Le lapidi e le iscrizioni esistenti nelle chiese, ed in altri luoghi nel nostro comune. Non teniamo ad improvvisarci archeologi o storici, vogliamo, solo, porre all’attenzione dei nostri concittadini o dei visitatori occasionali, le lapidi e le iscrizioni, che essi, non sempre, notano quando entrano nella chiesa parrocchiale, o in quella dello Spirito Santo o, passano frettolosamente, ad esempio, sotto l’arco della Rocca. Si imbattono, infatti, in testimonianze e in ricordi di avvenimenti e di persone che hanno segnato la storia del nostro paese. La lapide più antica, di cui abbiamo notizia, è quella ricordata da Arturo Iorio nel suo libro VILLA S. STEFANO storia di un paese del basso Lazio attraverso i secoli. Si tratta di una pietra commemorativa, a ricordo della cappella gotica, fatta costruire adiacente alla chiesa di San Giovanni nel 1439, da Pietro Boccanappi, funzionario amministrativo, forse proveniente da Roma; "…La lapide, che era posta nell’ architrave della cappella fino al 1960, è stata rimossa ed asportata da ignoti". Una testimonianza di avvenimenti tragici: il terremoto del 1654 è la peste del 1657, è documentata da una iscrizione in spagnolo antico, eseguita in piombo su un riquadro di cm 70x70, di particolare calcina, sulla volta dell’arco che unisce piazza del Mercato a Via della Rocca: A. (a) P. (perenne) M. (memoria) L’ÃNO 1654 LVG° GIOVEDÌ 23 - NOTTE SEGVENTE A HORE SEI - FV IL TERREMOTO CON GRAN DÃNO DI MOLTI LVOGHI - NEL 1657 FV IL CONTAGGIO - CO GRA STRAGE DI MOLTE - PROVINCIE ET QVESTO LVO - GO PLA DIO CRATIA ET DEL PROTETTORE S. STEFANO DE VNO - E L’ALTRO FV’ ILLESO - Particolare curioso: Oggi, nella lapide, la parola S. STEFANO, appare più chiara a causa dell’escissione del piombo effettuata da ignoti, quando nel ‘700, il culto del Patrono San Rocco, stava prevalendo su quello del Protettore Santo Stefano. Come di norma, anche la nostra Chiesa Parrocchiale, il cui stato attuale risale al ‘700, è il luogo più ricco di memorie. Nel corridoio della navata centrale, si trovano pietre sepolcrali della grandezza di cm 70x70, che indicano il sepolcro delle donne "PRO MULIERIBUS SEPULCHRUM", seguita da quella degli uomini "PRO VIRIS SEPULCHRUM". Queste datano A. D. 1848; a seguire, davanti all’altare, si trova la pietra sepolcrale di cm 60 x 100, per i religiosi e i benefattori " D.O.M - PRO ARCHIPRE SBYTERO - ET BENEFICIATIS - ANNO DOMINI MDCCLXVI". Sulla navata sinistra, lato via della Sagrestia, troviamo il luogo di sepoltura dei bambini: "PRO PARVULIS SEPULCH-RUM". Di particolare interesse, anche per l’ornamento inciso su di essa, è, a nostro avviso, la pietra sepolcrale posta al centro della navata, lato via del campanile. L’epigrafe, leggibile solo in parte, riporta chiaramente, tra le altre, la parola Picinisco, probabile paese di origine del capostipite Giovanni Antonio della famiglia Passio " D.O.M - HIC IACET - IOVANNIS ANTONIUS PASSIO – I. V. D. A. PICINISCO HUIUS… MDLXXXXIX". Da ricordare ancora, l’elegante lapide in marmo, incisa in latino arcaico, posta dal marito Cesare Perlini e figli, sulla controfacciata di destra, in memoria di Maria Aloisi Iorio, morta nel 1781, nel giorno dell’Immacolata Concezione. Anche il Santuario della Madonna dello Spirito Santo, costruito nel 1733, in seguito l’apparizione della Vergine, avvenuta l’ 11 aprile 1721, è ricco di iscrizioni; la più antica, risalente all’epoca di costruzione del tempio, è l’iscrizione che orna l’anello basale della cupola, " SACRUM DEO SPIRITUI SANCTO IN HONOREM B. MARIAE MAGNE MATRIS AB EODEM SPIRITUS S. NUNCUPAT ET PIE COLIT POPULUS STEPHANENSIS ", restaurata in oro zecchino, dal maestro pittore e decoratore Edmondo Campana, in occasione dei lavori eseguiti, nel Santuario, alla fine degli anni ‘80 su incarico del compianto parroco Don Luigi Falconi. A sinistra e a destra dell’abside si trovano due lapidi che ricordano le celebrazioni centenarie. Quella di sinistra testimonia la solenne incoronazione della Vergine con diadema d’oro disposta con decreto di Papa Pio VII avvenuta il 9 settembre 1821; con lo stesso decreto, l’altare veniva dichiarato "previleggiato perpetuo". La lapide di destra, ricorda il secondo centinario con incoronazione avvenuta il 9 settembre 1921, alla presenza del Vescovo Mons. Domenico Bianconi. Alla parete di sinistra è posta una lapide che ricorda la consacrazione del tempio, officiata il 14 maggio 1733 dal Vescovo Mons. Francesco Borgia e, i successivi restauri del 1873 per opera di Don Baldassare Perlini e del 1972 per volontà del Parroco Don Luigi Falconi. Sulla parete di destra, di fronte a quella appena descritta, un lastra sepolcrale voluta da Paolina Bonomo nel 1901, ricorda le spoglie, dei propri