Se si chiede ad un gruppo di persone che cosa stessero facendo la mattina di domenica 13 marzo 1994, pochi saranno in grado di dare una risposta certa. Sempre che in quel determinato giorno non si sia verificato qualcosa di particolarmente importante, nel bene o nel male, difficilmente sarà rimasto impresso nella memoria. Tranne che per due persone in particolare. Un paleontologo, d’origini sarde, nato in Toscana e Ciociaro d’adozione, ed un essere umano, probabilmente cacciatore-raccoglitore, vissuto almeno 800.000 anni fa. "Era una di quelle giornate di fine inverno in cui si cominciano percepire i segnali della primavera. Eppure la splendida campagna della provincia di Frosinone, intorno a Ceprano, tra le Grotte di Pastena ed il vulcano spento di Pofi, era sconvolta dalle ruspe che sbancavano il terreno per creare una nuova strada da asfaltare. Ma proprio per questo, Italo Biddittu andava a caccia. Non di allodole e fagiani ma di fossili. Testimoni del passato più remoto delle nostre specie. A caccia di antenati vissuti centinaia di migliaia di anni fa e delle tracce che potevano aver lasciato in quella zona che lui setacciava da tanto tempo. Fino ad allora si era dovuto accontentare dei solchi scavati dall’aratro che ogni tanto riportavano alla luce frammenti d’osso , qualche pietra scheggiata e amigdale (strumenti bifacciali del paleolitico antico) e fossili di grandi mammiferi estinti. Ma aveva capito che in quella valle solcata dagli affluenti del Sacco, se solo si fosse potuto andare un po’ più a fondo, magari qualcosa di davvero importante si sarebbe potuto trovare. Ne era quasi certo. Il suo intuito, associato a tutti i reperti affiorati glielo stava suggerendo . Ed ecco quindi che la costruzione della nuova strada gli offriva un’occasione irripetibile. E non se la lasciò sfuggire. Quella domenica mattina del 13 marzo 1994 le ruspe erano ferme e le loro carcasse metalliche stridevano con la prorompente natura della campagna circostante. […] La terra smossa e inumidita dalle recenti piogge menava un odore forte ed Italo Biddittu passeggiava solitario, scrutandola attentamente, con l’occhio allenato di chi sa riconoscere le stratigrafie geologiche e le minime variazioni cromatiche. E la stratigrafia ce l’aveva davanti a sé, su tutta la spalletta di terra scavata che doveva ospitare il futuro letto d’asfalto della nuova carreggiata. Sapeva dove guardare e più o meno che cosa cercare. Ed ecco che improvvisamente nello strato argilloso, Biddittu notò qualcosa. Si chinò ad esaminarla. Si trattava di un piccolo frammento, qualche centimetro appena, che sporgeva lievemente; troppo chiaro per essere argilla, troppo scuro per essere una concrezione calcarea, troppo piatto e liscio per essere una pietra. Si avvicinò e con molta cautela lo raccolse dal terreno. Era un frammento d’osso: forse come i tanti che negli anni aveva accumulato nelle sue ricerche sul campo. Lo mise in una piccola busta e continuò a camminare per pochi passi. Fu lì che si arrestò di scatto e tornò indietro. Aveva capito che quel frammento alludeva qualcosa di importante , qualcosa che aveva cercato per una vita ma che non sperava più di trovare. Scrutando per bene nel terreno smosso dai mezzi meccanici, apparve allora la massiccia arcata orbitarla di un cranio umano fossile. L’Uomo di Ceprano. Argil, come Biddittu decise di chiamarlo." Questa la cronaca, narrata quasi minuto per minuto, dal giornalista Luca Morsella nel libro "Argil. L’Uomo di Ceprano" (con la consulenza scientifica di Giorgio Manzi e ed il coordinamento editoriale di Barbara Saracino) del 2004, della scoperta del più antico nostro antenato portato alla luce in Europa. L’Uomo di Ceprano, o Homo Cepranensis, appunto. Un racconto avvincente, di una delle ultime più grandi scoperte della paleontologia. Che, per chi non lo sapesse, è la scienza che studia i fossili, ovvero ciò che è sopravissuto, diventando simile alla pietra, della vita animale, vegetale delle antiche ere geologiche. Più correttamente sarebbe dire della Paleoantropologia. Lo studio dei primi rappresentanti dei nostri lontanissimi progenitori. Quindi non è stata certamente una cosa che capita tutti i giorni, poter ascoltare dalla viva voce del protagonista della scoperta, si tenga presente, avvenuta nel nostro territorio, e questo dovrebbe essere motivo di vanto e di orgoglio per tutti i Ciociari, una "lezione" sulla preistoria. Fortuna capitata ai ragazzi delle Scuole Elementari di Villa Santo Stefano. Ai quali, d’ora in poi, ci si potrà rivolgere tranquillamente per sapere come si esegue uno scavo paleontologico, alla ricerca dei resti di animali preistorici e delle tracce dei primi uomini. Parafrasando il titolo d’un celebre romanzo d’altri tempi, si potrebbe dire "Piccoli paleontologi crescono". E questo grazie proprio al prof. Italo Biddittu ed alla sua conferenza tenuta nella Sala Consigliare del comune santostefanese. Secondo, atteso, appuntamento della IX Settimana della Cultura.
