La razza Ventriglio è, quasi certamente, la più numerosa di Villa S. Stefano. Perché Ventriglio? Nel 1837 Benedetto Iorio, contadino, trovandosi una sera nella cantina alla casa di un certo Mecale, in via della Rocca, venne a diverbio con un suo compare: all’improvviso estrasse il coltello e urlò "t’ cacc’ i’ u’ntrigli’, i coq’ e m’ gl’ magn’!" [ti caccio il cuore, lo cucino e lo mangio!] e così da allora, tutti i suoi discendenti divennero "la sterpigna Ventriglio". Se i Ventriglio avessero uno stemma, come i nobili, in esso dovrebbero essere rappresentati un coltello ed una bottiglia di vino, compagni inseparabili di ogni Ventriglio di rispetto. Posso darvi testimonianza personalmente di questa "brutta fama" dei Ventriglio raccontandovi un aneddoto di 40 anni fa. Quando mi fidanzai con la mia attuale moglie, Franca, il nonno, Angelomaria Lucarini "Pizz’l’ngu", classe 1907, venuto a conoscenza della cosa, fortemente preoccupato per la sua incolumità futura, le disse: "Ma tra tanti giovanotti ti sei messa proprio con Ernesto Petrilli? Lo sai a chi è nipote? E’ nipote a Ventura Ventriglio e non dico altro…". Mai fu più vero il detto "fatt’ i’ nom’, i’ accit’ patt’ " . Vi presentiamo alcuni processi a carico di uomini di questa "razza" che ne testimoniano le caratteristiche.
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7.2.13
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