Arrivati in località Le Prata, per i continui sobbalzi del carro dovuti alla corsa sulla strada accidentata, il cocchiere decise di fare una breve sosta. Nell’atto di voltarsi, si accorse che il corpo del piccolo stava per srotolarsi dal lenzuolo e cadere in terra. Fermò di colpo il cavallo, scese per sistemare il corpo nel cassettone inferiore del carro, e mentre ripiegava il grosso mantello, rimase sbalordito nel constatare con sua gran meraviglia che il bambino respirava, schiumando bava dalla bocca. Gridò ai parenti: "Peppe è vivo". Un gran sollievo per tutti: il bambino era ritornato in vita, gioirono e pregarono per l’avvenuto miracolo. Finalmente giunsero a casa dove festeggiarono per lo scampato pericolo. Peppe non ricorda nulla di quanto gli era successo, tutti i particolari, dal momento dell’anestesia al rinvenimento, gli furono raccontati dalla nonna. Nel corso degli anni, nonostante l’operazione, gli rimase sempre un fastidioso ronzio all’orecchio offeso. Peppe frequentò le scuole elementari a Giuliano, la maestra accorgendosi che per scrivere usava la mano sinistra, lo obbligò, nonostante la sua ritrosia, ad usare la mano destra. Il fatto d’essere mancino lo aiutava nella lotta libera, dove eccelleva battendo regolarmente tutti i compagni. All’epoca era diffusa la credenza popolare secondo cui la persona affetta da mancinismo, fosse un essere spregevole, posseduto dal demonio, pertanto da esorcizzare. Era considerato un handicap maligno, c’era il divieto assoluto d’essere mancino. Per tale motivo Peppe, dopo molti tentativi, finalmente imparò ad usare la mano destra. Nel 1935, Peppe si recò al Comune di Giuliano per richiedere i documenti necessari al suo matrimonio. L’ufficiale d’anagrafe, con grande sorpresa scoprì che Luzi Giuseppe risultava assente dal registro dei residenti. Dopo molte ricerche, l’impiegato ebbe l’idea di controllare il registro dei defunti, incredibilmente notò che Peppe risultava deceduto nel 1919. Era successo che l’ambulatorio di Frosinone, ritenendo Peppe deceduto dopo l’infelice esito dell’operazione all’orecchio, trasmise al Comune di Giuliano di Roma l’atto d’avvenuta morte di Luzi Giuseppe fu Angelo. Quindi, Peppe dal per ben sedici anni, per gli uffici d’anagrafe, è vissuto come un "clandestino". Nessun organo statale, quantunque la madre percepisse la pensione di guerra con l’assegno del figlio maggiorenne a carico, si era accorto della grave irregolarità. L’impiegato comunale registrò nuovamente Giuseppe Luzi, che potè così sposarsi. Nel 1936, quando si trovava volontario in Africa, per un forte dolore all’orecchio destro, si recò all’infermeria da campo per farsi visitare. L’ufficiale medico, accortosi che l’alterazione all’udito era determinato da un’anomala otturazione nel padiglione auricolare, estrasse dall’orecchio un oggetto secco e chiese a Peppe cosa fosse. Era il pezzo da fagiolo rimasto dentro dal precedente intervento. L’ufficiale medico per verificare se erano risolti i problemi d’udito, lo mise alla prova. Chiamò il furiere e gli parlò bisbigliando a bassa voce, alla fine chiese a Peppe che ascoltava poco lontano di cosa confabulavano, costui rispose perfettamente sull’argomento della loro conversazione: il test era andato bene, il dottore riscontrò che il grado d’udito era finalmente tornato normale. Peppe divenne il pupillo dello stesso ufficiale medico, che lo volle sempre con sé. La notte, per stare tranquillo dalla presenza delle iene, lo faceva dormire in una tenda accanto. Peppe, si svegliava non appena sentiva gli ululati delle bestie che si avvicinavano all’accampamento, e incurante del pericolo le scacciava con indomito coraggio.
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I racconti di Giuseppe Luzi:
Morire per un fagiolo | Amore per gli animali | Repubblicano e socialista
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