Accolto dal consigliere con delega alla cultura Alessandra Leo e dall’assessore Adriano Trapani, il prof. Biddittu ha intrattenuto la platea degli alunni, accompagnati dalle insegnanti Anna Rita Leo, Rita Lampazzi, Teresa Carlini e Maria Luisa Rosito, ed i curiosi intervenuti (tra il pubblico anche lo storico amasenese, autore di innumerevoli libri, dott. Alberico Magni, il ricercatore Fabiano Riccardi ed il parroco Don Pawel). Si è partiti dalla nascita geomorfologica del pianeta, alla comparsa dei grandi mammiferi sino a quella dei primi ominidi in Africa. Complimenti ai giovanissimi studenti che hanno mostrato di conoscere molte delle scoperte avvenute in quel continente; come la famosissima "Lucy". Una femmina di Australopiteco rinvenuta nel 1974 di oltre 3 milioni di anni. Per arrivare, come già accennato, ai ritrovamenti avvenuti in Ciociaria. Come l’Uomo di Pofi ed "Argil", l’Uomo di Ceprano. Si ritiene che gli che gli ominidi siano migrati dall’Africa attraverso il Caucaso e approdati in Europa circa un milione di anni fa. L’Uomo di Ceprano potrebbe essere la testimonianza di quella divergenza che portò in Europa , alla comparsa dell’Uomo di Neandertal, ed in Africa a quella linea evolutiva da cui discendiamo tutti noi.
Terminata la lezione, per così dire "teorica" si è passati a quella "pratica". Nel cortile del Municipio era stata allestita una "sorpresa", voluta dallo stesso Biddittu, che ha reso davvero unica la "Giornata Preistorica" santostefanese. Sotto la regia dell’assessore Trapani, il personale del Comune si è industriato a realizzare una grande vasca riempita di sabbia ove sono stati nascosti reperti paleontologici. Ai ragazzi di Villa Santo Stefano il compito di ritrovarli, seguendo però le indicazioni, i consigli ed anche qualche bonario rimprovero del prof Biddittu. Lentamente, in un clima di esaltazione, di divertimento, ma anche di apprendimento attraverso una forma di gioco, gli alunni, durante lo scavo simulato, armati di pennelletto e zappetta, hanno recuperato denti di elefante, una mandibola di erbivoro, alcune ossa di altri animali e due manufatti degli uomini preistorici. Tornati a casa, i "neopaleontologi" in erba, hanno subissato i genitori con commenti entusiastici.
A CURA DI GIANCARLO PAVAT |
Lezioni "preistoriche" del Prof. Biddittu 14 magg.2007 |
Visita al Museo Preistorico di Pofi 7 magg.2007 |
Italo Biddittu a Villa Santo Stefano 23 mar.2007 |
La glaciazione sulle Montagne del Basso Lazio 22 sett.2006 |
up. 12 giugno 2007
PrimaPagina | ArchivioFoto | DizionarioDialettale | VillaNews