ceramica acroma e a vernice nera). Questi grandi blocchi li troviamo sparsi nel territorio e sotto la chiesa di San Giovanni, ancora collocati «in situ».

 

Una presenza romana nella zona di San Giovanni costituitasi con tutta probabilità dopo la caduta di PRIVERNUM allorché anche l'egemonia volsca decadde sotto il tallone dei romani ( 2 ). Ed è proprio qui che comincia a sorgere quella comunità che darà vita in seguito al «CASTRUM SANCTUM STEPHANUM DE VALLE»: è proprio qui che i Santostefanesi traggono la loro origine.

Sul luogo ove ora sorge la chiesa di San Giovanni nel periodo romano vi era un tempio dedicato non sappiamo a quale divinità, ma certamente doveva essere molto antico e frequentato. Di tale tempio ci restano alcuni grossi blocchi in tufo litoide situati al disotto della chiesa (lato sinistro] lungo lo stradello e numerosissimi frammenti di tegole, mattoni, embrici e bipedali inseriti tra le mura medievali della chiesa e sparsi un po' dappertutto. Ma quello che maggiormente sostiene la nostra tesi è una grande pietra « sacrificale » ( 3 ) con una scanalatura longitudinale per lo scorrimento del sangue degli animali sacrificati alle divinità. Tale pietra fu dai costruttori della chiesa inserita nella mura ed oggi è caduta a causa del crollo di alcuni muri interi.

Nei pressi dell'altare maggiore vi sono tuttora inserite due mezze colonne con sopra un incavo quadrato e che sembrano segnare il limite dell'antica ara sacrificale (da notare che le colonne e la pietra sacrificale sono in calcare mentre tutto il resto della chiesa è costruito in peperino).

A completare il quadro d'insieme di questo complesso religioso i contadini ci parlano di un pozzo profondo sette funi che si troverebbe sotto il pavimento della chiesa (forse un'antica favissa) e che loro chiamano « Fontana matrice ».

II crollo dell'impero romano segnò il trionfo del cristianesimo. Ultimi residui delle antiche credenze li troviamo ancora nei piccoli centri di campagna o «pagi» dove continuarono a manifestarsi tenacemente quelle forme e credenze « pagane » ( 4 ) e che più tardi fondendosi con le credenze cristiane diedero vita a quel sincretismo pagano-cristiano che ritroviamo soprattutto nella superstizione e nella magia popolare ( 5 ).

La predicazione apostolica ben presto penetrò anche nei più remoti villaggi ad opera dei primi cristiani (un grande evangelizzatore delle nostre zone fu quel S. Marco Galileo che secondo una viva tradizione fu fatto da S. Pietro primo vescovo di Atina; altro apostolo della prima fede cristiana delle nostre zone fu S. Magno vescovo di Fabrateria (Ceccano), decapitato sotto la persecuzione di Decio). ( 6 )

Certamente è da legare a quest'opera di proselitismo evangelico la crescita di quelle comunità di fedeli che convertitisi al cristianesimo cambiarono nome ai loro luoghi appellandoli con quelli ... oggi Amaseno), Giuliano (S. Giuliano, oggi Giuliano di Roma).

Il primo «castrum» di S. Stefano necessariamente dovette essere a «valle», cioè nella zona dell'attuale S. Giovanni: i documenti vaticani ce ne confermano l'ipotesi; infatti, la chiesa dedicata a S. Giovanni ebbe il titolo di chiesa « matrice », titolo che indica supremazia su tutte le altre chiese dello stesso luogo.

Con la calata dei barbari i Santostefanesi lasciarono la valle e si rifugiarono nell'attuale colle a ridosso della montagna ed in posizione di maggior difesa.

Nella zona di S. Giovanni il vecchio borgo romano scomparve ed i ruderi furono coperti da fitta boscaglia; sono ancora le carte vaticane che ci danno luce su queste vicende; infatti, da questo momento la chiesa di S. Giovanni fu chiamata « S. Giovanni in silva Matrice ».

