GIUSEPPE LUZI
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Nonostante Peppe fosse milite esente, perché primogenito di madre vedova orfana di guerra, le circostanze storiche dell’epoca portarono al richiamo alle armi tutti coloro che erano abili all’arruolamento, pertanto Peppe fu chiamato a prestare servizio militare per tre mesi a Sassari. Al porto di Civitavecchia, per la prima volta in vita sua, Peppe vide il mare e ne rimane estasiato. Dopo essere vissuto nel microcosmo del paese e dintorni, finalmente può liberare il desiderio d’avventura tenuto represso, la conquista di nuovi spazi è per lui un sogno che diviene realtà. Trascorso un periodo di due mesi, torna in licenza agricola a Giuliano. Qui Peppe viene a conoscenza tramite un impiegato paesano, in servizio presso il distretto militare di Frosinone, che era in corso un bando d'arruolamento volontario all’esercito fascista, siccome potevano partire i nati fino al 1911, l’impiegato falsificò i documenti aggiungendo un anno in più sulla data di nascita, con questo stratagemma Peppe ebbe la possibilità di arruolarsi alle camice nere: divisione Cirene, disertando così il servizio militare che stava ancora prestando. Questo particolare della vita del nostro amatissimo
"Zi Peppe", viene svelato per la prima volta, è un’esclusiva per noi.Nel 1936, parte volontario per l’Abissinia, qui tutti i nodi vengono al pettine: il maggiore medico scopre la falsificazione della data di nascita e la diserzione dal servizio militare. Peppe riesce ad evitare l’arresto grazie ad una costante opera di persuasione e al suo ottimo comportamento in servizio, tira così un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo divenendo il pupillo del maggiore.
Le truppe italiane entrarono in Abissinia (ora Etiopia), al nord al comando del generale De Bono, al sud al comando di Graziani. Peppe è impegnato nelle operazioni svolte nell’ambito dei cicli operativi della polizia coloniale. Dovevano portare la civilizzazione in quelle terre selvagge, in cui le donne venivano tradotte in schiavitù, acquistate e rivendute nei mercati settimanali come merce di scambio.
Ogni uomo possedeva più mogli, Peppe resta colpito da un musulmano con dieci concubine, costoro erano costrette a lavorare per mantenere i mariti. Dopo un periodo d’iniziale difficoltà, la polizia coloniale riesce ad eliminare l’odioso mercato delle donne ridotte in schiavitù. Alla fine del 1937, Peppe viene spostato nella regione dell’Harar, successivamente nelle regioni di Dire Daua e in Tangalia. Il reparto di Peppe è impegnato nella cattura dei fuggiaschi fedeli al Negus, comandati dal Ras. L’ordine impartito dal comandante Graziani prevedeva per i ribelli che si arrendevano la salvezza, altrimenti c’era la fucilazione una volta catturati. Il Ras viene preso ferito, medicato da Peppe all’ospedale da campo e poi ucciso. Per la sua meritoria opera in servizio, Peppe ottiene la prima decorazione della sua vita: la Croce al merito di guerra, riceve anche il distintivo d’onore rilasciato dal Ministero della Difesa.
Nel 1938 Peppe parte volontario per la Spagna, viene fermato con la motivazione che la guerra civile in atto non doveva riguardare l’Italia. Peppe viene mandato, per un anno, come guardia frontiera sulle Alpi Carniche. Nel 1940 va sul fronte greco-albanese, Peppe fa parte dell’ottantatreesimo battaglione delle Camice Nere. Qui era in corso una feroce battaglia contro l’esercito inglese, viene ordinato di andare all’assalto, ma un tradimento li fece cadere in un tranello. Il battaglione viene annientato completamente, mentre trasportava il comandante ferito alla coscia, una bomba solleva Peppe e lo fa cadere dietro un grosso masso di pietra, vede la morte in faccia.
Era il 24 dicembre 1940, cadeva la neve che tampona la ferita di Peppe, il sangue si ghiaccia e blocca l’arteria. Dopo diverse ore Peppe riprende i sensi, vede la terra zappata dal fuoco delle mitragliatrici e intorno a sé solo ombre, cerca soccorso, ma invano, erano tutti morti. Sente dei barellieri comandati da un ufficiale di fanteria in cerca di feriti, chiede aiuto e viene soccorso, era l’unico sopravvissuto.
Viene portato al posto di medicazione, e poi all’ospedale da campo di Valona, dove resta quaranta giorni. Peppe una volta guarito, viene rimpatriato, trasferito prima a Celli Ligure, successivamente a Pietra Ligure, dove resta tre mesi. Per i suoi grandi meriti di servizio, gli viene conferita un’altra decorazione: la seconda croce di guerra della sua carriera militare. Nel 1941 torna al Comando Legione della Milizia a Piacenza, dove prestava servizio effettivo. Trasferito a Roma nella caserma Mussolini, il Console appena vede le decorazioni, lo invia in servizio a Palazzo Venezia, dove Benito Mussolini voleva di guardia solo soldati decorati. Peppe prestava servizio di sentinella a Palazzo Venezia, qua avviene lo storico incontro con il Duce. Una mattina arriva la macchina che trasportava il Duce, rallenta per entrare, Mussolini che leggeva il giornale, lo abbassa appena vede Peppe di guardia, sporge il capo fuori del finestrino dell’auto per ammirare le decorazioni sul petto di Luzi, in quel momento lo sguardo magnetico del Duce era su Peppe, il quale tratteneva il respiro, gli tremarono le gambe. L’ufficiale di servizio vede la scena, accorre da Peppe a chiedergli il motivo per cui il Duce lo avesse così attentamente osservato. Mussolini, in realtà, era stato colpito dalle decorazioni che facevano bella mostra sul petto del piantone di turno Giuseppe Luzi.
Dopo tre mesi, Peppe mentre si trovava a passeggio lungo Ponte Garibaldi, resta colpito dal portamento e dalla compostezza di un gruppo d’agenti di custodia. Venuto a conoscenza che prendono solo soldati decorati, Peppe si arruola così alla Polizia Penitenziaria. Nel 1941 partecipa al corso di tre mesi nella scuola di Portici, subito dopo viene destinato al carcere dell’Asinara, dove resta fino al 1948. Sono sette gli anni trascorsi nella splendida isola della Sardegna, dove il clima mite e la bellezza dell’ambiente, stridevano con la crudezza del mondo carcerario circostante.
I racconti di Giuseppe Luzi:
Morire per un fagiolo | Amore per gli animali | Repubblicano e socialista
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