Giuseppe Luzi, dopo il matrimonio decise di arruolarsi alle
Camice Nere. Lo convinse un amico del paese, tale Biagio Anticoli, il quale si
era appena arruolato e non volendo partire da solo, implorò l'amico di fargli
compagnia. Peppe, dopo tante peripezie con sotterfugi vari, finalmente fu
arruolato e destinato a Perugia, dove giunse il 10-05-1936, al Comando Legione
102. Venne assegnato al primo Reggimento Artiglieria, e gli fu consegnato un
mulo, che ogni soldato doveva prendere nel cortile della caserma. A turno le
Camice Nere, chiamate dal sottufficiale di servizio, dovevano entrare nel
cortile afferrare il mulo. Toccò a Peppe prendere l’animale: era rimasto il
mulo più irrequieto che nessuno era riuscito a cavalcare. Peppe cercò invano
di afferrarlo, la bestia scalciava pericolosamente, era scatenato e correva
all’impazzata per non farsi prendere. I soldati rimasti nel cortile erano
spaventati e scappavano, si rifugiavano sugli alberi, arrampicandosi dove
potevano per sfuggire alla furia della bestia. Peppe, come un torero nell’arena,
era rimasto solo e studiava attentamente i movimenti del mulo. Era preoccupato
e teso, non voleva fare brutta figura al cospetto dei compagni, cercava di
capire il quale potesse essere il modo migliore per catturare il bizzoso
animale. Riuscì, dopo vari tentativi, a far posizionare il mulo in un angolo:
in modo tale da intrappolarlo,lo teneva di mira ed aspettava il momento
propizio. Finalmente la bestia avanzò, Peppe si fece coraggio e afferrò con
forza la corda, con grande fatica lo immobilizzò, vincendo la strenua
resistenza del mulo. Lo tenne fermo con energica presa ferrea, riuscendo poco
dopo a calmarlo. Peppe con il mulo, uscì fuori dal cortile, tra l’ovazione
e le urla di gioia dei camerati, il maresciallo si complimentò per "l’eroica
impresa". Così Luzi, ebbe in consegna il proprio mulo, e sotto la sua
cura meticolosa, la bestia si ammansì completamente. Gli dava da mangiare
regolarmente, andando in cerca del cibo tra gli avanzi della mensa, lo puliva
periodicamente, trattandolo veramente bene, tanto che l’animale si era
affezionato al suo padrone. Successivamente, Peppe con il suo plotone,
partirono in direzione di Napoli, dove il 19-05-1936, vennero imbarcati con il
piroscafo "Sicilia" per la Campagna di Libia. Arrivarono al porto di
Dernar il 27-05-1936. Allo sbarco in terra Libica, ogni Camicia Nera doveva
prendere possesso del proprio mulo, che era stato registrato con numero di
matricola scolpito sullo zoccolo. In poco tempo e con gran velocità, venne
costruita una fureria in legno, con tanto di mangiatoia per gli animali. I
muli furono allineati per bene, ogni camerata doveva riconoscere e prendere il
proprio equino. Il mulo di Peppe aveva come segno di riconoscimento, un
puntino bianco in fronte, ma anche altre bestie avevano un segno simile,
quindi non era semplice la cosa. Peppe passò in rassegna, da un capo all’altro,
tutti gli animali allineati, non riuscendo a riconoscere il proprio mulo.
Tornò indietro, osservando scrupolosamente quale fosse: invano. Rifece
attentamente e con passo rallentato il percorso. Ad un certo punto, senti
nitrire, si girò di colpo e vide l’animale che, per farsi notare, puntava
avanti il piede anteriore. Incredibilmente, il mulo aveva riconosciuto il suo
padrone.
Dopo qualche mese, il maggiore medico, convinse Peppe a
lasciare il mulo: seppur a malincuore. Scherzando, affermò che tra lui e la
bestia non c’era poi tanta differenza. Peppe, ha sempre nutrito grande
affetto verso gli animali, da quest’episodio è nata la sua grande passione
per il cavallo e la razza equina in generale, oltre che per animali domestici
quali cani e gatti. E’ del parere che gli animali siano amici dell’uomo, e
pertanto debbano essere trattati con cura e rispetto. E’ un convinto
assertore che, il maltrattamento e la sbadataggine nei confronti delle bestie,
sia solo controproducente.