Dell'antica chiesa paleocristiana non ci rimangono tracce perché subì la totale distruzione insieme al borgo romano. Verso la fine del sec. XII una nuova chiesa sorse in stile romanico secondo gli schemi adottati dai maestri comacini o dai più vicini maestri di Fossanova, la chiesa venne costruita tutta in blocchetti di peperino, ad unica navata e con il presbiterio privo di abside.

La chiesa di S. Giovanni fu di iuspatronatu dei Conti di Ceccano feudatari di Santo Stefano.

Nel libro delle tasse della Camera Apostolica (secc. XIII-XIV) ( 7 ), nella decima annuale dell'anno 1328-1329 troviamo che a pagare per la suddetta chiesa fu un certo Andrea abate della chiesa di S. Giovanni di Ferentino che pagò « prò ipsa ecclesia » soldi sei e denari tre. L'abate Andrea era stato mandato a riscuotere tali tasse a causa della morte del collettore pontificio Giovanni Regroffredi.

Alla decima degli anni 1331-1333 troviamo quale patrono di S. Giovanni Tommaso junior de Ceccano detto anche Tommasello; questo conte ampliò la chiesa di S. Nicola di Ceccano ( 8 ).

Alla decima biennale degli anni 1333-1335 notiamo che Tommasello, dovendo pagare per i diritti di iuspatronato sulle chiese di S. Clemente (Ceccano), S. Maria de Pineis (Amaseno) e S. Giovanni Silvamatrice (Villa S. Stefano) la somma di un fiorino d'oro e soldi sei, pagò semplicemente la prima rata; infatti, lo troviamo nell'elenco dei « non solventes » della « secunda solutio » e questo forse a causa delle scarse rendite che tali chiese gli procuravano.

 

Decadenza e nuovo splendore

Verso la metà del sec. XIV la chiesa di S. Giovanni dovette subire una certa decadenza ma ben presto risorse a nuovo e maggior splendore per opera del conte Giacomo I di Ceccano.

Giacomo I era signore di Maenza e di vari castelli della contea di Ceccano il 24 aprile del 1363 con lascito testamentario di cinquanta fiorini ( 9 ), stabilisce di far restaurare la chiesa di San Giovanni e lascia altri venticinque fiorini per il restauro di un'altra chiesa posta nel territorio di S. Stefano: S. Maria de Stella ( 10 ).

Più che un restauro fu un vero e proprio ampliamento (vedi rilievi): la chiesa venne ingrandita creando una nuova navata sul lato destro (di chi entra). Questa navata fu costruita in stile borgognone e la cappella finale della navata ebbe la volta a vela.

Sono di questo periodo i nuovi affreschi che abbellirono tutta la chiesa sovrapponendosi ai vecchi ormai in rovina.

 

Definitive vicende

Dai Conti di Ceccano la chiesa passò sotto lo iuspatronato dei principi Colonna ai quali era stata assegnata la contea ormai vacante ottenendo, oltre al titolo di Conte di Ceccano, anche tutti i diritti feudali ( 11 ).

Dai Colonna, non sappiamo se direttamente o per altre mani, il diritto di iuspatronatu passò alla famiglia de Luca di Amaseno fino ai nostri giorni.

La completa rovina avvenuta alla chiesa di S. Giovanni sta a dimostrare che questi ultimi proprietari nulla fecero per salvaguardare questo insigne monumento.

 

 

II DESCRIZIONE ANALITICA DELLA CHIESA

La facciata

La facciata della chiesa di S. Giovanni si presenta « liscia » ad eccezione di un accenno di costolatura tra il portale maggiore e quello minore; è composta interamente da piccoli tasselli di peperino (come del resto tutta la chiesa).

Nettamente si distingue la primitiva chiesa ad unica navata e l'aggiunta della nuova nel sec. XIV; infatti, il tetto si presenta a « capanna » sul portale principale e ad unico spiovente, posto logicamente più in basso, sulla porta minore.

Un piccolo rosone ad « occhio » campeggia al di sopra del portale maggiore.

Il portale maggiore

II portale maggiore è formato da stipiti dritti poggianti su basi attiche e da un grande architrave monolitico (attualmente risulta spezzato a causa di una granata avuta durante l'ultimo conflitto bellico), sorretto da due mensole decorate con motivo cilindriforme.

