Padre Augusto Lombardi "Storia di Villa S. Stefano" 5 / 7
GUERRA DEL SALE
Con questa guerra, nota con il nome di "guerra del sale" la potenza dei Colonna venne completamente infranta e a nulla valsero le pratiche e i buoni uffici dell'Imperatore e di Vittoria per un trattamento duro a riguardo per la famiglia. Ascanio andò in esilio a Napoli donde potè ritornare solo dopo la morte di Paolo III (10 nov. 1549). Il nuovo Pontefice Giulio III con bolla dell'8 marzo del 1550 annullò tutte le sentenze e le condanne verso di lui, e lo reintegrò nei suoi beni che però egli non godette a lungo in pace, giacché, venuto in seria dissenzione con suo figlio Marcantonio, il futuro eroe di Lepanto, fu dal Viceré di Napoli tenuto in blanda prigionia fino alla sua morte avvenuta nel 1555.
Ma era destìno ormai per i Colonna che un papa tentasse di distruggere quanto il suo predecessore immediato aveva fatto "pro" o "contro" di loro. E così Paolo IV, Carafa, il terribile nemico degli spagnoli, vietò dapprima ai membri di quella famiglia e ad altri nobili romani sospetti di allontanarsi da Roma; poi pretese la consegna di molti castelli cosa cui Marcantonio non volle sottomettersi, e solo fuggendo riuscì a sottrarsi alla minacciata prigionia. Contro di lui furono emanati monitori contro parecchie violenze imputategli e quando non comparve a discolparsi, una sentenza di contumacia (4 maggio 1556) giunta la quale egli veniva colpito dalla scomunica maggiore e dichiarato decaduto dei suoi feudi, che sono nelle enumerazione, quelli già confiscati ad Ascanio da Paolo III e di più Marino, Montefortino, Montecompatri, Nettuno, Astura, Cave, Capranica, Gennazzano, S. Vito.
La bolla ricapitolava tutti i demeriti dei Colonna verso i pontefici daI tempo di Bonifacio VIII ed enumerava poi i misfatti del cardinale Pompeo e di Ascanio sotto Clemente VII, Paolo III, Giulio III: sulle loro orme essersi messo Marcantonio che, dall'inizio del governo dell'attuale pontefice, si era opposto ai suoi ordini, aveva impedito l'importazione di grano a Roma, ed era entrato in complotto con gli spagnoli. Con altra bolla del 9 maggio i feudi confiscati venivano riuniti nello stato di Paliano eretto a ducato e conferito a Giovanni Carafa, nipote del Papa e successore. Con cerimonia pomposa, il nuovo Duca ricevette dal Papa stesso, nella Cappella Sistina, l'investitura del ducato e prestò giuramento di obbedienza, promettendo di essere sempre vassallo della S. Sede. L’oppressione dei Colonna e l'esaltazione di Carafa provocò la guerra tra Filippo II ed il Papa, guerra che si chiamò di Campagna perché si svolse prevalentemente in questa provincia. L’1 settembre 1556 il duca d’Alba, Viceré di Napoli, invase col suo esercito lo Stato della Chiesa. Con lui veniva, furente di vendetta. Marcantonio Colonna. Mentre il grosso dell'esercito spagnolo avanzava rapidamente nella valle del Sacco ed occupava Veroli, Alatri, Bauco, Frosinone, Ferentino, Anagni, altre schiere al comando di Don Garzia de Toledo entravano per Castro nella valle dell 'Amaseno puntando su Piperno e Terracina.
