"ARRIVAMMO AD UNA VASTA CAVERNA, DOVETTI RICONOSCERE CHE LA MANO DELL’UOMO NON POTEVA AVER SCAVATO QUESTA SORTA DI MINIERA. LE VOLTE NON ERANO PUNTELLATE E VERAMENTE SI REGGEVANO PER UN MIRACOLO DI EQUILIBRIO. QUESTA SPECIE DI GROTTA MISURAVA CENTO PIEDI DI LARGHEZZA E CENTOCINQUANTA DI ALTEZZA. IL TERRENO ERA VIOLENTEMENTE SCONVOLTO DA UN MOVIMENTO SOTTERRANEO. IL MASSICCIO TERRESTRE CEDENDO A QUALCHE POSSENTE SPINTA, SI ERA SQUARCIATO LASCIANDO LARGO VUOTO DOVE ALCUNI ABITANTI DELLA TERRA PENETRAVANO PER LA PRIMA VOLTA" Al giorno d’oggi, in questa Epoca di tecnologie multimediali, in cui i libri sembrano essere diventati un mero retaggio del passato, forse non sono molti i ragazzi che hanno letto queste righe. Eppure, sino a non molti anni fa, intere generazioni di adolescenti hanno provato brividi di meraviglia ma anche di paura, leggendo del momento in cui i protagonisti del romanzo entrano nei più oscuri recessi delle profondità della Terra. Si tratta del celebre "Viaggio al centro della Terra" dello scrittore francese Jules Verne (1828-1905), in cui viene descritta una incredibile ed impossibile esplorazione dentro il nostro Pianeta. Avventura che ha anche acceso in molti coetanei di chi scrive, lui compreso, la fiamma del desiderio di andare, per davvero, a vedere che cosa si cela sotto i nostri piedi. Nelle caverne, negli abissi, che si aprono qua e là nei territori in cui abitualmente viviamo.
A parlarne, a Villa Santo Stefano, appunto nell'ambito della IX Settimana della Cultura, sono venuti due rappresentanti d’eccezione di quella categoria di amanti dell’avventura ma anche della scienza e della natura, che sono gli speleologi. I professori Paolo Sellari dell'Università di Roma e Roberto Sarra del Comitato Esecutivo Regionale della Commissione Nazionale Scuole di Speleologia e fondatore negli anni '70 del Gruppo Speleologico Ciociaro. Gli "ultimi esploratori", come sono stati definiti gli speleologi dallo stesso Sellari, "forse un po’ matti" gli ha fatto eco Sarra, che hanno letteralmente incantato una platea interessata e coinvolta composta soprattutto dai ragazzi delle classi Elementari e Medie delle Scuole di Villa S. Stefano, accompagnati dai rispettivi insegnanti. Ma mescolati tra il pubblico, abbiamo riconosciuto alcuni volti noti e meno noti del panorama culturale e scientifico della Ciociaria. Ad esempio il Presidente provinciale del F.A.I. (Fondo per l'Ambiente italiano) Pio Roffi Isabelli, assieme al responsabile culturale del medesimo sodalizio, il docente universitario Maurizio Lozzi. O come i ricercatori e studiosi Fabiano Riccardi di Amaseno e Fabrizio Pennacchia di Ferentino. Arrivati leggermente in ritardo, ma perdonati in quanto impegnati nelle loro consuete attività di ricerca, il prof. Italo Biddittu ed il dottor Patrizio Ricciotti, anche lui speleologo e medico del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino Speleologico e Subacqueo (CNSASS). I quali hanno risposto all'invito del consigliere con delega alla cultura Alessandra Leo, la quale ha organizzato la conferenza e che, al termine, ha accompagnato gli illustri ospiti in un giro turistico nel borgo medievale di Villa Santo Stefano Sullo schermo allestito nella Sala Consigliare, sono state proiettate immagini sbalorditive del Mondo delle Grotte. Il prof. Sellari ha ringraziato l’Amministrazione Comunale "per l’opportunità che ci ha dato di venire, qui, tra voi, a spiegare che cosa sia la speleologia. Una disciplina che in Italia, arriva a conquistarsi gli onori delle cronache solo quando qualche speleologo rimane intrappolato da qualche parte. Con i mass media che magari enfatizzano e drammatizzano il tutto senza che ci sia reale motivo. E ringrazio, anche il vostro concittadino, seppure d’adozione, Giancarlo Pavat, che ha contribuito alla nostra presenza qui, quest’oggi. Anche lui speleologo, di una scuola di speleologia, come quella di Trieste, sua città d’origine, di tutto rispetto". Inoltre ha sottolineato come "questi incontri con le Comunità e le Amministrazioni locali e le scuole siano importantissimi alfine di diffondere una disciplina come la nostra. Che introduce in un mondo sconosciuto, idoneo a far sviluppare la fantasia dei bambini e dei ragazzi, stimolandoli a coltivare la voglia di conoscere, di apprendere", ricordando anche il progetto a cui sta collaborando di "sviluppo del patrimonio carsico e quindi di quello ipogeo".
Il prof. Roberto Sarra ha spiegato come si formano le grotte e cosa c'è al loro interno, raccontando quella che, in pratica, si può definire come l'avventura di una goccia d'acqua. "Che scava i banchi di sedimentazioni di migliaia e migliaia di organismi fossili che formano le rocce calcaree. La stessa goccia d'acqua che forma le meravigliose concrezioni, le stalattiti, le stalagmiti e le colonne che ornano moltissime caverne".
Gli studenti santostefanesi ed il pubblico in sala, hanno, inoltre, fatto conoscenza con alcune delle più belle e caratteristiche cavità della zona, come quella dell'Arcaro a Ceccano, dell'Obaco a Falvaterra, dell’Abisso di Monte Acuto, della Grotta Pilotta a Giuliano di Roma, degli Ausi poco distante da Villa Santo Stefano, o quelle di Pastena o di Collepardo e del Pozzo d’Antullo. Ma non solo. Anche con i loro abitanti. Infatti le caverne non sono oscuri involucri vuoti, bensì universi abitati da una incredibile varietà di fauna. Pipistrelli, insetti ipogei, anfibi rarissimi come il proteo. Privo di occhi e di pigmentazione che vive nelle Grotte del Carso Triestino. L'entusiasmo è stato tale che gli insegnati hanno strappato agli speleologi la promessa di organizzare, nella bella stagione qualche uscita in grotta con gli alunni. La meta più probabile sarà la Grotta degli Ausi. Luogo deputato per affascinanti avventure dei ragazzi e dei bambini santostefanesi di una volta, che la chiamavano "Grotta del Diavolo", e quasi sconosciuta a quelli di oggi. A CURA DI GIANCARLO PAVAT |
PrimaPagina | ArchivioFoto | DizionarioDialettale | VillaNews