Al di sopra dell'architrave corre una trabeazione scanalata che sorregge un grande lunotto romanico rastremato verso l'interno.

Sullo stipite destro del portale, al terzo concio e nella facciata interna, vi è incisa una croce di consacrazione a forma greca, vicino a questa si notano altre piccole croci di fattura postume; sullo stipite sinistro una croce di forma identica è posta sul secondo concio ma ad identica altezza di quella dello stipite destro alla quale è contrapposta. Le piccole croci misurano cm. 6x6.

La porta girava su quattro cancani di ferro e veniva chiusa dall'interno con un palo di legno rientrante nella parete di destra. Il palo era lungo mt. 1,95 circa, mentre l'appoggio era di cm. 5; lo spessore del palo risultava essere di cm.9x7 circa.

II portale minore

E' composto da due stipiti ritti poggianti direttamente su un grado monolitico che forma il piano d'entrata e che presenta all'interno una risega per il piano di battuta del portone.

La parte interna della mensola di destra presenta una ornamentazione a forma di palma (altorilievo), richiamo evidente al martirio di San Giovanni Evangelista nell'isola di Patmos ( 12 ), mentre la mensola di sinistra riporta l'identico motivo cilindriforme del portale maggiore.

Sul terzo concio dello stipite destro vi è una piccola croce « latina » di fattura posticcia. La chiusura della porta avveniva per mezzo di un piccolo palo non rientrante nelle pareti come si può notare da due piccoli buchi contrapposti negli stipiti.

La parete esterna di destra

Lungo questa parete vi sono due piccole monofore, la prima di forma rettangolare strombata verso l'interno, la seconda di forma rettangolare con parte superiore gigliata (forma orientalizzante) strombata verso l'interno e guardante la cappella gotica.

Dopo la prima monofora la parete risulta essere stata rinforzata per mezzo di un contromuro che secondo i contadini del luogo serviva d'appoggio ad un romitorio che sarebbe sorto unito alla chiesa ed i cui ruderi, una volta affioranti, sarebbero stati distrutti per necessità agricole.

La parete esterna di sinistra

Detta parete è liscia, priva di rinforzi e presenta in alto due monofore di forma rettangolare, strombate verso l'interno.

La parete esterna di fondo

E' priva di abside e si mostra liscia, senza alcuna apertura, i massi di peperino corrono per lo più in maniera regolare.

L'interno

Come già abbiamo detto l'interno della chiesa di S. Giovanni è a due navate (attualmente gli archi e le colonne divisorie delle navate risultano distrutte). in fondo alla navata maggiore c'è il presbiterio rialzato da quattro gradini e ornato dall'altare maggiore che è stato costruito addosso alla parete di fondo. Al di sopra di detto altare si nota una grande cornice in stucco che un tempo conteneva la pala centrale. Prospiciente l'altare e precisamente di fronte ai due lati vi sono due piccole colonne in pietra calcarea, residuo dell'antica ara romana. Sulla parete di fondo ed alla sinistra dell'altare vi è una piccola nicchia in peperino che anticamente dovette costituire il ciborio.

La navata minore termina in una piccola cappella gotica con volta a vela poggiante su quattro pilastri ornati di capitello, l'altare è addossato alla parete di fondo.

La chiesa era pavimentata con piccole lastre rettangolari in cotto e messe a « spacco ». La copertura era a « capriata ».

 

 

III — GLI AFFRESCHI

La chiesa di S. Giovanni ebbe nel suo interno le pareti interamente affrescate in due diversi periodi, come ci è dato di constatare nella sovrapposizione degli strati pittorici delle pareti.

Del primo periodo (probabilmente pitture dei secoli XII e XIII) nulla ci è dato di sapere, mentre del secondo periodo (fine sec. XIV) ci sono rimaste tracce tali da poterne trarre un profilo critico.

Parleremo dunque esclusivamente di questo secondo periodo.

Come abbiamo precedentemente esposto, verso la fine del sec. XIV la chiesa di S. Giovanni subì una profonda modificazione a causa del lascito fatto dal conte Giacomo da Ceccano. E' a questo periodo che vanno ricollegati gli affreschi: una volta ingrandito e risistemato tutto l'edificio si provvide a dargli nuovo splendore con una serie di magnifiche pitture.