Un tratto della Valle dell'Amaseno S. Stefano, San Lorenzo, Prossedi furono orribilmente saccheggiate. Il Viceré fece prendere possesso dei luoghi occupati in nome dei cardinali del Collegio con l’espressa dichiarazione che era pronto a riconsegnarli al Sacro Colleggio o al Papa futuro. Intanto essi furono messi sotto amministrazione spagnola e a Piperno fu posto un governatore per la Marittima. Nel novembre si venne ad una tregua di 40 giorni. In questo tempo gli spagnoli, secondo l loro costume, commettevano tutti i soprusi e violenze, tanto che il furore del popolo non si contenne più, spirata appena la tregua, esso insorse contro gli oppositori. Il governatore fu costretto a fuggire a Piperno, e Bonifacio Caetani, signore di Sermoneta, rioccupò facilmente, in nome del Papa, S.Stefano e gli altri castelli vicini. Nel marzo 1557, in aiuto al Pontefice, un esercito francese comandato dal duca di Guisa; ma i francesi per essere amici, non si comportarono meglio degli spagnoli, e sappiamo che i nostri poveri paesi ebbero ancora terribilmente a soffrire, e a piangere per causa loro. La guerra continuò per qualche mese con alterne vicende; ma quando Marcantonio occupò Valmontone e Palestrina, e più ancora quando giunse la notizia della grande vittoria riportata dagli spagnoli sui francesi a S. Quintino, per cui il Guisa fu richiamato in patria, (Francia), Paolo IV si decise a pensieri di pace.
Questa fu firmata a Cave il 12 settembre, nei patti si prometteva al Papa il condono di tutte le pene, eccetto quelle lanciate contro Marcantonio Colonna e gli altri ribelli. Paliano con le terre del ducato veniva affidato momentaneamente ad un fiduciario dei due partiti, il quale doveva osservare le stipulazioni fatte dall'Alba e dal Cardinale Carafa in un patto segreto, riguardante la sorte futura di quelle terre.
Questa guerra infelice dovuta all'intransigenza del Papa per consiglio dei suoi nipoti, portò anche la rovina di questi. Essi caddero in disgrazia dello zio, anche perché accusati di irregolarità e di colpa nell'amministrazione. Furono esiliati da Roma e Giovanni relegato nel feudo di Gallese.
Il nuovo Pontefice Pio IV, eccitato specialmente da Marcantonio Colonna, aprì contro di essi un processo. Vennero condannati a morte i cardinali Carlo e Giovanni, quest’ultimo, oltrechè per i riferiti abusi, anche per l'assassinio della moglie, la bella e colta Violante d’Alife, compiuto a Gallese (1559). Carlo fu strangolato nella prigione di Castel S. Angelo, e Giovanni decapitato insieme al cognato conte d’Affile e a Lorenzo de Cardenas ritenuti complici del delitto di Gallese (5marzo 1561).
Poiché i Carafa erano stati condannati a morte non solo per l'uccisione della duchessa di Paliano, ma espressamente anche per lesa maestà e fellonia, la loro eredità ricadeva alla Camera Apostolica. Fondandosi su ciò, Pio IV pretese per i suoi nipoti feudi e diritti già stati di Carafa. Ma Filippo II non poteva certo sacrificare il suo fedele e valoroso servitore e collaboratore, Marcantonio Colonna, e volle quindi per lui reintegrazioni in tutti i suoi beni. Con bolle del 5 giugno 1561 Pio IV annullò le condanne contro i Colonna: con altra del 17 luglio del 1562 eresse Paliano a principato, includendovi tutte le terre già facenti parte del ducato di Paliano di Giovanni Carafa, e lo conferì a Marcantonio Colonna e a tutti i suoi successori maschi primogeniti, col diritto di portare il titolo di principe e di Duca e cogli onori e privilegi "dei principi massimi e antichissimi". Marcantonio morì nel 1584 lasciando tre figli: Fabrizio, Ascanio e Federico.
>> segue TESTAMENTO DI MARCARTONIO COLONNA pag.6
VILLA SANTO STEFANO pag.1 | LOTTA TRA IMPERO E PAPATO pag.2 | TESTAMENTO DI GIOVANNI pag.3 | TURBAMENTI TRA COLONNESI E EUGENIO IV pag.4 | GUERRA DEL SALE pag.5 | TESTAMENTO DI MARCARTONIO COLONNA pag.6 | UOMINI ILLUSTRI DI VILLA SANTO STEFANO pag.7
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