La
mia passione per la musica inizia dopo aver visto la sigla di Blitz
(il programma televisivo condotto da Gianni Minà negli anni '80) con
i Beatles. Amore a prima vista. Il giorno dopo a scuola (facevo la
seconda o la terza media) già stavo reclutando i membri per formare
un complesso, che poi si sarebbe chiamato "The Spiders".
La prima
chitarra: una popolarissima Eko (con tre corde) che mi passò mia zia
Floriana e che già era stata di mio padre a suo tempo. Ma nessuno
dei due, a quanto mi risulta, ci aveva mai spiccicato due accordi. A
Villa, d'estate, sotto gli alberi della piazzetta del comune (Largo
Luigi Bonomo) ho imparato un sacco di "trucchetti" dal grande
Roberto Primotici, uno dei migliori chitarristi folk blues che abbia
mai sentito dal vivo.
Le prime
canzoni che ho scritte, con il primo gruppo The Spiders, erano un
po' smielate e d'amore. A sedici anni, nell'impeto adolescenziale,
ho scritto canzoni di protesta come: "Io faccio fuori il
presidente" o "Anarchia nella nazione". Poi ho cominciato ad
elaborare canzoni più serie e più sentite, con i G.O.A.D.S., band
rock-new wave ,con cui ho suonato e cantato fino al 2002. Dai primi
del 2000 scrivo da solista.
Le
influenze musicali subite, più o meno in ordine temporale sono: De
Andrè, Beatles, Pink Floyd, Clash, Cure, Dire Straits,
Led Zeppelin, Paolo Conte, Capossela, etc..
I
migliori 10 album di artisti che preferisco? Domanda difficilissima!
In ordine sparso direi, ma già so che ne sto omettendo tantissimi: Abbey
Road dei Beatles, La Buona Novella di Fabrizio De Andrè, The piper
at the gates of dawn, il primo disco dei Pink Floyd, The Clash (dei
Clash), The dark side of the moon (Pink Floyd), Camera a Sud
(Vinicio Capossela), Led Zeppelin 1, Pornography (dei Cure), Anime
salve (De Andrè), Rain dogs (Tom Waits), …
Le prime esperienze in pubblico sono state con gli Spiders (il primo
gruppo), nelle feste di scuola o negli spettacoli estivi di
quartiere, con il pubblico incuriosito che si affacciava dai balconi
e alla fine buttava le cinquecento o le mille lire con le
mollette per i panni, come compenso per i musici in erba.
Ho tanti
amici musicisti e a Villa, oltre al maestro Roberto Primotici, ci
sono Paolo Tricca, chitarrista blues di ottima caratura e bassista
all'occorrenza, Alessandro Anelli, Ivan Leo e altri. Ricordo sempre
con piacere e affetto Claudio Flamini, una persona eccezionale e
anche un bravo cantante-chitarrista, di cui si sente la mancanza.
La musica
per me è la prima passione, pur non essendo un lavoro, avendo scelto
da tempo di praticare la professione di avvocato. Poi, adoro la
natura e il trekking, i viaggi e la lettura. Di tanto in tanto mi
faccio qualche sana partitella a calcetto (sperando che la
cartilagine del ginocchio sinistro tenga ancora). L'arte e i musei.
Sto provando a scrivere un libro giallo, ovviamente per puro
piacere, ma ad un certo punto mi sono incartato e da allora sto
cercando uno snodo della storia. Quando lo troverò venderò cento
milioni di copie!
Ricordo
sempre, con piacere, un concerto allo stadio di Torino nel luglio
1991 (mi pare), andai a vedere i Soundgarden, i Faith No More e i
Guns'n Roses: dal pomeriggio alla notte in una folla mostruosa.
Adesso preferisco starmene seduto a godermi interamente la musica,
negli auditorium, nei teatri o anche a casa, magari d'inverno,
quando fuori piove, con il camino acceso, anche se spesso sento il
bisogno di concedermi la "verve" di qualche concerto, di
quelli tosti!
Nel 2004
ho prodotto il mio primo disco da solista "Di Notte...", dagli
accenti swing e con diverse ballate.
Nel tempo
ho maturato una concezione musicale senza troppe barriere. Intendo
dire che, avendo ascoltato e amato tanti generi e tanti artisti,
dal punk alla musica classica, passando per il blues e i cantautori
italiani e francesi, la musica popolare, il jazz e tanto altro, non
mi sono mai confinato in una singola "nicchia" nè come ascoltatore,
nè come musicista o autore.
Il
secondo disco "Punti di fuga" con la Banda della Scolopendra, uscito
il 27 marzo 2010, è l'immagine di questo spontaneo eclettismo, al
quale, pur nella consapevolezza che il lavoro finale possa risultare
disomogeneo, ad un primo esame, non ho voluto assolutamente
rinunciare. Ci sono canzoni orchestrate con gli archi e il
pianoforte ("Notturno in tango"), altre più tirati dove le
chitarre elettriche e i sintetizzatori non si risparmiano ("Zarathustra
dance" o "Migrazioni"), altre con atmosfere malinconiche
o campestri, dove si affaccia la fisarmonica ("Pomeriggio estivo" o
"Acqualuna"). Se quella è la musica che compongo, vuol dire che è
quella la musica che mi appartiene e mi rappresenta, che sia in
veste elettrica o acustica non conta.