Affreschi del presbiterio

Nella parete dietro il presbiterio della navata centrale sono ancora visibili tracce di affreschi: precisamente si individuano due grandi riquadri posti a destra e a sinistra della pala dell'altare. L'affresco di sinistra rappresenta un Cristo seduto in trono con un'aureola a forma di croce (Cristo pantocratore) ed alla sua destra vi è la Vergine in trono. Le due figure sono separate da elementi architettonici e sono incorniciati con motivi geometrici (cerchi e meandri) e da una fascia rossa. Lo sfondo del Cristo è celeste mentre quello della Vergine è « a terra di Siena ». Del dipinto restano in evidenza ancora i volti, mentre altre parti sono state ricoperte da uno strato di calce ed altre sono definitivamente scomparse.

Sul lato destro della pala c'è un grande riquadro raffigurante la Crocifissione con la Madonna in ginocchio e S. Giovanni in piedi, al centro il Cristo crocifisso. Lo sfondo è in « terra di Siena » mentre i manti della Vergine e di S. Giovanni risultano rossi. Ai piedi dell'intera raffigurazione corre una striscia con una scritta ormai indecifrabile in latino e con caratteri goticheggianti, forse un commento alla scena. Al disotto del riquadro della crocifissione vi era un altro affresco rappresentante un santo del quale sono rimaste pochissime tracce. Al disotto di questi affreschi si notano tracce di pitture precedenti. La parte destra della parete del presbiterio conserva tracce di affreschi e qualche scritta ormai indecifrabile.

 

Affreschi della cappella della navata minore

Al centro, subito dopo l'altare, si nota la parte inferiore di una Madonna in trono, alla sinistra di chi guarda si notano motivi architettonici ed un grande edificio, forse un'antica cappella, immediatamente al di sopra si nota un'arca ed un angelo (scena della Resurrezione?). Sul lato destro vi sono resti di pitture indecifrabili mentre ad un angolo vicino al capitello della colonna si nota un disegno a forma di mitra ed un ombrello (simboli vescovili), il tutto racchiuso da una cornice. Gli affreschi della navata di destra sono andati perduti.

Nella parete di sinistra della cappella subito dopo le vele della volta si nota un grande medaglione ovale che racchiude un Cristo in piedi rivestito da un manto bianco. Al disotto di detto medaglione si può notare una figura racchiusa da un disegno geometrico e una teoria di santi dei quali il primo innalza nella mano destra una croce. Le aureole di detti santi sono state fatte con la tecnica ad « impressione » ed oltre ad avere tanti piccoli raggi hanno la parte esterna puntinata.

Affreschi delle pareti dietro i portali

Al disotto del portale minore ed a destra e a sinistra degli stipiti vi sono tracce di affreschi a « strisce » rosse. Alla destra della parete di uno stipite si nota un santo seduto.

Alla sinistra del portale maggiore (sempre di chi guarda) si notano tracce di affresco, precisamente una grande cornice campita con rosette rosse e riquadrata con strisce rosse, la figura è definitivamente scomparsa.

Nella parete sinistra della navata maggiore non si notano affreschi essendo il tutto sotto uno spesso strato di calce, qua e là si notano tracce che farebbero supporre che anche detta parete fosse un tempo affrescata.

 

Affreschi della facciata

La facciata della chiesa di S. Giovanni risultava, interamente affrescata fino all'altezza del portale maggiore. Di tali affreschi oggi sono rimaste alcune tracce e precisamente: alla sinistra del portale maggiore si nota un affresco con un santo in piedi mentre nella mano sinistra sorregge una palla con sopra una scritta indecifrabile, alla destra di detto santo vi è un'altra figura. Sul lato destro del portale maggiore vi è una figura di santo in piedi (forse un S. Antonio). Il volto risulta molto vivo anche se qualche tratto è stato manomesso dai visitatori che hanno graffito la figura alterandone anche la forma originaria. Altri santi in piedi erano alla sinistra del portale minore mentre tutto il resto è andato irrimediabilmente distrutto.

