Padre Augusto Lombardi "Storia di Villa S. Stefano"
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La storia del piccolo paese non è né molto ricca né molto antica, quantunque il popolo, con bella ingenuità e per uno spiegabile sentimento di civismo campanilistico, faccia risalire, per lunga tradizione, la sua esistenza nientedimeno che ai tempi del re Metabo, padre Camilla, l'eroina virgiliana e chiami tuttora col nome di lui una bella torre che orna una delle porte del paese. E’ inutile dire che la torre in parola è solo una costruzione del tardo Medio Evo.
Cosi pure al Medio Evo si debbano attribuire gli avanzi di altre torri sparsi per i monti e per la campagna, e che si notano di frequente non solo nel territorio di Villa S. Stefano, ma in tutta la valle dell’Amaseno: torri destinate ai segnali od ai posti avanzati nelle guerre e guerricciole infinite dalle quali questa regione è stata funestata per opera degli stranieri e dei potenti signori dei luoghi, come i Conti di Ceccano, i Caetani, i Colonna. Poiché si può dire che i Goti e Vandali, Franchi e Longobardi, Alemanni e Saraceni, Francesi e Spagnoli, tutti hanno traversato questo paesaggio per recarsi nel napoletano.
E S. Stefano e gli altri paesi di questa valle una grande importanza debbono aver avuto nella ferrea età di mezzo e nei secoli successivi fino al 1600 appunto per la loro posizione di sentinelle vigili che controllavano l'importante via di comunicazione attraverso i Monti Lepini tra le due province di Campagna e Marittima, e tra quest'ultima e il Regno di Napoli, sempre da più padroni bramato e conteso.
Villa Santo Stefano dalla "Varcatora" Ma non si può certo ragionevolmente pensare che il paese sia di età romana e tanto meno poi, preromana, perché nulla si è trovato di antico che possa autorizzare una simile supposizione, né mura, né avanzi di edifici, né lapidi, né iscrizioni monumentali. Tutto al più si potrebbero far risalire le sue origini all'epoca dell'edificazione della città nuova di Priverno.
Narrano le cronache che l'antica Priverno, già capitale del bellicoso popolo dei Volsci, durante le prime invasioni barbariche che prelusero alla caduta dell'Impero Romano, in una improvvisa scorreria fu distrutta dai Teutoni e dai Brettoni guidati dalla loro regina Baodicea. I cittadini si rifugiarono su per i monti e, passata la tempesta, vollero riedificare la loro città; ma anziché costruire sulle rovine di quella distrutta, la innalzarono sul colle su cui è attualmente posta.
Però non potendo tutti i superstiti essere compresi nell'ambito di quella nuova città, si riunirono in gruppi ed alcuni edificarono Roccagorga, altri Maenza, altri Roccasecca, Prossedi e qualche altro paesuccio che la cronaca chiama "clara oppida". Se volessimo indulgere ad troppa rigorosa critica storica, potremmo supporre tra questi "clara oppida" anche S. Stefano, il quale, in questo caso, sarebbe stato anch'esso, per qualche tempo, soggetto a Piperno cui il giorno di S. Pietro avrebbe pagato un annuo tributo. In conclusione, dunque, l'età antica, in fatto di notizie, è priva del tutto per il nostro comune, ed anche per i secoli di mezzo non esiste alcuna cronaca, edita o inedita, che esso faccia più che una menzione. Col nome dell'insigne Protomartire cristiano al cui culto dovette essere dedicata la parrocchia, centro dei primi abitanti di questa comunità ci si presenta il paese menzionato per prima volta nella "Cronica di Fossanova" pubblicata dall'Unghetti nella sua "Italia Sacra" e che un moderno studioso chiama più. propriamente "Annales Ceccanenses".
La cronaca, infatti, pur non tralasciando di accennare ad avvenimenti di carattere generale, si ferma a parlare molto diffusamente e con molta compiacenza di Ceccano, dei suoi primi signori e, principalmente, del magnifico conte Giovanni, il quale dello scritto forse fu l'autore o, almeno l’ispiratore.
E questi Annali sono per noi fonte di preziose notizie, perché gettano luce sugli avvenimenti e sulle guerricciole infinite di cui furono teatro le nostre contrade, avvenimenti e guerricciole che spesso non uscivano dalla limitata cerchia di una povera, e turbolenta vita paesana e provinciale. I Conti di Ceccano, come le altre famiglie dei Conti di Campagna, da principio non furono che Rettori, detti anche difensori, della Campagna e venivano saltuariamente nominati dal Papa. Poi, a poco a poco si mutarono in feudatari stabili ed acquistarono una potenza grande che anche dalla chiesa fu tenuta in gran conto. Essi erano potenti prima ancora che sorgessero in fiore i Colonna; infatti sappiamo dagli Annali che Gregorio, uno del loro antenati, fin dal tempo di Enrico IV imperatore aveva nella contrada ufficio di conte. E sotto la data del marzo 1125 leggiamo che il Papa venne con grande esercito nella Campagna e prese e incendiò molti paesi, tra i quali S. Stefano. Il Papa era Onorio II, eletto l'anno innanzi. Egli aveva l'appoggio dei Frangipani, i quali badavano alla sicurezza di lui e cercavano di tenere in rispetto i potenti conti di Ceccano e di Segni; ma, dati i tempi, non era raro che un Papa, o perché i suoi sudditi l'avevano fatta più grossa che mai, o per finire più presto le cose col prestigio della sua presenza, si mettesse egli stesso alla testa di schiere armate e marciasse in campo. Gli Annali non ci dicono che S. Stefano appartenesse allora ai Conti di Ceccano, ma per essere stato punito per rappresaglia dal Papa, si può lecitamente supporlo.
Conseguenza di quella spedizione fu che Goffredo, Landolfo, e Rainaldo, conti di Ceccano, fecero atto di sottomissione e rinnovarono selle mani del Pontefice il loro giuramento di sudditanza e di fedeltà. Ci furono negli anni successivi devastazioni, saccheggi e incendi principalmente per opera delle soldatesche di Ruggero II, re di Sicilia, il quale aveva preso le difese dell'antipapa Anacleto II contro Innocenzo III, e che invase più volte le terre della chiesa confinanti col napoletano.
>> segue LOTTA TRA IMPERO E PAPATO pag.2
VILLA SANTO STEFANO pag.1 | LOTTA TRA IMPERO E PAPATO pag.2 | TESTAMENTO DI GIOVANNI pag.3 | TURBAMENTI TRA COLONNESI E EUGENIO IV pag.4 | GUERRA DEL SALE pag.5 | TESTAMENTO DI MARCARTONIO COLONNA pag.6 | UOMINI ILLUSTRI DI VILLA SANTO STEFANO pag.7
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