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da "FIGHTING PAISANO" di ALFONSO FELICI      Parte I  4

 [ Ringraziamenti  |  Prefazione ]

I vocaboli in dialetto santostefanese sono stati scritti rispettando il metodo adottato per la realizzazione del dizionario dialettale di Aleandro ed Emanuele Amadio e Pino Leo. Per chiunque voglia consultarlo il sito internet è www.villasantostefano.com

In cerca di lavoro al canto di Giovinezza

 

Ero ormai inquadrato nei ranghi della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio). Il Duce aveva riposto in noi molte speranze attraverso l'indottrinamento alla cultura fascista.

Cominciarono le marce sotto il canto di <<Fischia il sasso>>, le adunate del sabato fascista, i campeggi, le sfilate delle ricorrenze nazionali, e i saluti fascisti ad ogni incontro con i gerarchi locali e forestieri.

In un giorno di festa religiosa, fui tentato di indossare i pantaloncini corti della divisa da <<ballila>>. Tutti i miei pantaloncini avevano dei buchi rattoppati da mia madre, e pensai allora di indossare quelli per ben figurare durante la processione di Sant'Antonio di Padova. Dopo la cerimonia mi avvistò il segretario locale del P.N.F. (Partito Nazionale Fascista), Lorenzo Bravo, e mi preso a calci nel sedere. Con tono minaccioso m'impose di andare a casa cambiarmi e poi di ritornare da lui per la verifica, perché quei pantaloncini si potevano indossare solo nelle ricorrenze nazionali e in tutte le manifestazioni ascritte.

Nonostante tutto frequentavo la chiesa e l'oratorio di san Pietro. Sotto lo sguardo di don Amasio io crescevo sereno e fiducioso in me stesso, e dal suo insegnamento imparavo ad amare e rispettare il prossimo. Le gite parrocchiali erano diverse da quelle dell'Opera Ballila. Con don Amasio si mangiava spesso mentre durante le gite dell'O.N.B. (96), si marciava tanto e veniva sempre l'appetito.

Una volta terminate le scuole elementari, i miei amici più ricchi pensarono di iscriversi agli esami d'ammissione al Ginnasio di Frosinone. All'uopo voglio onorare la memoria del mio caro amico, Filiberto Bravo, e ringraziarlo per la sua gran generosità. Sapeva che ero molto bravo a scuola e sapendo della mia impossibilità di frequentare le scuole superiori volle, di nascosto da sua madre, pagarmi la retta per l'iscrizione al Ginnasio. Sempre di nascosto ci preparammo agli esami studiando a casa mia, dato che mio fratello Antonio lo preparava agli studi. Mi portò a Frosinone agli esami d'ammissione e fummo promossi. Purtroppo non fui in grado di proseguire per mancanza di fondi e Filiberto ne rimase addolorato. Apprezzai in ogni modo molto il suo gesto di generosità.

Un 28... ottobre io e mia madre andammo a Roma a trovare i miei fratelli Alfredo e Giuseppe. Io ci andai con la divisa da Avanguardista, poiché era l'anniversario della Marcia su Roma, ed all'arrivo alla stazione Termini trovai tutto imbandierato. Era la prima volta che andavo a Roma e mio fratello Giuseppe mi portò nell'affollatissima Piazza Venezia ed ascoltai il discorso del Duce.

Il Podestà Luigi Bonomo con Pietro Titi, Cesare Perlini, Lorenzo Bravo e Angelo Palombo.Due giorni dopo prendemmo il treno da Roma e andammo a Roccasecca d'Arce per visitare mio fratello Antonio, che studiava teologia al Convento dei Frati Minori Cappuccini. La mia famiglia era sparsa a Roma ed ad Anzio. Qualche mese dopo morì mio nonno Giuseppe, che lasciò a mia madre il peso della vigna che era dura da amministrare. Io l'aiutavo a vangare, zappare e a piantare patate, fagioli, pomodori e verdure. Il lavoro, però, era tropo massacrante per noi due soli ed inoltre le spese che comportava non le potevamo affrontare. Alla fine mia madre stanca, decise di vendere il <<Pantaniglio>> andato ormai in rovina.

Avevo terminato le scuole e non sapendo cosa fare andai al municipio e chiesi di fare qualche lavoro. Là trovai l'impiegato comunale Ermete Fabi che, tramite il Podestà Luigi Bonomo (97), mi fece assumere per fare dei lavoretti d'ufficio quali, per esempio, girare la macchina per le ciclostili, andare per commissioni alla Posta, comprare le sigarette e sigari agli impiegati ecc.

Ermete Fabi volle che imparassi la dattilografia ed io, in seguito, riuscii ad aiutarlo quando doveva scrivere pratiche d'ufficio ed altro. La paga mensile era irrisoria ma mi trovavo bene. Correvo da un ufficio all'altro per far firmare lettere al Segretario e prendere le pratiche d'ufficio da far visionare. Ogni tanto il Podestà mi firmava un mandato di pagamento vedendo la mia buona volontà.

Voglio raccontare un episodio di quel periodo. Un giorno, il podestà chiamò Gigi <<Ghiarelli>> e gli chiese una pratica riguardante una contravvenzione fatta ad un tale di cui non ricordava il nome. Per giorni questa pratica non fu trovata e Gigi si stava dannando l'anima. Finalmente la trovò e la portò al Podestà che gli chiese di chi era la pratica. Gigi tutto arrabbiato gli rispose: <<jè d' Gig' Pell'rin', e... ch'glia pozz'na accita>>. Questo per il tempo che aveva perso nel trovare la pratica.

 

Sognando un futuro migliore >>>

 

96. Opera Nazionale Ballila.

97. 1902 - 1988. Podestà dal 1932 al 1943 3 sindaco dal 1956 al 1980.

 

 

 

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Parte I  Gli anni acerbi | Vita di paese| Don Amasio l'educatore|In cerca di lavoro al canto di "Giovinezza"| Sognando un futuro migliore

settembre 2004

 

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