cari, ivi sepolte, tra cui Matteo Bonomo, deceduto nel 1847 (nonno del medico "sor Matteo" ), padrino di battesimo di Costanza Troiani, che fu battezzata, lo stesso giorno della sua nascita, avvenuta il 19.1.1813, a Giuliano di Roma. Rimasta orfana di madre, la bimba, all’età di sei anni entrò nel conservatorio di S. Chiara della Carità, in Ferentino. Nel 1829, Costanza ricevette l’abito religioso ed assunse il nome di Maria Caterina di Santa Rosa di Viterbo. Fu fondatrice della Congregazione delle Francescane del Cuore Immacolato di Maria, dette d’Egitto. Morì a Il Cairo il 6 maggio 1887; Madre Maria Caterina, è stata beatificata nel 1982 da Sua Santità Papa Giovanni Paolo II. Con l’avvento del 1900 le iscrizioni marmoree, non riguardano più solo i luoghi ed avvenimenti sacri, ma anche quelli sociali e civili. Il 15 agosto 1920, con una toccante e mesta cerimonia, sulla facciata del palazzo Colonna in piazza Umberto I, venne scoperta un’artistica lapide con incisi il nome dei Caduti nella prima Guerra Mondiale. In quell’occasione, la piazza venne contornata di piante di oleandro di vari colori, corrispondenti al numero dei Fanti Caduti; una targhetta sul tronco di ogni albero, ricordava il nome del soldato. Alcuni familiari provvedevano direttamente alla cura dell’albero dedicato al proprio congiunto. Ci raccontano che za Nina Anticoli "gl’ Surd’" acquisita "Mantèlla", seduta davanti alla propria casa in piazza, rimproverasse i ragazzi, che giocavano intorno a quegli alberi, nel timore che potessero danneggiarli; quasi fosse un oltraggio alla memoria. Lucia "Fasan’", ruppe i rapporti d’ amicizia, con alcune persone sospettate di innaffiare con liquami, l’albero dedicato al proprio figlio Fasani Antonio. Don Amasio, già il 16 maggio 1920, aveva ricordato, con una lapide funeraria, i soldati caduti nel conflitto, Lucarini Stefano e Zomparelli Angelo frequentatori della sua palestra, ubicata, allora, nella chiesa incompiuta di San Pietro. Per i medesimi motivi, nel 1918, Gesualdo Leo, nella zona Valle, edificò un’edicola dedicata alle Anime Sante, e vi appose un lapide ex voto, per il ritorno dalla grande guerra dei figli Filippo ed Alfredo. Alcune lapidi, come annunciato nel titolo, sono veramente nascoste, perchè collocate in luogo chiuso o di minor frequentazione pubblica. Una, dedicata al Cardinale Domenico Iorio dal popolo di Villa, fa bella mostra di se nell’atrio del palazzo Colonna; è datata 28.8.1936 e ricorda la donazione, del palazzo, fatta da Sua Eminenza, alla comunità per l’istituzione di una scuola materna presso la quale si sono formate intere generazioni, per quasi quarant’anni. Nella ricorrenza del 50° anniversario della Sua morte, è stata posta dall’Amministrazione Comunale, una targa commemorativa, nella sua casa natale di via della Rocca. Altre due testimonianze poco note ai giovani e quasi dimenticate dagli anziani, si trovano nella piazzetta delle "scuole vecchie". Si tratta di una lastra di marmo bianco di 160 cm x 80, dimenticata e scolorita dal tempo. E’ sistemata nella parete del caseggiato di Filippo Bonomo "Pipp’ Mantèlla". L’iscrizione testimonia le sanzioni economiche, poste all’Italia dalla Società delle Nazioni nel 1935 in occasione della guerra d’Africa: "18 NOVEMBRE 1935 XIV – A RICORDO DELL’ASSEDIO – PERCHE’ RESTI DOCUMENTATA NEI SECOLI – L’ENORME INGIUSTIZIA – CONSUMATA CONTRO L’ITALIA – ALLA QUALE – TANTO DEVE LA CIVILTA – DI TUTTI I CONTINENTI ". Di fronte a questa, ai margini, seminterrato e visibile solo a chi ne ha notizia, c’è un cippo alla memoria di A. MUSSOLINI. (Arnaldo Mussolini 1885 - 1931, fratello di Benito e direttore de "Il Popolo d'Italia") La piazzetta, si trova su un piano rialzato rispetto a Via Roma e ne continua, in maniera anomala, la numerazione civica. Infatti ad essa si accede con una lunga scalinata che inizia dopo il civico 14. Questa è dominata dalle case di " Z’ Pipp’ ", entrate nella storia del nostro paese, in quanto, adibite, un tempo, a sede del Comune e delle scuole elementari. Per la memoria storica e, per una più corretta toponomastica, ci sentiamo di proporre all’Amministrazione Comunale di intitolare questo largo a Filippo Bonomo (1868 -1939).
Questi, sposato con Leo Severina, fu mastro muratore e proprietario di diversi immobili; fu Sindaco del paese dal 1910 al 1919. Non ebbe figli, ebbe tanti nipoti oggi tutti defunti, restano numerosi pronipoti imparentati con mezzo paese. Così termina la nostra storia sulle lapidi; alcune veramente nascoste, altre, perché, chi le guarda, spesso non... le vede!! da: "La Voce di Villa" - Notiziario a cura dell'Amministrazione Comunale di Villa Santo Stefano agosto 2007
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