Giudizio critico e conclusione

E' difficile dare un giudizio critico sulle opere pittoriche della chiesa di San Giovanni data la scarsezza e la poco chiarezza degli affreschi salvatisi dalla rovina del tempo e dall'incuria degli uomini, tuttavia non è azzardato congetturare alla luce di quello che si possiede che tali affreschi appartennero a quella scuola « umbro-campana » che nel sec. XIII e XIV si irradiò per tutto il Lazio meridionale a cominciare da Subiaco ( 13 ).

E' un vero peccato che tali affreschi siano ormai « perduti », tuttavia si potrebbe ancora salvare qualche particolare in modo da poter conservare gli ultimi resti di un glorioso passato. Lascio il problema agli organi locali ed alle autorità competenti.

 

GRUPPO ARCHEOLOGICO VOLSCO - Collana STUDI e RICERCHE - Serie 1a, n. 1 Anno 1975

 

 

PREMESSA
II G.A. Volsco con sede centrale in Ceccano e settori in Giuliano di Roma, Priverno e Roccagorga, a conclusione del suo 1° CAMPO SCUOLA svoltosi in Giuliano di Roma presso il convento dei PP. Agostiniani dal 19 al 29 luglio 1975, è ben lieto di presentare questa breve monografia illustrante una fase dei lavori compiuti durante il Campo. Il lavoro è stato portato avanti tra difficoltà logistiche e ambientali e si è felicemente concluso grazie all'impegno dei partecipanti ed al generoso aiuto dei PP. Agostiniani della Speranza che hanno messo a nostra completa disposizione i locali ed ai quali va il nostro sentito ringraziamento. Un grazie anche ai buoni contadini della contrada « S. Giovanni » che volentieri hanno esaudito ogni nostra richiesta di aiuto.

(1) Giuliano di Roma, 19-29 luglio 1975

(2) Confr. TITO LIVIO, Lib. VIII, 21.

(3) Una pietra simile è stata recentemente rinvenuta dal G.A.V. nell'agro di Maenza fra i ruderi di complesso sacrale romano.

(4) Confr. CLAUDE LEPELEY, L'impero romano e il cristianesimo, ed. Mursia, 1970.

(5) Confr. TULLIO TENTORI, Appunti di Antropolagia culturale, Roma, 1962.

(6) Confr. Acta S. Magni.

(7) Iscrizioni gotiche su Tomaso Junior de Ceccano si conservano nella chiesa di S. Nicola in Ceccano.

(8) Confr. Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV: LATIUM, a cura di GIULIO BATTELLI, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1946.

(9) Testamento di Giacomo da Ceccano: Archivio Caetani, Prg. n. 2557; pubblicato da GELASIO CAETANI in « Regesta Chartarum », pagg. 218-223.

(10) A ricordo di questa antica chiesa medievale i Santostefanesi hanno edificato nei pressi del vecchio sito, non molto lontano dalla zona di S. Giovanni, una piccola cappella: « La Madonna la stella ».

(11) Clemente VII: Bolla XIII kal. ianuarii 1523. A.S.V.

(12) Vedi Enc. Ecclesiastica, voce « Giovanni Evangelista ».

(13) Confr. TOMASSETTI, Amaseno, TUCE, Roma MDCCCXCIX.

Testo  CARLO CRISTOFANILLI

Rilievi  EROS CIOTTI

Fotografie MARCELLO BORELLI, ANGELO ROSSIGNOLI

Hanno collaborato alle ricerche: ANZELLOTTI MARIO, BARTOLI TOMMASO, CANTARANO ORTENSIO, CIOTTI ELIO, LAURENZI MIRELLA, LOFFREDI CARLO, MALANCHINI ALBINO, PANELLA GABRIELLA, QUATTROCIOCCHE MARIA TERESA

(C) PROPRIETÀ' LETTERARIA RISERVATA AL G.A. VOLSCO

 
up. gennaio 2008

San Giovanni in Silva Matrice: i resti di una antica Chiesa  (2000)

La Chiesa di San Giovanni nel territorio di Villa Santo Stefano di Arthur Iorio (1983)

www.villasantostefano.com

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